In Italia mancano ancora strumenti che possano chiarire almeno parte gli interrogativi degli utenti della Rete e tutelarli.
E' in queste ultime ore che la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha formato un comitato di esperti per stabilire quali siano diritti e doveri per l'utilizzo di Internet e stilare una relativa Carta.
[La parola "doveri" è dove di solito i sostenitori dell'internet senza regole sbuffano e roteano gli occhi]
Che cosa sia un Freedom of Information Act è ben spiegato sul sito del FoIA4Italy, il soggetto costituito da 32 realtà della società civile che ha preso al balzo le parole del premier Matteo Renzi, che più volte ha sostenuto (e promesso) l'idea di realizzarne uno per il nostro Paese e "rivoluzionare" il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione.
In sostanza, considerata l'informazione come diritto fondamentale dell'essere umano, istituzioni ed enti pubblici sarebbero obbligati ad essere molto più trasparenti (anche rispetto alle ultime disposizioni di legge nostrane), e di fornire informazioni sul proprio operato e su cifre e numeri importanti a chiunque presenti richiesta, sul modello americano. Questo naturalmente nel rispetto di dati sensibili e di questioni in materia di privacy.
Diritto fondamentale e - quasi - dovere democratico di ogni cittadino, che tenendo il fiato sul collo alla pubblica amministrazione, attraverso un accesso pressoché totale a documenti pubblici (come nei paesi del nord Europa), potrebbe davvero fare la differenza e "costringere" la politica ad operare in modo corretto, veloce e trasparente.
Un argomento da tenere d'occhio, dunque, e il cui sviluppo va seguito con attenzione: il testo del Freedom of Information Act italiano, già presentato e disponibile, sarà presto aperto ad un crowdsourcing, così come l'operato della commissione (presieduta da Stefano Rodotà) voluta dalla Boldrini.
Il semestre di presidenza italiana del Consiglio europeo, in questo senso, potrebbe rivelarsi cruciale. Con un confronto in programma tra i nostri e i rappresentanti degli altri Stati membri (molti dei quali già dotati di strumenti simili), potremmo arrivare alla tanto sospirata "regolamentazione" dei diritti dei cittadini dell'universo web.
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