Prima
di Facebook, cioè, si è parlato di come sono nate le macchine sulle
quali lo utilizziamo.
O
meglio, delle due persone che hanno reso possibile la rivoluzione che
ha portato un pc in ogni casa e sistemi operativi intuitivi (e poi
laptop, netbook, smartphone, tablet...): Steve Jobs e Bill Gates.
Jobs,
passato a miglior vita, è di certo un personaggio più
narrativamente attraente. Genio sregolato, ex-hippie e fruttariano,
grande oratore e carismatico, umorale e maleducato. Gates, da sempre
più schivo e riservato, ha comunque una personalità non
trascurabile (e un caratterino niente male).
I
Pirati di Silicon Valley è un film-tv del giornalista e regista
Martyn Burke datato 1999 che, con tutti i limiti da film-tv, affronta
di petto senza timori una storia molto recente e controversa. La
storia della “conquista” del mondo dei personal computer da parte
di due giovani rampanti, tra gli anni '70 e gli '80 del Novecento.
Un
film strutturato molto bene, anche se non girato benissimo, sia per
ritmo che per scelte narrative. Tra dissolvenze invadenti e spunti
ottimi lasciati cadere nel vuoto, c'è però un coraggio quasi
incosciente nel tratteggiare un anti-ritratto di due delle icone
degli ultimi quarant'anni e numi tutelari del “pc su ogni
scrivania”, Steve Jobs e Bill Gates.
Con
le dovute licenze da romanzo e gli ovvi limiti della semplificazione,
c'è però una buona resa della personalità complessa e scorbutica
di Jobs, ossessionato dall'idea di essere l'artista che dipinge il
futuro dei computer, e l'antipatico pragmatismo di Gates.
Due
giovani molto simili in molte cose: il talento, informatico (Gates) e
visionario (Jobs), l'assenza di scrupoli, la volontà di abbattere il
sistema dominato da giganti preistorici che non guarda in faccia
niente e nessuno, tanto meno l'etica e l'onestà. Alle capacità
personali si sommano infatti la bugia, l'arrivismo e il furto delle
idee altrui.
Il
film, tratto dal libro "Fire in the Valley" di Paul Freiberger e Michael Swaine, è spesso rozzo e schematico ma
efficace: restituisce la figura di due personaggi speculari, opposti
e complementari. Sommando fatti documentati a leggende metropolitane
(non, però, così distanti dalla realtà) ricostruisce in modo
efficace un periodo cruciale della nostra storia moderna.
Nessuno
esce bene da questa pellicola. Jobs e Gates hanno sì rivoluzionato
per sempre la nostra vita, il mondo della tecnologia, del marketing e
dell'impresa, ma sono anche persone che hanno piegato il mondo e le
persone ai propri scopi, rubando idee e tentando di distruggersi a
vicenda. Niente di cui scandalizzarsi, sia chiaro: la base del
progresso è spazzare via chi non “vede” il futuro e l'utilità
degli strumenti che ha sotto il naso (e magari inventato). Vince chi
sa cambiare, osare, prendere dei rischi, anche a spese altrui.
Aneddoti
spettacolari e veri: il dirigente della HP che dice a Steve Wozniak,
socio di Jobs (rifiutando il progetto del Mac-1): “Ma cosa se ne
fa la gente di un pc a casa?” e la storica riunione di Gates con il
colosso IBM, dove costruì la sua fortuna vendendo un sistema
operativo che ancora non aveva (il DOS, acquistato dalla sua
Microsoft a due spicci da un altro produttore) e mantenendone la
proprietà, concedendolo in licenza.
Persino
la IBM pensava che i soldi arrivassero solo dai pc, e non dal
software... un po' come quando Lucas gettò le basi del suo impero
andando oltre il cinema e assicurandosi i proventi del marchandising
alla faccia della 20th Century Fox.
Certo,
ai Pirati della Silicon Valley adesso servirebbe un sequel su cosa è
successo (ed è successo moltissimo!) dopo il 1999. Anche se in
realtà il film si ferma dopo il 1985, e riassume il resto in 3
didascalie negli ultimi 30 secondi...
Due
parole sugli interpreti: Noah Wyle è un ottimo Steve Jobs, lodato
persino dal papà di Apple che pure odiò il film. Jobs chiamò
addirittura Wyle a introdurre, vestito come lui, la conferenza del
MacWorld 1999.
Anthony Michael Hall è un odioso Bill Gates, ingobbito e introverso, anche
lui molto bravo. Due prove di attori che sostengono e danno un valore
maggiore a questa opera.
Puoi leggere anche:
- Halt and catch fire, la serie tv sullo sviluppo dei pc negli anni '80
- La prima stagione di House of Cards
- Il social marketing applicato al Mondiale
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