La
storia dei 47
ronin
che, per vendicare il loro signore ucciso con l'inganno da un
miserabile usurpatore, cercarono vendetta soli contro un esercito,
disobbedendo agli ordini dello Shogun,
in Giappone è talmente sentita
che rasenta la festa nazionale.
L'idea
di farne un film americano,
con attori nipponici che recitano in inglese, è già di per sé
bislacca: ma ci può stare. Se poi però ci metti come
lead man
Keanu
Reeves
che fa il mezzosangue (sia mai che in Occidente ci vediamo un film di
soli musi
gialli!),
e addirittura il mezzosangue schifato dai samurai, cresciuto coi
demoni
(?) che dovrà farsi accettare dal gruppo e che... ama ed è amato
dalla figlia del padrone, la ricetta inizia a deragliare. Infiliamoci
anche dei mostri che spuntano a caso in computer grafica, e l'odore
di bruciato è ben più che una certezza.
Il
film di Carl
Rinsch,
regista inglese di spot pubblicitari, ha formalmente tutte le cose al
suo posto: girato bene, con fotografia sontuosa, costumi azzeccati e
d'impatto, scenografie ben piazzate. Per non parlare del cast
asiatico:
Cary-Hiroyuki
Tagawa, Hiroyuki
Sanada, Kou
Shibasaki, Tadanobu
Asano e Rinko
Kikuchi.
Peccato
che fare di
una storia di vendetta e onore un semi-fantasy
balbettante con troppa carne al fuoco e trama sviluppata in modo
timido in ogni direzione non aiuti affatto. Per carità, il film si
lascia vedere come un cartoon
del sabato mattina: ma quante potenzialità sprecate! Basta vedere la
velocissima parte finto-piratesca (sicuramente tranciata in
montaggio, c'è pure Zombie
Boy
sulla locandina che comparirà sì e no 30 secondi!) per rendersene
conto.
47
Ronin
purtroppo è un film deludente
per svariate ragioni, prima di tutto la filosofia di partenza. Fare
di una storia profondamente orientale un film occidentale, cercando
di renderlo digeribile al pubblico dei multisala, al tempo stesso
snaturando la struttura drammatica e cruda del racconto con inserti
di quello che dovrebbe essere fantasy
giapponese (!)... è assurdo. Il risultato è maldestro, penalizza le
interpretazioni, costrette in personaggi tagliati con l'accetta (la
strega di Rinko
Kikuchi
è trattata peggio che nei cartoni animati di quarant'anni fa!).
Insomma, un pastrocchio
che alla fine è anche guardabile,
ma che lascia un grandissimo sapore amaro in bocca per le
potenzialità inespresse e per la mancanza di epicità e
divertimento.
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