Quando
ho scritto Il post definitivo su La Grande Bellezza, ovviamente stavo
scherzando. Ma vedere ancora oggi così tanto accanimento nel
dibattito online e offline (ma soprattutto online, va detto) da
entrambe le fazioni, pro e contro il film di Paolo Sorrentino, impone
un addendum. Sicuramente più leggero, sciocchino e incompleto, ma
che trovo quasi impossibile da evitare. Di fronte alle critiche
negative, quando non alle offese maleducate alla pellicola, i
difensori (della prima e/o dell'ultima ora, quelli che si sono
svegliati dopo l'Oscar e quelli che l'hanno vista in tv con tanto di
pubblicità) hanno sfoderato considerazioni interessanti.
Insomma,
ecco le dieci peggiori argomentazioni che ho visto in giro a sostegno
de La Grande Bellezza.
Iniziamo
dal classicissimo...
1
– Chi critica Sorrentino è un invidioso. E di cosa precisamente?
Il 99% di chi parla di cinema non ha mai preso in mano una cinepresa
(o una videocamera, o comunque realizzato un'opera cinematografica) o scritto una sceneggiatura e
questo non è mica un delitto. Anche perchè la realizzazione
tecnica è forse la cosa meno attaccabile del film. Il pubblico deve
avere voce in capitolo e dire la sua su un'opera. Il cinema, anche
d'autore, è un mezzo espressivo popolare e come tale può e deve
essere giudicato. Di cervello e di pancia. Ed è sempre un valore
aggiunto ascoltare e meditare.
2
– Il film “non è per tutti” (aka: de gustibus... aka: va
capito [come i bambini speciali]). L'ho già espresso in precedenza,
ma è da ribadire. E' una spiegazione troppo facile, che tende a
liquidare la pluralità delle opinioni. Certo che, alla fine della
visione, uno è libero di pensare che sia un tipo di cinema che fa
più o meno per lui. Ma questa uscita pilatesca non serve a nulla,
solo a non esporsi o chiudere sbrigativamente la pratica della
discussione.
3 – Sbagliati i paragoni (al ribasso) con Fellini.
Sbagliato mettere le opere di due autori sullo stesso piano, questo è
certo. Ma quando uno dichiara apertamente un referente, si chiama i
paragoni. Specialmente se tutta l'operazione si fonda su un (onesto,
ruffiano, calcolato: quello che sia) recupero delle atmosfere che
fecero grande e memorabile un periodo. E poi non limitiamoci a La
Dolce Vita: prendiamo Roma, Satyricon, 8½...
4
– Fossimo stati in un altro Paese, sarebbe osannato a prescindere
(implicito: noi italiani siamo stronzi e in particolare lo sono
quelli che criticano negativamente). A parte che a me osannare senza
costrutto pare inutile, è un'argomentazione che si basa sul nulla.
Non mi risulta che all'estero pellicole vincitrici – o i loro
autori - non abbiano ricevuto critiche o siano state incensate
all'inverosimile. Ma come al solito i discorsi “vagamente
patriottici” basati su affermazioni infondate son sempre dietro
l'angolo.
5
– La vittoria di LGB è una vittoria del cinema tutto e la
rivincita del cinema d'autore italiano. Ne riparliamo ai prossimi
bilanci del box-office nazionale...
6
– Questa vittoria sarà d'ispirazione per i giovani a “fare
cinema”. Con quali soldi e con quali mezzi? Ma soprattutto, con
quale distribuzione? C'è poi la variabile di non poco conto che, se
già qualcuno che imita Tarantino con materiale pulp gira schifezze,
pensiamo ad un pallido imitatore delle sceneggiature e dello stile di
Sorrentino... brr
7
– Ha vinto tanti premi, quindi non va criticato. Questa si commenta
da sola (o forse no, ma tanto se uno la pensa così, spenderci parole
è inutile).
8
– Fa bene all'immagine dell'Italia. Su questo non ci piove, un
riconoscimento che faccia circolare il nome del nostro Paese
all'estero è sempre una buona cosa, ma (accidentavvoi) non è che ne
vada del buon nome del Paese se si ammette che magari l'opera in
oggetto non è esente da difetti.
9
– Eh, ma tanti geni sono stati disprezzati nella loro epoca eppure
le loro opere adesso sono considerate capolavori. Allora avergli dato
l'Oscar e altri premi adesso certifica che sia un film sopravvalutato
e di poco conto?
10
– Non capite un cazzo di cinema. Sempiterno, monolitico, universale
invito al rispetto reciproco e lo sviluppo della cultura in Italia.
Conclusione:
è chiaro che si ragiona sulla base di estreme semplificazioni e che
ovviamente le argomentazioni negative sulla pellicola sono
altrettanto labili quando non totalmente offensive per
l'intelligenza. Mi riferisco a quei “fa schifo”, “è noioso,
incomprensibile, orrendo”, “la grande (termine spregiativo a
caso, di solito non molto elaborato)” eccetera. Quando però si
difende un'opera, andrebbe difesa nel modo migliore: ovvero
argomentando i motivi per la quale si ritiene meritevole, e renderli
comprensibili e magari condivisibili alla controparte.
Ma
si sa, ciò che è difficile e faticoso da spiegare viene spesso
compensato dall'utilizzo del nostro meraviglioso turpiloquio
nazionale...
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