La risposta ve la fornisco subito. Gravity è
cinema, American Hustle no.
La sintesi. Siccome mi piace la sintesi e gli
articoli lunghi non piacciono a nessuno, cerco di spiegare in poche
parole.
Gravity è un film che si fonda sulla potenza del
mezzo cinema, sfrutta le sue potenzialità ed evoca, dopo centinaia
di anni, quella antica magia che ormai sembra aver perso.
Meravigliare, coinvolgere, far vivere un'esperienza. Scuotere quella
dannata poltroncina e farti vivere le sensazioni che il personaggio
vive sullo schermo. Con ambizione, consapevolezza, ardito utilizzo
della tecnica, affabulazione e immaginazione. Indipendentemente dal
giudizio soggettivo, Gravity è un'opera audace che centra il
bersaglio, con un'ambizione che va di pari passo alla padronanza dell'auore e regista Alfonso
Cuaron dei meccanismi del cinema. Un atto d'amore, un atto di fede.
Merita tutti i premi che ha vinto e quelli che non vincerà, soprattutto
per regia, fotografia, effetti speciali e sonoro.
American Hustle è il classico film ruffiano fatto
d'attori. Regia del sopravvalutatissimo David O. Russell impalpabile,
compitino pulito e corretto, sceneggiatura blindata e strabordante di
parole, girato quasi interamente in interni, quasi completamente a
ridosso degli interpreti. Mi ha fatto venire la claustrofobia.
Poi, certo, la storia vera, gli anni '70, il gioco delle apparenze,
del 'recitiamo ognuno un ruolo', la trasformazione fisica di
Christian Bale e il trucco e parrucco degli altri. Sembra di stare al
museo delle cere. Difficilmente in un film che si fonda al 100% sui
suoi personaggi ho provato così poca empatia e un senso di forzata
artificiosità. E poi la vicenda, diciamolo, ha pochissimo mordente e
sfido io a trovare qualcuno che si sia interessato davvero ai fatti
narrati, con una dilatazione esagerata di scene e dialoghi. C'è pure
la strizzatina d'occhio a Scorsese (il cameo di De Niro, con l'unico
vezzo di regia dello zoom usato per bene!).
Insomma: cinema zero. Se contano solo gli attori,
tanto vale andare a teatro. Tutti bravi nel cast, col dovuto
distinguo: il Golden Globe e la nomination all'Oscar di Jennifer
Lawrence, che se continua così tra un paio d'anni la beatificano
anche in Vaticano. Per cosa poi, per quello che ormai è il suo
cliché nei film drammatici, di donna in crisi di nervi e/o matta?
Typecasting portami via. O la vorrebbero premiare solo per le
acconciature elaborate e barocche (e allora a Nic Cage quanti premi
dovrebbero dare)?
Per concludere: Gravity (lo ripeto e non mi stancherò di farlo) è cinema. American Hustle è
(tutt'al più) teatro. Per Gravity, il regista non poteva che essere
Alfonso Cuaron. American Hustle potrebbe essere stato girato da
chiunque.
Con buona pace di tutti i premi del mondo.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.