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lunedì 14 aprile 2014

Prima di me, il diluvio - La recensione di NOAH

Ho atteso qualche giorno, prima di scrivere la recensione di Noah, l'ultima opera di Darren Aronofsky, perché mi ci è voluto effettivamente un po' di tempo per metabolizzarlo.
Sgombriamo il campo dalle facili battute: ok che la Bibbia è il primo fantasy della storia (e forse il più grande), ok che questo film può essere etichettato come un naufragio o un diluvio di cazzate, ok. Ci siamo capiti.
Noah è, in buona sintesi, un'opera che non merita i fiumi d'inchiostro reale e digitale che gli sono e gli saranno riservati. Intrattiene, almeno per metà, ma rimane un oggetto indefinibile (non nel senso migliore del termine), con scarsa identità e troppe idee gettate nel calderone. Al di là di un aspetto visivo interessante e ben giocato, il film manca di identità ma soprattutto di mordente. Un po' troppo facile giocare sui dubbi squisitamente moderni che solleva la "missione sacra" di Noè e squadernati con i dialoghi e la contrapposizione manichea con il re incarnato da Ray Winstone e "figli di Caino".
Un'ambiguità mai sviluppata appieno che - se non dialogica - viene risolta in maniera elementare e secca: la famigliola dei buoni, timorata e vegetariana, il cui patriarca è spinto/vinto dall'ossessione e motore unico dei conflitti esterni ed interni; i cattivi cattivissimi (un po' semplice farsi domande sull'eventuale presenza di innocenti quando sei al sicuro e gli altri annegano) che vivono e agiscono in modo selvaggio e squarciano agnelli a mani nude. 
Come se gli uomini di Dio nel corso delle sacre scritture, prima e dopo l'Arca, non l'avessero mai fatto... Ma è solo una delle tante "leggerezze" diluite in questa (lo dico? lo dico) fiera del pacchiano messa in piedi da un Aronofsky regredito, dopo The Wrestler e Black Swan, ai temutissimi tempi di The Fountain.
Bibbia e New age possono coesistere? Eccome, se per questo regista l'antico testamento può trasformarsi nella Storia Infinita ibridata con i Transformers: sto parlando dei Vigilanti, gli angeli caduti fusi con fango e roccia che sono un utile pretesto per colpire i bambini e giustificare la costruzione dell'arca in tempi record (sebbene questa assomigli più a un Kinder Colazione Più in vimini).
Ecco, tra computer grafica non irresistibile (soprattutto per gli animali), eccesso di paesaggi in time lapse e colori ipersaturi, ridondanze visive e narrative, fatale assenza di ritmo in più punti, la pellicola si perde e raramente ritrova un guizzo interessante.
Il colpo fatale è dato da una seconda parte senza alcuna tensione: sappiamo benissimo che Noè non può morire e che la sua famiglia è destinata a ripopolare la Terra... Giocarsi l'ultima ora di film sulla falsa prospettiva di estinzione e di infanticidio da parte del protagonista è la mazzata fatale alla resistenza dello spettatore.
Aronofsky sembra più impegnato a realizzare singole sequenze d'impatto, in special modo quelle legate all'aspetto virtuosistico, visuale e arty: il racconto della creazione del mondo, ad esempio, forse il momento migliore di tutta l'opera, anche se di una paraculaggine che raggiunge livelli stratosferici (mostrare l'evoluzionismo fino ad un passo dagli "esseri di luce" Adamo ed Eva é quantomeno pilatesco).
Ma ci interessa il cinema, più che la videoarte, ed ecco perché Noah è un film zoppo, ma che mentre zoppica ti pesta pure i piedi con la stampella: non basta un bel comparto visivo, qualche grandiosa scena di massa, una battaglia stile Roland Emmerich (è un complimento come un'offesa, lol) e la costante ricerca di un respiro epico a tenere in piedi un kolossal biblico che sembra più la versione dark di un cartoon del sabato mattina su JesusTv.
Russell Crowe sostiene la parte del Noè gladiatorio con impegno e giusta intensità, nonostante qualche momento di pilota automatico e una schizofrenia di look niente male (è l'unico che invecchia e cambia 3 tagli di capelli, vanitoso!). Jennifer Connelly rinsecchita elargisce monologhi lamento si è i tre figli, Logan Lerman a parte, sono decorativi; Emma Watson, ahimè, conferma quelle 4 smorfie te che la rendono carina ma poco aderente ai ruoli tormentati. Hopkins incommentabile nel suo solito cliché di vecchietto rimbambito ma cool (Matusalemme forse è un personaggio troppo sacrificato) e Ray Winstone strabordante che declama proclami di guerra e pensa d'essere nel Signore degli Anelli.

Per favore, date ad Aronofsky solo copioni minimalisti e storie di riscatto e morte a budget ridotto. O almeno fategli mangiare una bistecca.

martedì 11 marzo 2014

Le condivisioni: Il tuo bacio è come uno spot (e un po' di violenza in POV)

Vi siete innamorati del video virale "First Kiss" dove dei presunti sconosciuti si scambiavano un bacio sincero e imbarazzato? Come spesso accade, altro non è che una pubblicità mirata a diventare virale. Nello specifico, della linea di abbigliamento WREN collezione autunno-inverno 2014 (su twitter: @wrenstudio). E' anche confermato che a stare davanti all'obiettivo sono modelli, attori e cantanti. Ah, il mito della verità e della spontaneità. Invece è la pubblicità a "regalarci" una bella emozione.
A futura memoria, ecco quello che ho scritto ieri pomeriggio 
***
Sconosciuti che si baciano. Imbarazzati, eccitati, timidi, intraprendenti... un bel video, "First Kiss" di Tatia Pilieva, furbo e ben fatto, tanto da totalizzare più di 4 milioni di visualizzazioni in due giorni. Condiviso dappertutto e in ogni modo, dall'originale su Youtube ai siti d'informazione che lo rippano ricamandoci sopra. E' bello, tanto. E fa sorridere ed emozionare.
Però (certo che c'è un però!) far passare come spontaneo un video che ha chiaramente alle spalle un lavoro di preparazione e di selezione degli interpreti di mesi, e un montaggio altrettanto elaborato, mi pare un po' ingenuo. Se qualcuno pensa che anche solo uno degli interpreti sia preso a caso dalla strada è molto romantico... Certo, di fronte all'obiettivo e ad un bacio siamo tutti innocenti e imbarazzati, ma dove sono i confini tra la finzione e la realtà? Rivedendolo non avede una sensazione di estrema messa in scena controllata, quasi fredda di fronte all'atto "caldo" del bacio? Sarà che per natura la patina da spot di marche di moda mi lascia indifferente...
Probabilmente l'imbarazzo di un modello o una modella è lo stesso del cliente occasionale di un centro commerciale, pescato a caso: ma di certo sulla natura di "totali sconosciuti" di assenza di preparazione almeno un piccolissimo punto interrogativo lo metterei.
Obiettivo video virale ottenuto, comunque.




C'è poi l'altro video condivisissimo di questi giorni, partito l'8 marzo in concomitanza della festa della donna. Video che cerca l'effetto sensazionalistico mostrando in Point-Of-View stile Google Glass un brutto episodio (si intende di una serie) contro una ragazza da parte del suo convivente. Ancora una volta per parlare di violenza si punta all'effetto "shock" con l'esplosione finale un po' semplice e facilona, esattamente come nelle fotografie spesso si tende a quella retorica dell'occhio nero e/o del livido, senza contare che esistono di migliaia di violenze più striscianti e difficili da notare, denunciare, individuare ed estirpare che le donne devono spesso subire e affrontare da sole. Non so, il video gioca molto sull'appeal "tecnologico" del POV attraverso gli occhiali, ma poi abdica le possibili potenzialità con un effetto volutamente violento quanto quello che mostra - assenza di musica, colpo di scena finale - che sgonfia quanto costruito in precedenza.



Se proprio vogliamo parlare di cose che disturbano, la notizia odierna che colpisce allo stomaco è l'odissea raccontata da una giovane ragazza affetta da una grave malattia costretta ad abortire in un bagno d'ospedale, da sola, perchè tutti i medici della struttura sono obiettori di coscienza. Questa è l'Italia del 2014 dove i predicatori armati di Vangelo vanno in giro a terrorizzare i reparti maternità e chi interrompe gravidanze difficili o compromesse (o normali).

2014: chissà che prima o poi qualche donna non decida di abortire indossando i Google Glass. Sarebbe veramente interessante, per milioni di persone...
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