Gomorra
– La serie è (finalmente) un prodotto italiano di qualità.
Niente
di cui stupirsi, arriva dal team che ha portato in tv (su Sky,
naturalmente) Romanzo Criminale, a sua volta l'unica fiction di
qualità rilevante nel panorama desolato e desolante della
televisione italiana (pubblica e privata, ma soprattutto pubblica).
Come
non c'è da stupirsi che entrambi questi franchise siano parte della
catena libro-cinema-tv, un trinomio vincente che sembra accadere una
volta ogni tre-quattro anni (se va bene).
Perchè
vederla?
Per
rendersi conto, prima di tutto, che con le persone giuste e un po' di
coraggio si può rivaleggiare con i prodotti internazionali.
Scrittura asciutta e precisa, ritmo serrato, psicologie azzeccate, un
pizzico di stereotipi per rendere la narrazione comprensibile e
potabile per tutti, e il risultato è raggiunto.
Che
poi si parli di criminalità, e si rendano inevitabili protagonisti
personaggi dalla morale quantomeno ambigua, è un valore aggiunto.
I
soliti figuri italioti che si sono dimostrati pronti a scandalizzarsi per la
'spettacolarizzazione' della criminalità dovrebbero rivolgere i loro
due grammi di cervello su due punti: 1. la fiction è fiction,
persino quando parla di fatti reali; 2. la criminalità esiste, ed
esiste indipendentemente dalla fiction che può ritrarla quando e
come vuole. A Napoli come a Milano.
Solitamente
reazioni del genere arrivano quando si toccano nervi scoperti o
segreti (appunto) di Pulcinella.
Diversi anni fa un presidente del Consiglio italiano voleva impedire
ad un film dal titolo Ladri di biciclette, di un certo Vittorio De
Sica, di uscire dai confini nazionali perchè troppo deprimente e perchè le questioni della povertà e della crisi erano panni sporchi da
lavare in casa.
Ladri
di biciclette è uno dei capolavori del cinema italiano conosciuti
nei quattro angoli del globo, l'uomo che ha detto quella stronzata è
stato una delle tante figure molto potenti, poco edificanti e troppo
discusse del nostro paese.
Gomorra
– La serie è stata acquistata in circa 40 paesi del mondo e sarà
la prima serie italiana trasmessa in Usa, grazie a Netflix.
Che
poi la suscettibilità di quelli che vorrebbero chiudere gli occhi di
fronte alle aberrazioni quotidiane che accadono sul nostro suolo
abbia giocato a favore del battage pubblicitario, è innegabile. Così
come i manifesti pro-Napoli e contro-Gomorra e le esternazioni del
sindaco De Magistris. Sì, tipo quelle di Berlusconi quando si
scagliò contro La Piovra, uno dei pochi altri “nostri” successi
tv capaci di attrarre milioni di telespettatori. La fiction non lede
l'immagine di un Paese, i personaggi pubblici e politici corrotti e
schifosi, sì, però. Bisognerebbe tenerlo a mente.
I
primi due episodi, che hanno bruciato i record d'ascolto della
seconda serie di Romanzo Criminale, sono davvero ben scritti, girati
e interpretati. Finalmente materiale di qualità capace di tenere
testa a serie americane e inglesi: la storia di Ciro, del suo
rapporto con il boss Pietro Savastano e suo figlio Gennaro (Genny!),
la lotta del clan contro i suoi nemici, la caccia all'infame, gli
scontri a fuoco, le vicissitudini quotidiane sono portate sullo
schermo con una perizia rara in Italia.
Seguendo un perfetto schema
narrativo, vicende si snodano arricchendosi di dettagli immerse nello
sfondo di un ambiente degradato, senza speranza e quasi alieno. Non
si può che fare un plauso agli autori per la costruzione di queste
prime puntate che, oltre ad intrattenere e incuriosire, gettano le
basi per i prossimi 10 episodi in modo solido e con ampio respiro.
Ottima
anche la scelta dei volti e del linguaggio quotidiano, forse
edulcorato in alcune parti, ma comunque comprensibile senza la
necessità di sottotitoli. Una scelta probabilmente obbligata, ma che
non inficia la resa finale.
Unico
punto a sfavore? Marco D'amore, l'interprete del protagonista Ciro
Di Marzio, sembra il gemello bello di Roberto Saviano. Una strizzatina
d'occhio superflua all'autore della matrice originale gomorriana?
Ma
son dettagli (da ridere) ;-)
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