La vecchia dinamica del "se non sarò io a farlo, sarà di certo qualcun altro, allora meglio che sia io!" colpisce ancora.
"Ci scusiamo in anticipo, ma non si può ignorare" si legge su un post di Facebook dell'Huffington Post.
La notizia è quella di due cuginette di 14 e 15 anni, stuprate e uccise tramite impiccagione da un branco i uomini nel villaggio indiano di Katra. A non poter essere ignorate sono le foto scioccanti (tanto da dover provocare delle scuse in anticipo) dei due piccoli corpi appesi ad un albero.
Ma chi decide se si può ignorare o meno questo fatto? E soprattutto, chi decide se la notizia SENZA foto cruenta è più o meno "vendibile"?
Facendo un rapido giro in rete si nota che molti altri siti hanno riportato la notizia senza allegare la foto dei due corpi impiccati.
Immagine sicuramente fortissima, esplicativa, se si considera anche la presenza della folla che ha deciso di protestare contro le istituzioni locali. Folla che ha impedito la rimozione dei cadaveri, chiedendo che giustizia venisse fatta. Fino alla denuncia dei presunti colpevoli (di cui due sono poliziotti).
Il dubbio rimane: se le immagini forti sono riportate "per dovere di cronaca" (con la chiosa: beh, le hanno diffuse le più grandi agenzie fotografiche...) allora che senso ha scusarsi? Il dovere di cronaca non può essere una foglia di fico dietro la quale nascondere la volontà di arrivare prima degli altri o in modo più d'impatto.
Quello che alla fine del ragionamento mi chiedo è se ci sia davvero il bisogno di fare notare che non c'è necessità reale di mostrare il corpicino impiccato di una bambina o di un bambino per dare la notizia e giustificare la condanna di un crimine inammissibile a qualsiasi latitudine.
E, se ce n'è bisogno, significa che ancora una volta come esseri umani ci sentiamo obbligati a farci sbattere in faccia l'orrore per smuoverci dal torpore. Per quei trenta secondi della lettura di un articolo online.
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