Ridley Scott è quel regista che ti
mette sempre nella posizione di dover ricordare il suo glorioso
passato, i suoi capolavori e la sua competenza registica e formale.
Poi però ti tocca scorrere la sua carriera degli ultimi 20 anni e
trovi quasi sempre film che hanno cercato il 'botto' spettacolare,
solidi sì, ben girati, anche, ma che difficilmente ti hanno scaldato
il cuore o ci hanno lasciato un graffio.
The Counselor è invece un film che
provoca disappunto. Insomma, in Ridley riponi sempre un bel po' di
fiducia, quantomeno per il solido mestiere (persino dopo l'orribile
Prometheus): poi c'è la sceneggiatura di Cormac McCarthy, uno che ci
ha regalato i libri da cui sono tratte un paio delle migliori opere
del decennio scorso come The Road e Non è un paese per vecchi. Uno
scrittore Pulitzer che rientra tra i più grandi d'America. Il
connubio, però non è stato garanzia di qualità.
Anzi: una prima mezz'ora di continui
spiegoni, i classici dialoghi che fanno già capire cosa
vedremo nel finale, lascia il posto a un susseguirsi di eventi poco
interessanti e coinvolgenti, per un classico schema criminale della
consegna di droga andata male perchè qualcuno trama nell'ombra. Ci
sono poi ulteriori dialoghi troppo sopra le righe e vagamente bolsi,
qualche battuta sapida (soprattutto in bocca a Brad Pitt), ma
l'atmosfera che si respira non è mai quella di una tragedia umana,
cosa alla quale evidentemente si punta, quanto di un thriller
sgonfiato di pathos.
Un racconto morale-esistenziale
risaputo che, probabilmente, sotto forma di romanzo avrebbe
funzionato meglio, pur senza entusiasmare.
Le interpretazioni di maniera non
emozionano né convincono fino in fondo, neppure per quello che, è
evidente, si vorrebbe far eleggere allo spettatore a personaggio
memorabile, ovvero la Malkina di Cameron Diaz. L'attrice ne esce
tutto sommato bene, quasi meglio dei colleghi, oltre ad essere
protagonista della scena più controversa e, per dirla come Javier
Bardem, “più ginecologica che sexy”, pur se ovviamente
controfigurata (e la regia fa i salti mortali per far... quadrare
tutto). Fassbender senza infamia né lode, Penelope Cruz sprecata e poco
incisiva, in un ruolo incolore che non le rende giustizia. Curiosa
tripletta di camei televisivi, con Dean Norris, Natalie Dormer e
Goran Visnjic… in due piccoli ruoli anche Bruno Ganz e John
Leguizamo. Insomma, cast delle grandi occasioni persino nei piccoli
minutaggi. Un'esibizionismo autocompiaciuto che, però, non
sopperisce alle mancanze drammatiche e non crea nessuna sintonia con
lo spettatore.
Film diseguale, verboso e non riuscito,
per un genere (il crime-drama-esistenziale di frontiera) che
probabilmente andrebbe svecchiato.
E non saranno quelli come Ridley
Scott a farlo...
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