Il
10 giugno del 2007, per molti, sarà sembrato un primo aprile: parlo
dei quasi 12 milioni di americani che erano sintonizzati sulla HBO
per gustarsi l'attesissimo (a dir poco) episodio finale della serie
tv più grandiosa e osannata degli anni Duemila, The Sopranos. Da noi
I Soprano, trasmessa in modo punitivo con molta calma da Mediaset.
Continuando
a parlare dei finali controversi della storia delle serie tv, non
posso non riservare un posto d'onore a quello che è “il finale”
per eccellenza.
Un
episodio destinato a segnare la cultura popolare e monopolizzare le
discussioni su siti, forum, bar e cene tra gli amici degli anni a
venire.
Quello
del finale dei Soprano è anche e soprattutto un grande atto d'amore
per la propria opera e un gesto rivoluzionario del creatore,
sceneggiatore e regista David Chase nei confronti di un pubblico che,
in gran parte, non desiderava altro, dopo 6 stagioni, che una
conclusione tragica e sanguinosa oppure (desiderio sciocco)
un'impossibile prosecuzione di una storia ormai arrivata al termine
del boss Tony Soprano e della sua famiglia.
Don't stop believin' |
Chase,
in modo intelligente, nega ogni bassa soddisfazione delle
aspettative: rende evidente (sebbene non lo abbia mai ammesso in modo
chiaro, per ovvia strategia) che Tony subisca un ultimo, fatale
attentato alla vita, ma al tempo stesso, dopo aver creato molteplici
segnali sul piano concreto e simbolico, ci nega la vista
dell'avvenimento.
Grazie
a dettagliatissime
e quasi maniacali analisi degli ultimi 5 minuti dell'episodio
(anzi, voglio fare il maniaco anche io: 4 minuti e 51 secondi), pare
proprio che non ci sia altra lettura: Tony Soprano schiatta, sparato
da un sicario che lo becca alle spalle uscendo dal bagno del locale
dove è andato a cena con la sua famiglia.
La famiglia, ultimo atto. |
In
estrema sintesi, la grammatica del montaggio non lascia spazio ad
ambiguità: Tony entra nel locale, il diner Holsten's e si siede tranquillo. Arriva sua
moglie Carmela, poi arriva il figlio A.J. (emblematica la sua entrata: contemporanea e quasi secondaria rispetto a quello che sarà l'esecutore dell'attentato, il quale vedremo poi in altre inquadrature), e mentre i tre chiacchierano
tranquilli e decidono cosa ordinare, attendono l'ultima componente,
Meadow. Tony alza lo sguardo ogni volta che qualcuno entra (ingresso
segnalato da un campanello) e noi vediamo il suo primo piano e poi il
controcampo della porta. Cosa che non avviene all'ultima, attesa
entrata: quella di Meadow, che assisterà dunque alla scena
dell'uccisione del padre. C'è il primo piano di Tony e poi il nulla.
Dieci secondi di schermo nero che hanno fatto la storia della tv
recente e che rimarranno per sempre. La più sorprendente
rappresentazione della fine della vita – il niente, con lo sparo
che produce i suoi effetti ancora prima di essere udito.
Il sicario dalla faccia triste. |
Siamo
dalle parti del grande cinema, ma più in generale di una grande
opera narrativa, e raramente in televisione si è vista una sequenza
orchestrata con tanta cura e puntigliosità millimetrica.
Certo,
non si vede l'atto dell'uccisione in sé, per cui le obiezioni sono
possibili, ma difficilmente ci sono altre letture plausibili. Non
avrebbe avuto senso dare sfogo agli istinti punitivi di un massacro,
dopo tutta la violenza a cui abbiamo assistito.
E,
Chase lo sa bene, non sarebbe stato comunque giusto nei confronti del
suo protagonista: come Butch & Sundance, eternamente giovani in
quel fotogramma finale del film, Tony Soprano rimane scolpito
nell'estremo frame prima di svanire, senza subire lo scempio
dell'esibizione della proprio annientamento fisico. E' così che se
ne vanno le icone, no?
David Chase, la mente dietro ai Soprano. |
Tutto
torna nell'orchestrazione di Chase: dagli elementi più evidenti,
tipo Tony che in un dialogo precedente definisce la morte
“dissolvenza in nero”, a quelli simbolici, vedi la scelta di
mostrare Meadow che non riesce a parcheggiare l'auto per due volte
(come gli attentati precedenti, falliti, contro suo padre) e poi ce
la fa (questo attentato va a segno).
Poi
ci sono le cose folli da ultranerd, come gran parte degli avventori
del locale che sono personaggi-comparse di altri episodi e avrebbero
motivi per volere Tony morto, o i titoli delle canzoni che vediamo
nel juke-box che potrebbero suggerire che sia un sogno... ma sono
strizzatine d'occhio per confondere le acque.
Riservato. |
The
Sopranos, con il suo finale, ha saputo vincere la sfida di chiudere
in maniera coraggiosa e originale, senza paura di risultare
frustrante per gran parte del pubblico. Un capitolo conclusivo che
ancora oggi fa discutere, arrabbiare, scrollare le spalle o esaltare,
ma che di certo non sarà mai dimenticato. Un modo geniale per calare
il sipario su quella che senza ombra di dubbio è una delle serie tv
più profonde e importanti mai realizzate.
Curiosità romantica: il diner Holsten's esiste davvero e quando di recente è morto l'attore James Gandolfini, ha posto il cartello "riservato" nel posto dove Tony Soprano era seduto nell'ultima sequenza del telefilm. Well done.
Curiosità romantica: il diner Holsten's esiste davvero e quando di recente è morto l'attore James Gandolfini, ha posto il cartello "riservato" nel posto dove Tony Soprano era seduto nell'ultima sequenza del telefilm. Well done.
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