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lunedì 4 agosto 2014

Post perfetto, esiste la formula?

Da quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo social, declinato ad ogni sfumatura, mi sono imbattuto in centinaia di articoli con la parola "perfetto" nel titolo.

Come scrivere il post perfetto, il tweet perfetto, scattare/realizzare foto e immagini perfette... e così via. Niente di male, è una pratica normale per chi lavora sul web suggerire agli altri come fare al meglio qualcosa, sulla base dell'esperienza e dei risultati, calcolati in vari modi.

Utilizzare l'espressione "perfetto" è modo sicuro per attirare l'attenzione e i clic dei lettori. Certo, poi le aspettative sono alte: il contenuto deve essere utile, ma utile davvero, altrimenti ci si sente presi in giro - con tutto ciò che ne consegue.

Il punto di domanda nel titolo di questo post (che è tutt'altro che perfetto!) è molto onesto. Sono sicuro che tutti ce lo chiediamo, e che in fondo siamo consapevoli che, escluse poche e chiare regole per ogni social, una formula perfetta non esista.

Nonostante tutto, continuiamo a provare. Anche perché, sono la personalità, l'autenticità e la capacità "sociale" di ogni utente a fare la differenza ed assicurare il successo di un post.

Tutto sommato, questa utile infografica riassume quello che al momento è lo "standard minimo" per ottenere buoni risultati sul web.

Ovviamente, ognuno di questi vademecum va preso con le molle, modellato sul proprio stile e filtrato con il buonsenso, che deve essere sempre la stella polare di ogni azione (e condivisione). 




































































































































































































































































































































martedì 13 maggio 2014

ICONS: Hans Ruedi Giger

"Some people say my work is often depressing and pessimistic, with the emphasis on death, blood, overcrowding, strange beings and so on, but I don't really think it is
- H. R. Giger















martedì 11 marzo 2014

Le condivisioni: Il tuo bacio è come uno spot (e un po' di violenza in POV)

Vi siete innamorati del video virale "First Kiss" dove dei presunti sconosciuti si scambiavano un bacio sincero e imbarazzato? Come spesso accade, altro non è che una pubblicità mirata a diventare virale. Nello specifico, della linea di abbigliamento WREN collezione autunno-inverno 2014 (su twitter: @wrenstudio). E' anche confermato che a stare davanti all'obiettivo sono modelli, attori e cantanti. Ah, il mito della verità e della spontaneità. Invece è la pubblicità a "regalarci" una bella emozione.
A futura memoria, ecco quello che ho scritto ieri pomeriggio 
***
Sconosciuti che si baciano. Imbarazzati, eccitati, timidi, intraprendenti... un bel video, "First Kiss" di Tatia Pilieva, furbo e ben fatto, tanto da totalizzare più di 4 milioni di visualizzazioni in due giorni. Condiviso dappertutto e in ogni modo, dall'originale su Youtube ai siti d'informazione che lo rippano ricamandoci sopra. E' bello, tanto. E fa sorridere ed emozionare.
Però (certo che c'è un però!) far passare come spontaneo un video che ha chiaramente alle spalle un lavoro di preparazione e di selezione degli interpreti di mesi, e un montaggio altrettanto elaborato, mi pare un po' ingenuo. Se qualcuno pensa che anche solo uno degli interpreti sia preso a caso dalla strada è molto romantico... Certo, di fronte all'obiettivo e ad un bacio siamo tutti innocenti e imbarazzati, ma dove sono i confini tra la finzione e la realtà? Rivedendolo non avede una sensazione di estrema messa in scena controllata, quasi fredda di fronte all'atto "caldo" del bacio? Sarà che per natura la patina da spot di marche di moda mi lascia indifferente...
Probabilmente l'imbarazzo di un modello o una modella è lo stesso del cliente occasionale di un centro commerciale, pescato a caso: ma di certo sulla natura di "totali sconosciuti" di assenza di preparazione almeno un piccolissimo punto interrogativo lo metterei.
Obiettivo video virale ottenuto, comunque.




C'è poi l'altro video condivisissimo di questi giorni, partito l'8 marzo in concomitanza della festa della donna. Video che cerca l'effetto sensazionalistico mostrando in Point-Of-View stile Google Glass un brutto episodio (si intende di una serie) contro una ragazza da parte del suo convivente. Ancora una volta per parlare di violenza si punta all'effetto "shock" con l'esplosione finale un po' semplice e facilona, esattamente come nelle fotografie spesso si tende a quella retorica dell'occhio nero e/o del livido, senza contare che esistono di migliaia di violenze più striscianti e difficili da notare, denunciare, individuare ed estirpare che le donne devono spesso subire e affrontare da sole. Non so, il video gioca molto sull'appeal "tecnologico" del POV attraverso gli occhiali, ma poi abdica le possibili potenzialità con un effetto volutamente violento quanto quello che mostra - assenza di musica, colpo di scena finale - che sgonfia quanto costruito in precedenza.



Se proprio vogliamo parlare di cose che disturbano, la notizia odierna che colpisce allo stomaco è l'odissea raccontata da una giovane ragazza affetta da una grave malattia costretta ad abortire in un bagno d'ospedale, da sola, perchè tutti i medici della struttura sono obiettori di coscienza. Questa è l'Italia del 2014 dove i predicatori armati di Vangelo vanno in giro a terrorizzare i reparti maternità e chi interrompe gravidanze difficili o compromesse (o normali).

2014: chissà che prima o poi qualche donna non decida di abortire indossando i Google Glass. Sarebbe veramente interessante, per milioni di persone...

venerdì 7 marzo 2014

Buonanotte Fiorell(in)o: se Mario crea il supergruppo BiaJovaSini

Ti chiami Mario Bartolozzi e Laura Pausini, Biagio Antonacci e Jovanotti ti dedicano una canzone.
Cavolo, sei uno importante!
No.
Ti ha investito Fiorello col motorino.
Vabbè, però (almeno per il classico quarto d'ora) quello famoso sei anche tu.
Certo, Fiore ti ha troncato una gamba e rotto il bacino (più varie ed eventuali) superando da destra la fila di auto che si era fermata per farti attraversare la strada sulle strisce pedonali, ma ora vuoi pure lamentarti?
Sei vivo, sei su tutti i media, Fiorello non pensa che a te e adesso tre dei più famosi cantanti italiani ti dedicano... no, non la dedicano a te, ok, però anche a te! E poi, lo sai, quando c'è la salute c'è tutto, quando non c'è, c'è la canzoncina nata perchè ti ha investito uno famoso.
Ma non pensare, Mario, che io sia cinico: tutt'altro. In Italia ne succederanno a decine di episodi come questi, magari anche chi ci sta leggendo ha superato a destra col motorino o fatto altre minchiate del genere e gli è andata bene. Finora.
Il tuo sacrificio ci ricorda che anche da pedoni dobbiamo stare attentissimi.
E non te la prendere se l'ultimo degli imbecilli su Facebook ha fatto dell'ironia cretina e Beppe Severgnini usa la vostra sventura per dire stronzate sull'internet (che brutto invecchiare, raga, ce ne sarebbe da dire sull'ennesima superficialità di parlare della Rete ma soprassiedo): Fiore pensa a te, è pentito e preoccupato, ti incontrerà e magari da ora in avanti ti citerà spesso e volentieri nei suoi aneddoti pubblici e privati.
Mario, hai 73 anni e sei l'indiretta causa di un supergruppo!
La Pausini, che per chi non lo sapesse dato che nessuno lo ha raccontato, è a NY al Madison Square Garden per quei concerti giganteschi e pacchiani stile USA, si è trovata con l'ospite Biagio Antonacci e lo spettatore Lorenzo Jovanotti nel suo camerino per comporre una canzoncina molto italiana, dedicata all'amico Fiore. Ma anche a te, è ovvio. Ma anche a tutti quelli che non stanno proprio benissimo, già che ci siamo.
(L'idea, manco a dirlo, è di Jova).
La loro fama e fortuna giustifica in pieno la buona fede dell'atto.
Questi tre artisti non hanno alcun bisogno, dato il successo planetario (vabbè: della Pausini, quello di Jova è vagamente intercontinentale e Biagio pare sia molto venduto nello Sri Lanka), di promuoversi in questo modo.
Certo, mica devono promuovere la loro opera. Promuovono la loro immagine.
Insomma, se un amico ha un incidente puoi mandargli una canzoncina via mail, un saluto via skype o un biglietto d'auguri cantato in ospedale... ma perchè un video su YouTube alla portata di chiunque nel mondo?
Semplice, ed è lo stesso motivo che da sempre muove le iniziative benefiche dei vip: far vedere quanto le star sono buone, gentili ed empatiche.
Intendiamoci, io credo all'assoluta buona fede del terzetto. Però c'è sempre 'sto fastidioso autocompiacimento di fondo, questa gara alla simpatia, questo volemose bene così smaccato...
E poi, ma è trascurabile naturalmente, c'è l'articolo su ogni giornale online e cartaceo, ognuno con centinaia di condivisioni. E se ne parla persino su qualche stupido blog.


Diamine, sig. Mario Bartolozzi, non puoi davvero lamentarti del tuo (indiretto) successo!
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