C'erano
una volta Leonard, Sheldon, Rajesh e Howard... ti ricordi quei
quattro sfigati della Caltech? Ma sì, dai... quei nerd che adesso si
sono imborghesiti, fidanzati o sposati, hanno adottato dei cani e non
fanno altro che avere problemi con le loro compagne o quelle che
cercano di rimorchiare. Ecco, quelli lì.
Per
carità, sempre simpatici, eh. Però...
The
Big Bang Theory, ormai, ha dalla sua soltanto personaggi entrati di
diritto nell'immaginario collettivo che ancora tengono botta dopo
sette stagioni, ma che a questo punto rasentano pericolosamente la
macchietta e sono più impegnati nei loro problemi di coppia e/o di
sfiga (non per nulla tutti sono accompagnati mentre a Raj è stato
affiancato il povero Stuart) che in attività realmente nerd.
Lasciamo perdere il cosplay facilone, intendiamoci: sono lontani i
tempi delle citazioni criptiche e delle puntate dedicate a L'uomo che
visse nel futuro di George Pal. Ma questo è il bello e il brutto del
successo planetario, che soddisfa e legittima ma costringe ad
annacquare i toni.
La
HBO ha dato il via da poche settimane ad una nuova (mini)serie, che
non ha alcuna pretesa di entrare in competizione con TBBT (sono 8
episodi di mezz'ora, con trama orizzontale) ma che inevitabilmente
solleva confronti, non solo per il soggetto ma anche per i suoi
contenuti.
Silicon
Valley parla di Richard e del suo gruppo di amici, rintanati nella
casa di uno di loro già vagamente “inserito” nell'ambiente,
Erlich. Richard, nel creare un'app musicale, finisce per trovare un
algoritmo di compressione lossless che potrebbe rivoluzionare il
mondo informatico. Da lì scatta l'offerta indecente del suo datore
di lavoro, il milionario Gavin Belson della compagnia Hooli, che comprerebbe per 10 milioni di dollari, ma
arriva anche la proposta dello scontroso, controverso e geniale
imprenditore Peter Gregory, uno che gli lascerebbe molta libertà e la
possibilità di creare una sua stessa compagnia. Ora, c'è un
problema: Richard è un vero nerd che vive fuori dal mondo e non sa
che cosa sia fare un deposito in banca o creare un'idea di business
plan. Riuscirà, con l'aiuto (?) degli amici, a non mandare tutto in
fumo, nonostante sia tanto maldestro da essere il suo peggiore
nemico?
Come
vedete, la storia è molto lineare ma di ampio respiro: gli otto
episodi comporranno una vera e propria avventura, quindi niente “app
della settimana” o “fraintendimento con la tizia di turno”. Già
qua la differenza è abissale.
Ma
è impossibile non notare la sottile ironia in alcuni momenti con la
quale SV omaggia e sbeffeggia TBBT, come ad esempio nel gustoso
momento in cui il CEO miliardario di Hooli spiega al suo guru
spirituale i dubbi che lo assalgono osservando i nerd, che si
spostano in gruppi di cinque composti da elementi ricorrenti come un
bianco, un asiatico, un grassone, uno con la barba strana e uno
dell'India dell'est... Un modo sottile per svelare la “ricetta
calcolata” di alcuni format, ai quali neppure la stessa serie HBO
comunque si sottrae (c'è l'indiano... ma c'è anche un satanista
laveyano).
Quello
che piace di SV è il suo essere sicuramente meno mainstream e di
presentare situazioni, battute e riferimenti ad un background che,
seppure assai conosciuto specialmente in Usa, necessita di un po' di
passione e di approfondimento. Dall'altro lato, non è una serie che
mira a far sganasciare dal ridere (ma era abbastanza prevedibile),
puntando ad un umorismo più elaborato ma non per questo meno
attaccato all'insipienza sociale dei protagonisti. Vedi la gag del
medico, col povero Richard torturato dai discorsi di chi lo sta
visitando, o l'imbarazzante siparietto con la spogliarellista, a dire
il vero un espediente po' usurato.
La
cosa che però risulta più interessante è il quadro d'insieme, uno
spaccato attualissimo e avvincente delle storie che spesso ci
sentiamo raccontare, l'idea rivoluzionaria, la startup con gli amici,
la lotta alle multinazionali del software, le mille app che nascono e
muoiono ogni giorno...
Al
momento il prodotto funziona, e spero che possa proseguire con questo
passo e migliorare col tempo: la qualità e la destrezza nella
scrittura ci sono tutte.
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