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martedì 14 ottobre 2014

Ricominciamo.

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“Oh no, Giac, ma cosa fai? Ti pare il titolo adatto all'articolo di un blog? Ma non hai imparato niente in questi ultimi anni?”

“Silenzio, Sadie, ho preso la mia decisione!”

Ciao, lettore. Non credo di averti mai presentato Sadie, la mia sadica coscienza social custode (che ha la forma di una piccola Living Dead Doll con le ali, non chiedermi perché).


Oggi Sadie – mentre mi svolazza attorno alla testa - è oltremodo allarmata perchè, dopo un po' che non scrivo, ho pensato di rivoluzionare l'approccio al blog.

Eccola che mi urla nell'orecchio: “Ma non esiste! Devi mantenere lo standard e fare quello che dicono tutti: pianificare il contenuto e corredarlo di un titolo che sia una piccola promessa al potenziale lettore, una domanda, presentare un tutorial, mettere un numero all'inizio e fare un elenco nel testo, aiutare a...”

“Ma vuoi stare zitta? Usciamo dalle regole, una volta tanto, ok? Ne ho già scritti parecchi. Scrivo di quello che riesco a mettere in pratica, non voglio ripetermi o peggio inventarmi roba copiando a caso. Non ci tengo a cercare di fare il social-web-guru 24/7, ok? Ci sono decine di persone e professionisti bravissimi che lo sanno fare benissimo e hanno ritmi, abitudini, tecniche efficaci e ineguagliabili”.

Sadie alza gli occhi al cielo mentre ripenso agli ultimi giorni della mia vita.

Due settimane! Due settimane di assenza da queste pagine, per le quali ti chiedo scusa, e mi scuso con il resto dei miei quattro lettori. E senza falsa modestia manzoniana: siete pochi, ma ci siete e siete costanti, lo dicono i numeri.

Due settimane in cui ho lavorato come un matto a QUESTA testata giornalistica online che finalmente ha visto la luce ed è ancora in pieno sviluppo, ho trovato persone fantastiche ed entusiaste che si sono unite al progetto. Poi beh, in attesa che quel sito faccia il suo dovere, ho anche – come sempre - lavorato per campare. Impegni, soddisfazioni, esperienze, conoscenze, strette di mano...

In poche parole, sono felice
“NO! - Sadie sta gridando isterica – Ma cosa dici? È il peccato peggiore sul web! Mai dire che sei felice e realizzato, ti odieranno tutti, nessuno vorrà leggerti! Scrivi che sei impegnato, ok... stressato, ancor meglio, che sei bravo a gestire i tuoi lavori con un calendario editoriale ma comunque passi la giornata davanti al pc, dì quanto è duro svegliarsi la mattina e trovare idee per scrivere cose per i tuoi clienti... ma non che sei FELICE, scemo!”

Un sorso di caffé. Diamine, sono felice e devo sentirmi in colpa? Ho trovato un equilibrio, riesco a gestire quasi tutto e pianificarmi la vita, sui social vado benino... e questo, va detto, dopo mesi e mesi di studio ragionato e sintesi durissima dei tanti insegnamenti che sul web dispensano - oh mamma, come li posso definire tutti in una sola parola? - bravi professionisti. Ad ogni parola ho messo un link, sì, è il mio modo per ringraziarli (dimentico di certo qualcuno - e non hanno certo bisogno del mio inutile linkaggio, ma era doveroso).

Cosa ho imparato in questi mesi? Al netto della necessaria e inevitabile auto-referenzialità di ogni esperto che, se ben gestita, genera un seguito spontaneo e salutare di persone... che sia il futuro, che sia una moda, che sia un abbaglio collettivo (che premia pochi, comunque) non importa: il web-social-qualcosa - marketing, writing, managing etc - è un impegno grande, un lavoro serio, una disciplina importante e nuova, ma che non sfugge a regole vecchie.

Del tipo: vuoi lavorare sul web? Spaccati la schiena. Studia. Fai pratica. Sbaglia. C'è tanta fuffa? Sì. Ci sono tanti venditori di fumo? Altrettanto. Ci sono quelli che si spacciano per il messia camuffando insegnamenti per pubblicità? Mi pare ovvio.

Invidie? Rancori? Miserie? Patetismo? A piene mani.

Esattamente come nella vita reale (che poi, anche basta con questa dicotomia: il web non è anche lui vita reale? Per caso ci passiamo ore virtuali o sono ore reali di vita reale?)

Capiamoci: se il Messia tornasse sulla Terra per aiutarti davvero a diventare un blogger migliore FOR FREE, lo metterebbero in croce (virtuale) tempo zero. 

Una cosa può comunque consolarti, caro lettore, ed è la stessa che consola me: sul web non si possono fermare le belle cose. Quelle fatte veramente con sincerità, con una bella attitudine e una reale utilità. A volte frutto della sola passione disinteressata.

Magari non saremo tu o io a trovare la formula del successo, ma qualcuno, ogni tanto, riuscirà a farlo, e sarà bello vedere l'evoluzione del percorso.

Dunque. Non vivere il web con l'ansia di dover dimostrare qualcosa o di raggiungere in modo facile determinati obiettivi, perché è il modo peggiore.
Vuoi farne la tua vita? Non dimenticare il resto. Lavora, e lavora sodo.

E poi, quando anche tu sarai sommerso dagli impegni, avrai esaurito la vena creativa, attraverserai un periodo di stress e rischierai il burnout, non troverai il tuo posto su questa terra (virtuale), tutti ti sembreranno falsi e opportunisti, sarai pieno di dubbi e domande... beh, staccati un po' dalla routine web-social. Fai un passo indietro. Prendi tempo, pensa, rifletti, sintetizza (con carta e penna) e poi:

RICOMINCIAMO.

Con buona pace di Sadie (che è ancora qui che mi guarda con occhi severissimi).
Alla prossima :-)

mercoledì 24 settembre 2014

Come emergere sul web? Esci dalla nicchia (e dai soliti schemi)

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Essere ultra-settoriali, nel campo dei blogging, poteva andar bene fino a qualche anno fa, ma adesso, se si vuole veramente emergere e competere, si deve uscire dalla nicchia e, per dirla in gergo giornalistico, diventare più “generalisti”. Rimanere nel proprio ambito, ok, ma sconfinare in tutti quelli simili e attinenti è un modo intelligente per attirare pubblico nuovo e non annoiare quello esistente.

Il tuo settore di competenza è probabilmente già saturo di figure che hanno scritto tutto il possibile su tips&tricks e filosofie di fondo della tua specializzazione (o passione).
Quindi... sei costretto ad andare nel panico
No, sfida tutti e porta l'asticella più in alto trovando altri modi, unici ed efficaci, per dire quello che vuoi, magari “uscendo dal seminato” e trovando nuove vie di contaminazione mentre lo fai. Non temere di essere originale.

Fino a qualche tempo fa, “limitarsi” a scavare nella propria nicchia poteva essere ok, ma oggi la stragrande maggioranza del pubblico online, aumentato esponenzialmente di anno in anno, si interessa e si sente in grado di poter giudicare tutto quello che viene scritto, sia nella forma che nel contenuto. Senza contare che in giro c'è una grande “fame” di contenuti.

Per questo, basandomi su diverse esperienze, penso che le cose migliori siano:
  • Non affrontare il web con la mentalità “esserci tanto per esserci”. L'ho già scritto un paio di volte, e ripeterlo non fa male: il rischio è quello di perdersi nell'ansia di far parte del flusso costante di contenuti (status, tweet, link, post...) e perdere completamente di vista l'obiettivo: produrre qualcosa di qualità, utile, interessante per il lettore-utente. Si pensa a produrre presenza a raffica senza riflettere e senza dare origine a qualcosa che rimanga.
  • Sapere che tu puoi essere il futuro della tua nicchia. Puoi esserlo nella misura in cui innovi e ti rinnovi. Sì, lo so che è difficile trovare qualcosa di originale da dire (e spesso anche dire in modo originale qualcosa che è già stato detto), ma se non ci provi, che senso ha? Vuoi essere “uno dei tanti” e aggiungerti al rumore di fondo? Non credo. Pensa due minuti in più sul tuo contenuto e cerca di distinguerti.
  • Piacere rendendoti piacevole. Comportati con l'utente come se fosse un amico con il quale ti senti a tuo agio. Trattalo con educazione e con rispetto cercando di divertirlo mentre racconti qualcosa. Non salire mai su nessun piedistallo. Boria & noia sono nemici mortali del web.
  • Non puntare subito ad obiettivi irraggiungibili. Guardati attorno e cerca di vedere chi è al tuo livello. Cerca di distinguerti da questa massa di competitor. Non basta essere bravi o veloci a scrivere, devi sapere come scrivere, cosa inserire per catturare l'attenzione e per creare engagement, saper leggere gli analytics, promuovere i tuoi post su almeno tre diversi social, interagire e ascoltare. Devi (e puoi) imparare a fare questo e molto altro. Prendi tempo e usa la pazienza. Solo così potrai battere la concorrenza ed emergere.
  • Tener presente sempre che la qualità vince. Un contenuto utile e interessante avrà una vita molto più lunga e soddisfacente di un post usa e getta/copiato. Affianca la qualità ad una attività di blogging costante (fissati appuntamenti e scadenze!) e vedrai che, con un pizzico di social media strategy, raggiungerai risultati soddisfacenti.

Se ti va di leggere ancora qualcosa...
- Esaurimento da social, cosa NON fare d'impulso!
- Hai scritto un bel post? Promuovilo come un reporter d'assalto!

giovedì 18 settembre 2014

Social strategy: non accontentarti delle missioni secondarie, salva la Principessa!

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Non guardarmi con quel sopracciglio alzato, come se fossi un nerd senza speranza.
Quello che voglio dirti oggi, con questo titolo poco ortodosso ma (spero) azzeccato è... i social sono come un videogame, e dato che sei il protagonista, non limitarti a completare missioni accessorie!

Ti vedo ancora dubbioso.
Sui social se non sei attivo non esisti, lo sappiamo.
Per questo, ci scommetto, tu sei molto attivo: scrivi, posti, linki, commenti, tuitti, rituitti, rispondi, eccetera.
Ok, hai mai pensato che tutto questo “agire sul momento” sia utile ma non fondamentale per dare un senso alla tua esperienza sul web?

Tutti quelli che masticano un po' di videogiochi lo sanno: negli RPG (ma anche in Grand Theft Auto o Assassin's Creed, non facciamo gli snob fantasy) c'è la “grande trama”, i cui obiettivi fanno progredire sul serio il gioco, e poi ci sono le spassose, divertenti e coinvolgenti quest secondarie, inessenziali ma gustose da giocare.

La partecipazione attiva più volte al giorno sui social è un po' come il completamento della missioni “accessorie”: certo, è uno spasso condividere contenuti interessanti, chiacchierare con gli amici, interagire con i vip, creare e postare meme e via dicendo...
Ma non bisogna mai perdere di vista il quadro più grande: se sei online, se stai “esplorando” la mappa di questo strano, nuovo mondo (per tirare in ballo anche Star Trek) vuol dire che probabilmente aspiri a qualcosa.

In altre parole, mentre vai a zonzo raccogliendo monete (a volte anche scontrandoti con qualche troll, perchè no?) non devi dimenticarti di salvare la Principessa e conquistare il Castello.
Lascia il segno, crea qualcosa di veramente fico, di veramente tuo.
Raccogli informazioni e scrivi sul tuo blog un post memorabile, che i tuoi figli tramanderanno ai loro nipoti, (auto)pubblica un ebook che ti frutterà tanti complimenti (e solo complimenti: ma vuoi mettere?), stabilisci connessioni durature e proficue che possano dare qualcosa in più di concreto alla tua vita.

Fai progredire assieme questi due binari. Ovvio, se non sarai mai attivo e presente online una volta compiuta la tua “impresa” la gente si chiederà: “Ma questo chi è?” e ti ignorerà. Se ti sarai costruito una base solida di relazioni attraverso l'attività giornaliera e costante (con le famose quest secondarie) ti sarai probabilmente guadagnato un pubblico attento, interessato e disposto a condividere le tua opera.

Insomma, non fermarti a fare soltanto del “rumore di fondo” sul web – equivalente dell'andare in giro a prendere a colpi di spada i cespugli – ma, nel frattempo, prepara con attenzione e poi lancia un acuto che non potrà essere ignorato.

Sai dove ho preso l'ispirazione per questo post? Da un articolo scritto da Robin Sloan nel 2010.

Quattro anni sono un'era geologica (forse due? facciamo quattro) nel nostro splendido web-social-mondo, eppure... ci sono vari modi per salvare una Principessa, non credi?

Se ti va di leggere ancora qualcosa...

- I social media... secondo Hitchcock
- Lavori nel marketing? Ucciditi (ma anche no)
- Nel villaggio social(e), non basta esserci: devi sapere il perchè!

Social HR e personal branding. Chi (forse) ti assume, ti vede (di sicuro)!

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Social HR!

No, caro lettore, quell'HR non è un suono da fumetto che indica che mi sto schiarendo la voce. Significa Human Resources, risorse umane: e quel “social” che gli sta davanti significa che ogni cosa che fai/scrivi/posti sui social potrà essere usata per valutarti sotto il profilo (potenzialmente) professionale.

Inquietante? Non mi dirai che ancora non ancora non hai capito che i social sono l'estensione della vita reale e che chi offre-cerca lavoro ti verrà a cercare anche (anche? direi prima di tutto!) lì sopra per saperne di più sul tuo conto! Ci sono persone che si dedicano, tra le altre cose, proprio a questo, per conto delle aziende per cui magari sogni di lavorare.

Come sono i tuoi profili social? Sei “presentabile” su LinkedIn, Facebook, Twitter e Google+?

Alla Festa della Rete se ne è parlato (con un focus su LinkedIn) con Silvia Zanella, Andrea Attanà, Osvaldo Danzi e Francesca Parviero. Non mi dilungo sulle loro qualifiche, trovato per ogni nome il link al loro profilo professionale. E qui potrei anche chiudere bottega, in quanto non c'è miglior esempio di un profilo ben compilato da prendere come esempio (e quelli, indubitabilmente, lo sono).

La questione, però, emersa in modo chiaro anche durante il dibattito, è una e una soltanto: qualunque utilizzo tu intenda fare dei social, in particolare se sei alla ricerca di lavoro, se non ti metti in mostra, non ti vedrà nessuno. E non aspettarti che qualcuno ti venga a cercare.

Sul serio. Lo so che stai pensando “Ma io sono bella/o & brava/o”.
La realtà è che, se vuoi non dico spiccare, ma almeno provare ad avere qualche chance nel vastissimo mondo della conquista di (un) lavoro, allora devi iniziare ad essere un imprenditore. Di te stesso. Investendo sulle tue capacità e competenze e mettendole in luce.
Ora, ci sono decine e decine di post di grandi professionisti che ti spiegano come migliorare in modo ragionato il tuo profilo LinkedIn (da sempre il social network orientato al mondo del lavoro), quindi non mi dilungo. Leggi qui, qui e qui.

Mi soffermo su un dettaglio importante nonché sensibile: il job title, la “qualifica” sotto il vostro nome e cognome. Che cosa scrivere? Consiglio infallibile: se non sai ben catalogare il tuo lavoro con le parole giuste (che siano poche ma buone!) guarda i profili delle persone affini, quelle che stimi, quelle alle quali vorresti soffiare il lavoro e dei tizi di cui vorresti essere collega. Fai una media ponderata, e via.

La morale è sempre quella: bisogna aver cura costante della propria dimensione digitale, non lasciarsi “andare” nemmeno sui social. Mantenere sempre degli standard di immagine, educazione e decenza: tutti ti vedono, online, lo sai?

Mostreresti foto imbarazzanti di te nella realtà? Ricorda che i tuoi profili online sono un biglietto da visita accessibile a tutti, in ogni momento.

E poi, se sei statico non sei interessante. Ti piacciono le persone silenziose, senza interessi, che non condividono idee e passioni? Non credo. Beh, sicuramente non piacciono neppure a chi deve valutarti attraverso uno schermo: se la tua identità online, qualunque essa sia, è abbandonata a se stessa, ferma da mesi, senza alcun motivo d'interesse o di attrattiva, saluta le tue possibilità di fare colpo e avere un'opportunità.

Per questo, oltre a produrre contenuti, devi condividerli sulla tua timeline, nei gruppi tematici adatti, saperli presentare al meglio e discutere e commentare i post altrui.

C'è un ricco e vasto mondo là fuori, vai e socializza! È un investimento sulla tua immagine professionale.

Infine... qui c'è il mio profilo LinkedIn: a me sembra abbastanza ok, è da un po' che ci “lavoro sopra”, dateci un'occhiata e magari ditemi cosa ne pensate :-)

Se hai voglia di leggere ancora qualcosa...
- Modello sostenibile per l'informazione online? L'economia della nonna
- Il futuro del lavoro? Continua ricerca, competizione serrata. E il proletariato digitale
- Due o tre cose sui Macchianera Italian Awards

lunedì 15 settembre 2014

Due o tre cose sui Macchianera Italian Awards 2014

Come sono stati questi Macchianera Italian Awards 2014?

Prima di tutto, affollati.

Il Teatro Novelli di Rimini letteralmente esplodeva di pubblico e, all'apertura delle porte avvenuta con leggero ritardo, è soltanto grazie al morso del ragno radioattivo dei tempi del liceo se sono riuscito a rimediare un paio di posti a sedere.

Gente in piedi, gente ficcata in ogni anfratto, gente seduta per terra e sulle scalinate, in definitiva, dappertutto. L'atmosfera è sempre rimasta giocosa e divertita, riflettendo lo spirito “comunitario” della manifestazione, che ha il grande pregio di non prendersi mai troppo sul serio. Anche i cori da stadio che hanno accompagnato qualche premiazione hanno espresso la sana competizione tra i “nominati”, senza mai eccedere.

Comitive di blogger numerose e rumoreggianti hanno dunque furoreggiato in platea e galleria, mentre sul palco si procedeva spediti come treni – per evitare lungaggini, missione difficile ma compiuta in due ore e un quarto – con Gianluca Neri e Andrea Delogu + vari guest host a smistare nomination, siparietti e vincitori ma soprattutto a dare e (fulmineamente) togliere i microfoni per gli speech dei trionfatori.

(QUI l'elenco dei vincitori)

Molti i “grandi nomi” versione web che si sono affermati vincitori durante la serata, a volte anche a scapito di blog veri e propri, vedi nell'informazione Ansa.it (news), Il Fatto Quotidiano (testata online), Il Sole 24 Ore (economia) e Wikipedia in Italiano (educational).

Tra i migliori siti premiati per la loro attività, “facce” vecchie e nuove ma tutte meritevoli – come anche molti dei nominati, va detto, la competizione è stata serrata – tra i quali spiccano Bastonate (musica), Abbiamo le prove (letteratura) Friday Prejudice (cinema), Qualcosa di sinistra (opinione politica), Le cose cambiano (Lgbt).



Tra le conferme, ItalianSubs e i suoi insostituibili traduttori, sito che vince per la quarta volta di fila, se non erro, e Spinoza, che da sei anni domina incontrastato nella categoria satira. Stefano Andreoli, presentatosi sul palco con lo squadrone (quasi) al completo, non ha mancato di lanciare un paradossale messaggio a tutti i concorrenti: “Le battute sul web hanno rotto il cazzo!”. 

Nel suo anno d'oro Pif ha sbaragliato la concorrenza anche ai MIA, affermandosi tre volte come personaggio più apprezzato dalla Rete, miglior regista italiano (per La mafia uccide solo d'estate) e autore/conduttore tv (Il testimone). Paolino Ruffini, forte dei suoi incassi milionari, ha preso tutti per il culo dopo aver incassato il premio peggior film (Fuga di cervelli) via video con un bel “Dai, distruggete sul web anche il mio prossimo film, che tanto guadagno ugualmente una vagonata di vaini (soldi in livornese ndr)” Un umile Chef Rubio si è lanciato in un'invettiva stile la 25ma ora per ritirare il premio di miglior chef, mentre come miglior disegnatore è stato eletto l'ormai lanciatissimo ZeroCalcare e come migliori youtubers i ragazzi di The Jackal.

Rivelazione dell'anno, “Se i quadri potessero parlare”.

Non posso poi non citare gli amici di Scientificast che, con un lavoro davvero impegnativo e di qualità, hanno portato a casa il premio per miglior programma-podcast sul web con la loro lodevole azione di divulgazione scientifica. Bravi!

Un saluto anche ad autorevoli e apprezzati personaggi presenti in platea ma non saliti sul palco: Protesi di Complotto, Nebo, Feudalesimo e Libertà.

Adesso, anche io vorrei consegnare idealmente qualche riconoscimento:

Non so se qualcuno lo racconterà ufficialmente, ma di sicuro il premio al vincitore più contestato della serata va a AlFemminile.com (tra l'altro “gold partner” della manifestazione), accolto dai boati della platea al momento di ricevere il riconoscimento quale miglior community.

Premio agli spettatori più molesti della serata ai ragazzi di Vagabondo.it, che con cori da stadio e contrappunti gridati dal loggione hanno movimentato la scena, regalando anche, a volte, gustosi siparietti con chi stava sul palco!

Promossi i presentatori ufficiali – tra cui anche Matteo Bordone, Daniela Stazzitta Collu e Carlo Gabardini - ma faccio un plauso particolare allo stile “flash” e alla buona presenza sul palco di Comeprincipe per l'esecuzione della categoria Twitter pride.

Cose da sottolineare:

  • L'assenza fisica pressoché totale di tutti i premiati vip, pure se potenzialmente “alla mano” (Zoro, Zerocalcare, The Jackal) forse dovrebbe fare riflettere. Vanno bene i video di ringraziamento – e va bene pure premiare grossi calibri per far parlare dell'evento – ma non vedere quasi nessuno dei vincitori “famosi” a ritirare il premio fa uno strano effetto, manco abitassero in un altro continente...
  • Il “passamicrofono” tra più conduttori ci può stare, ma poi far rimanere tutti sul palco seduti e inattivi per gran parte del tempo forse è superfluo! 
  • Come detto sopra, il coinvolgimento di tv-radio-marchi famosi e conosciuti anche da mia nonna è perfettamente sensato e finanche vitale per un evento come i MIA, però arrivati a questo punto è necessario rivedere alcune categorie e l'inserimento “nello stesso girone” di giocatori completamente diversi. 



Ciò detto, ci si vede nel 2015 ai MIA (ovunque siano, anche a costo di calarmi dal soffitto come Tom Cruise in Mission:Impossibile).

I vincitori dei Macchianera Italian Awards 2014 - #MIA14

Ecco qua i vincitori dei Macchianera Italian Awards del 2014.
Qui trovi la "cronaca" e un commento alla serata di premiazione!

Migliori Siti

Miglior sito dell’anno – Lercio.it
Miglior sito di news – ANSA.it
Miglior Testata Giornalistina online – Il Fatto Quotidiano
Peggior Testata Giornalistica – Studio Aperto
Miglior sito per genitori e bambini – Pianeta Mamma
Miglior sito di viaggi – Turisti per Caso
Miglior sito di economia – Il Sole 24 Ore
Miglior start up – Musixmatch
Miglior community – AlFemminile
Miglior sito LGBT – Le cose cambiano
Miglior sito Educational – Wikipedia in Italiano
Miglior Sito Tecnico Divulgativo – Wired Italia
Miglior sito Musicale – Bastonate
Miglior sito letterario – Abbiamo le prove
Miglior sito politico d’opinione – Qualcosa di sinistra
Miglior sito televisivo – Italian Subs
Miglior sito di cinema – Friday Prejudice
Miglior Sito Food – Kitchen Aid Italy
Miglior sito Fashion & Beauty – ClioMakeUp
Miglior Sito di satira – Spinoza.it


Dal web


Miglior Polemica – Scienziati Vs Le Iene sul Caso Stamina
Miglior Selfie – Belen Rodriguez
Horror Selfie – Bruno Vespa feat. Berlusconi
Miglior pagina social – Tua madre è leggenda
Miglior battuta – Lercio.it
Miglior articolo web – “Tutta la storia del metodo stamina” di Wired.it
Miglior Hashtag – #VinciamoPoi

Personalità

Rivelazione dell’anno – Stefano Guerrera de “Se i quadri potessero parlare”
Cattivo più temibile – Andrea Diprè
Miglior Disegnatore – Zerocalcare
Miglior youtuber – The Jackal
Miglior Personaggio 2014 – Pif
Miglior FoodBlogger – Latteria Inalpi
Miglior Chef – Chef Rubio

Brand & Pubblicità

Miglior Brand online – Amazon
Miglior Campagna Adv Online – DUREX & Rocco Siffredi
Tv, cinema e radio

Miglior radio / programma /podcast sul web – Scientificast
Peggior trasmissione radio – Lo Zoo di 105
Peggiore radio – RadioPadania
Migliore programma radio – Deejay Chiama Italia
Peggior spot televisivo – Pittarosso
Miglior spot televisivo – IKEA
Trasmissione TV più social – Gazebo
Peggior Trasmissione TV – Pomeriggio5
Miglior trasmissione TV – Il Testimone
Miglior Canale TV – DMAX
Peggior Film Italiano – Fuga di Cervelli
Miglior Film Italiano – La mafia uccide solo d’estate

venerdì 12 settembre 2014

I social media... secondo Hitchcock

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Secondo me Alfred Hitchcock, grande regista e maestro del brivido, sarebbe stato anche uno splendido user dei social media. La sua intelligenza e il suo umorismo sarebbero stati utilissimi per sottolineare alcuni aspetti della vita online. Da cinefilo accanito, prendo avvio da tre citazioni del suo repertorio (dedicate al cinema ma applicabili al web) per analizzare alcuni aspetti social.

“Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate”

I social sono un po' così, no? Vediamo – e mostriamo – solo le parti interessanti e i contenuti che ci sembrano adatti. Un vero e proprio “montaggio” del film della nostra vita-azienda-attività-etc.

Peccato che per avere successo, nella vita vera e quindi anche nelle strategie di social marketing, ci sia dietro un grandissimo – e spesso noioso – lavoro da fare. Pianificazione, realizzazione, scrittura, programmazione...

Ma questo può essere esteso a qualsiasi lavoro, sia ben chiaro. Scordati di fare lo sbirro all'americana senza dover compilare migliaia di scartoffie. Non potrai essere i miglior sportivo della categoria se non ti distruggi per ore e giorni e mesi di allenamenti. Non esiste l'idea geniale che ti farà diventare milionario perché sei bello e bravo: dovrai sputare sangue per farla accettare e renderla di successo.

Non ci sono scorciatoie. Non ci sono jump-cut. Non ci sono montaggi antologici. C'è la tua vita, e ci sei tu: in mezzo, un sacco di fatica.


"C'è qualcosa di più importante della logica: l'immaginazione"

Ok, ti sei fatto una cultura su social media marketing, sullo storytelling, sul blogwriting, hai letto ogni singolo post presente sul web e tutte le pubblicazioni sul come brandizzarti, su come trovare clienti tra le PMI, i 10 modi per fare breccia su facebook-twitter-pinterest-tumblr-googleplus.

Sei una dannata macchina da guerra, il Robocop del web, il Terminator delle relazioni online, siano b2c che b2c. Bravo.

Adesso dimentica tutto quello che hai imparato e segui il cuore. Lascia da parte un attimo il cervello. Devi capire cosa ti può rendere unico e speciale, cosa può renderti diverso da tutti gli altri là fuori. Che hanno letto, studiato e messo in pratica le tue stesse cose. Anzi, di più.

Pensa fuori dagli schemi e segui ciò che senti. Poi attacca il cervello e la logica.

"Il cinema non è un pezzo di vita... è un pezzo di torta"

Indovina un po'? I social non sono la vita vera! Sono belli, a volte sono pure buoni, non parliamo poi della loro utilità.

Ma non cadere mai nell'errore di considerarli come vita reale o di prenderli per oro colato. O peggio, farne il centro della tua vita.

Utilizzare i social media è un po' come utilizzare uno strumento o guidare l'auto: non vorrai mica mangiare, dormire e incontrare persone dentro un'auto, vero? (Ok, magari in auto si può fare altro, ma questo non è quel tipo di blog!)

Morale della favola: se la vita non è un film, la vita non è neppure internet.

Sembra una banalità sconcertante, eppure fa sempre bene ricordarselo: staccarsi dal pc o dal tablet e fare una bella overdose di vita, incontrare persone, socializzare online è la cosa migliore di tutte, il punto cardinale delle tue attività.

E stasera, tutti a farsi una maratona di film del vecchio Hitch!

Se ti va di leggere ancora qualcosa...

lunedì 8 settembre 2014

Lavori nel marketing? Ucciditi (ma anche no!)

A proposito, se qualcuno qui lavora nella pubblicità o nel marketing... uccidetevi!”.

Bill Hicks è stato uno dei comici più brillanti, caustici e paradossali del ventesimo secolo. Rivedendo qualche sera fa la registrazione di uno dei suoi migliori spettacoli, mi ha colpito la veemenza con la quale si scagliava contro il mondo dell'advertising: era il 1993 (poco prima della sua morte per malattia).

Bill se la prendeva soprattutto con il modo di fare pubblicità bolso, aggressivo e sessualizzato degli anni '80 e dei primi anni '90, in un contesto storico dove i rampanti 'yuppies' e i giovani imprenditori avrebbero venduto anche le loro mamme per fare affari guadagnare montagne di soldi.

Internet, per inciso, era un neonato e ben lungi dal suo pieno sviluppo, tantomeno si poteva pensare alla rivoluzione dell'online marketing o del social media marketing.

Anche se i tempi sono radicalmente cambiati, Bill dice cose – condivise dal pubblico – che hanno una valenza universale: i pubblicitari-marketingari, definiti “la progenie di Satana” sono capaci di vendere qualsiasi cosa a chiunque, fregandosene di tutto il resto e soprattutto, guardando il mondo con occhi che stampano il simbolo della moneta corrente su qualsiasi oggetto o persona, riempiendo “di spazzatura” il mondo circostante.



Non è forse l'idea ancora radicata nella testa di tantissima gente? Lavori nel marketing? Oh, sei un tizio senza scrupoli e tendenzialmente bugiardo di cui è meglio non fidarsi. O farlo con molta cautela. (Un po' come i giornalisti, e parlo da giornalista, lo so bene...)

I media sono cambiati, la pubblicità lo ha fatto poco: prima c'erano spot tv invadenti, cartelloni aggressivi, offerte telefoniche, eccetera. Su internet? Banner invadenti, pop-up aggressivi e fastidiosi, subdole tecniche di clic-baiting, eccetera.

Eppure, di certo lo sai, queste sono ormai strategie perdenti.

Il web ci ha resi liberi anche da questo modo di fare di pubblicità, ci sono voluti tempo e un po' di fatica, ma finalmente sembra che il modello “televisivo” sia superato e che l'utente si sia stufato.

Ci vuole coinvolgimento, ci vogliono autenticità e sincerità nei messaggi, serve il dialogo tra produttore e consumatore, è necessario un nuovo modo di presentare e raccontare la propria storia invece di fotografare un prodotto e stamparci sopra un prezzo. Storytelling, branding, social strategy, ma soprattutto educazione e correttezza verso il “tuo” consumatore.

La domanda è: cosa avrebbe pensato di Bill Hicks di questi nuovi fenomeni? Come avrebbe scherzato (dicendo quindi la verità) sul modo di fare marketing dei giorni nostri, sul web? Ma soprattutto: quando ti guardi allo specchio, tu giovane, rampante professionista del social media marketing, vedi un piccolo aiutante di Satana?

Se vuoi fare marketing in questo nuovo, strano mondo (per dirla alla Star Trek), non devi ucciderti. Devi uccidere il piccolo aiutante di Satana che c'è in te, togliere il simbolo della moneta da ogni elemento del mondo e vivere la tua professione con onestà, trasparenza e voglia di raccontare.


Se ti va di leggere ancora qualcosa...
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mercoledì 3 settembre 2014

Nel villaggio social(e), non basta esserci: devi sapere il perchè!

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Il buon vecchio sociologo Marshall McLuhan, che ogni appassionato di comunicazione conosce per il suo assunto “Il medium è il messaggio”, aveva con le sue teorie anticipato il web, ma ora forse si farebbe due domande su quello che aveva definito “villaggio globale”.

Certo, gli spazi si sono ristretti, le distanze annullate, i canali di comunicazione moltiplicati, ma in questo villaggio, quanti abitanti hanno 
davvero un obiettivo di vita e quanti, invece, hanno piantato una tenda solo per dire “Ehi, ci sono anche io!”?

Una delle mentalità più diffuse, - soprattutto nell'ambito personal branding o social media marketing - è quello del pensare che basti semplicemente “esserci”, sulle varie piattaforme social. Niente di più superficiale. Anche se, in effetti, il ritmo vertiginoso di status, tweet, post etc. ci fa sentire tagliati fuori se non facciamo qualcosa.

Una risposta abbastanza chiara a questa concezione social dell'esserci per esserci arriva da Brian Solis, il teorico per eccellenza del web.

In un'intervista al The Economist, Solis opera una distinzione netta – con la classica “parolina in più” che cambia tutto – tra social business e social media.

Di fatto, non siamo più neppure nello stesso campo: con social business si indica la filosofia stessa che sta alla base dell'essere “impresa social” (che tu sia un battitore libero o un'azienda poco cambia). Il che vuol dire studiare un impatto positivo nella vita delle persone, ponderare la propria possibile utilità, mettere in atto una cultura specifica sulla quale modellare le proprie azioni, chiarire le proprie aspirazioni e mirare ad un “livello più alto” di visione e condivisione con gli altri.

Con il termine social media, invece, si indicano solo e soltanto gli strumenti e i canali attraverso i quali queste decisioni vengono messe in atto.

In sostanza, quello che ci dice l'eminente antropologo-futurologo è che spesso si pone in modo ingenuo troppa enfasi sui “social media” e ci si dimentica completamente del quadro più ampio. Il medium NON è il messaggio, non parla da solo e il suo utilizzo non comunica niente in più che possa portarti dei vantaggi.

Tradotto, puoi avere tutti i calendari editoriali che vuoi, e dei contenuti molto carini e utili, ma se continua a sfuggirti il senso ultimo delle tue azioni sul web finirai invariabilmente per accumulare un bel gruzzolo inutile di post, status, tweet e foto.

Comunicare non basta, sapersi far vedere/leggere neppure, bisogna studiare e rendere unica la propria comunicazione.

Dover bloggare e saper postare/tuittare non basta. Quello che serve è un cambiamento della mentalità con la quale si affronta il safari nella savana dell'internet.

I vecchi sistemi di pianificazione, le strategie vecchia scuola tradotte nel linguaggio online, i sistemi lenti e macchinosi sono quelli che ti faranno mangiare dal leone (= i competitor).
Solo avendo chiari i propri obiettivi e le proprie possibilità, si potrà sopravvivere e raggiungere la piena soddisfazione.

Ciò che deve cambiare è essenzialmente l'approccio di ogni singolo utente o dell'azienda che si affaccia al web: capire e direzionare la propria identità e agire secondo criteri di autenticità, aprirsi completamente agli altri accettando a braccia aperte idee, critiche e consigli, collaborare ed essere generosi.

Una volta compreso questo (il core del nostro social business), possiamo iniziare il nostro lavoro sui social media.


- Esaurimento da social, cosa NON fare d'impulso!
- Hai scritto un bel post? Promuovilo come un reporter d'assalto!
- Non sei "il più intelligente nella stanza"? Allora devi essere Spongebob!

lunedì 1 settembre 2014

Esaurimento da social? Prima degli istinti omicidi, leggi qua!

Immagine by Charlie Bink
Sai cos'è la sindrome da burnout?

Prima che tu mi abbandoni per fiondarti su wikipedia... se dico stress a cosa pensi?

Esatto, tutta quella (brutta) serie di cause che ti portano ad essere iperteso, irritabile, negativo, incattivito...  Una volta questo fenomeno si affibbiava solo alle professioni “d'aiuto” (hai presente il settore medico-sociale?) ma poi è stata estesa al mondo del lavoro a tutto tondo – che tu ci creda o meno, anche al settore pubblico, parlo per esperienza – e infine, naturalmente, può essere ritrovata anche nel nostro utilizzo professionale o meno dei social media.


Per farla breve: questione di expectations vs. reality, l'entusiasmo viene meno, le motivazioni dell'impegno pure, le soddisfazioni si negano anche al telefono, e il lavoro ti chiede troppo per non darti niente in cambio. Suona familiare?

Ti sembra di non “arrivare mai”, gli obiettivi rimangono troppo lontani, chi dovrebbe darti una mano latita, non ottieni risultati anche se ti impegni... tutte cause che portano il tuo umore sottozero e che poi ti portano ad essere nervoso, distaccato, negativo, assente verso tutto e tutti.

Ne vale la pena? Ovviamente no. Puoi farci qualcosa? Certo!

Parlo da “semplice” utilizzatore dei media di ogni natura, non certo da trombone con le soluzioni in tasca, ma posso – avendolo vissuto sulla mia pelle – azzardare qualche ipotesi su come sconfiggere questo brutto muso del burnout. Parlo dei social, non del lavoro. Lì le variabili sono talmente tante e complesse che sarebbe davvero presuntuoso cercare di risolverle in un post!


Ok, dunque come evitare di “bruciare” il nostro entusiasmo verso questi splendidi mezzi che sono i social media? Oltre ad alcune raccomandazioni di carattere generale per partire al meglio (vedi qui), ecco cosa fare quando ti senti arrivato al picco del tuo odio social e del rifiuto verso il prossimo virtuale:

  • Non perdere la calma e non cancellare nessuno dei tuoi profili. Non del tutto. Nel momento in cui vorresti farlo può sembrare una buona idea (l'idea di sparire – anche se è solo un'idea – è allettante), ma se prima o poi vorrai tornare ad essere presente online, dover rifare tutto potrebbe essere decisamente frustrante. 

  • Cambia il tuo modo di essere presente online. Prima di gettare la spugna, fai un tentativo estremo: modifica completamente il tuo approccio ai social. Tanto, che hai da perdere, se secondo te adesso non funziona? Quando dico completamente, intendo proprio del tutto: fai esattamente l'opposto di quelle che sono le tue abitudini (posta meno/di più, parla di altro, cambia stile), mantenendoti sempre entro i limiti della netiquette.
  • A proposito di netiquette: ricorda sempre che l'educazione è tutto. Non permettere mai al tuo stato di frustrazione di trasformarti in un eremita cinico e avvelenato. Non c'è niente di peggio che vedere gente che sta online a sputare sentenze sui social e maltrattare chi li utilizza (oltre che un palese ossimoro, l'eremita social è un personaggio ridicolo, no?) 
  • Fuggi dal pc (anche dallo smartphone!) e immergiti nella realtà. I social ti hanno stufato, li trovi falsi e/o privi di stimoli e riscontri? Rimani attivo ma dirada l'attività, e impegnati nel vivere “la vita reale”. Magari vedrai che anche là fuori le cose non vanno meglio, o forse troverai persone per cui valga (ri)stabilire connessioni anche online. Socializzare nel mondo reale regala un miliardo di punti di vista differenti e di nuovi modi di approcciare le relazioni – anche quelle online. Provare per credere. 
Questi non sono che “piccoli” accorgimenti. È facilissimo cadere in uno stato di “apatia social”, soprattutto se la nostra attività ha bisogno di riscontri dall'esterno.
Ma è anche altrettanto facile trovare un equilibrio, basta non soffermarsi troppo su quello che ci irrita o ci fa star male: lasciamo cadere, ogni tanto, le polemiche e disinteressiamoci di chi sembra essere sempre e comunque una star!

Il segreto – che segreto non è – è abituare il cervello a pensare un pochino di più a te stesso e al tuo bene.



- Non sei "il più intelligente nella stanza"? Allora devi essere Spongebob!
- Allena il cervello ad avere buone idee!
- Hai scritto un bel post? Promuovilo come un reporter d'assalto!

venerdì 29 agosto 2014

Non sei "il più intelligente nella stanza"? Allora devi essere Spongebob!

Immagine via
Se sei la persona più intelligente nella stanza, probabilmente hai sbagliato stanza”.

Ti è mai capitato di leggere questa frase, scritta (o copiata e incollata) sulla bacheca di qualche tuo amico simpaticone?
A me è successo diverse volte, l'ultima proprio ieri.
E ho pensato: “Beh, a volte è proprio bello sbagliare stanza, anzi... è necessario”.

Perché? Semplice. Tutti noi pensiamo, in qualche modo, di essere i migliori in quello che facciamo, anche soltanto in una delle nostre passioni. Scontrarci - anzi, trovarci nello stesso ambiente - con chi invece ci dimostra (senza alcuna fatica o presunzione) di essere migliore di noi e di ottenere i risultati che per adesso possiamo solo sognare... è un'esperienza fondamentale.

Credo non esista niente di più motivazionale dello sbattere il naso contro il muro rappresentato dalle persone che, svolgendo semplicemente un lavoro o dedicandosi a qualcosa che piace loro, ci fanno comprendere i nostri difetti, le nostre mancanze. O magari, ci illuminano con un metodo creativo-produttivo che non avremmo mai pensato, e che probabilmente riuscirem(m)o a mettere in pratica anche noi.

Il motivo è presto detto: tu sei creativo come chiunque altro, se vuoi. Nessuno è stato toccato da un'Intelligenza Superiore per ottenere le proprie capacità di avere idee e di saperle sviluppare. L'unica illuminazione che ti serve è quella degli stimoli esterni che saprai cercare, trovare e, infine, elaborare...

- Devi essere una spugna: esatto! Pensa di essere un piccolo Spongebob. Devi ingigantirti assorbendo tutto quello che ti circonda. Fai in un modo di avere sempre dei buoni stimoli ogni giorno, leggi in modo compulsivo fonti che si occupano dei tuoi interessi e anche di argomenti che ti sono estranei (non vorrai mica fossilizzarti, vero?). Alla fine avrai trattenuto di sicuro qualcosa che ti servirà e renderà più ricco e saggio.

- Crea un appuntamento fisso per la tua creatività. Sii abitudinario: non crederai mica alla leggenda degli artisti che fanno vita sregolata e producono le loro opere in estemporanea, vero? Tu devi essere un noioso impiegato della creatività. Trova un orario a te consono e utilizzalo ogni giorno. Un'ora, magari. Mettiti alla scrivania e inizia a sfidare il foglio bianco. Strizza i tuoi neuroni.

- Raccogli ogni ispirazione. Un autore che mi piace molto, Neil Gaiman, dice che l'ispirazione arriva da ogni parte, e a volte bisogna difendersi. Nel senso che, se uno arriva al punto di essere capace di trovare stimoli nella vita che lo circonda, nei dialoghi con gli altri e in tutto quello che vede/legge... dovrà trattenersi dallo scrivere in ogni momento appunti sul taccuino per poter vivere la propria giornata senza il naso sul bloc-notes. Puoi provarci, no?

- Infine, per citare l'onnipresente Seth Godin... se ti senti bloccato, fai uno sforzo d'immaginazione e inizia qualcosa, qualsiasi cosa. Pensa alla prima cosa che ti passa in testa e sviluppala, segnando la data sul calendario e fissando una scadenza. Fare qualcosa è sempre meglio di fare niente.

La vera differenza, nella creatività, è tra il nulla e il qualcosa: non aver paura di creare e di misurarti con gli altri.

Se ti va di leggere ancora qualcosa...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- Allena il cervello ad avere buone idee!
- Hai scritto un bel post? Promuovilo come un reporter d'assalto!

mercoledì 27 agosto 2014

Promuovere il tuo post? Devi agire da reporter d'assalto

Fonte
Hai scritto un post bellissimo, hai impiegato un paio di giorni – o anche più – per trovare l'idea, strutturarla, consultare fonti autorevoli, scrivere la bozza e cesellare la forma finale del testo.

Sei soddisfatto, e ora premi il tasto “Pubblica” con un bel sorrisone.

Cosa sorridi? Sei a malapena a metà del lavoro!

Da quando ho iniziato a scrivere su questo blog, mi sono reso conto di una cosa: scrivere bene conta molto, ma non è tutto.

Capitan Ovvio, eh? Beh, mica tanto. Finchè non ti trovi a fare i conti con la dura realtà, ovvero che tu e il tuo blog dovrete lottare contro la (giusta e naturale) indifferenza della gente, non capisci quanto valore ha la corretta promozione del tuo lavoro.

Quindi, se non hai i numeri sperati (consiglio flash: non sopravvalutarti e non essere troppo ottimista) inizia a farti un esamino di coscienza e chiediti “Ho fatto davvero di tutto per promuovere al meglio quello che ho scritto?”

Anche il contenuto più utile e ben realizzato, infatti, non è niente senza una decente visibilità.

Per questo – perdonami il “solito” parallelismo giornalistico – devi ragionare come se tu fossi un reporter d'assalto freelance e il post/blog la tua grande notizia: quindi, hai il compito di “diffondere” la tua notizia in modi diversi, su media diversi.

Primo step: pensare a fare uno o più titoli per ogni “mezzo di comunicazione”: una volta c'erano radio, tv, giornali... adesso Twitter, Facebook e Google+. Per ognuno di questi, elabora più frasi di lancio per il tuo post, ben mirate e che contengano parole chiave e concetti centrali.

Rifletti: su Twitter ci vogliono un paio di hashtag azzeccati, su Facebook questi non funzionano granché e servono piuttosto un paio di righe ben scritte per presentare il contenuto... Google+ impone invece una vera e propria sintesi del post, formattata come fosse un testo indipendente, tra le 5 e le dieci righe, per funzionare alla grande.

Spaventato? No, questa deve essere una sfida stimolante per il tuo cervello!

Ok, una volta stabilito come e dove pubblicare, c'è però da fare qualche ulteriore “lancio” della nostra notizia-post anche attraverso delle “agenzie di stampa intermedie”, che si occupano di quel dato argomento. Ovviamente intendo i gruppi e le community che esistono su ogni social: non stai ancora sfruttando questa risorsa? Male! Fai una veloce ricerca in base ai tuoi interessi (e agli argomenti del tuo blog) e iscriviti, presentati e inizia a contribuire. Poi, presenta i tuoi post, che devono essere utili e “di valore”. Yeah!

Un buon giornalista, poi, non manca mai di essere curioso e di voler implementare il proprio lavoro con altre informazioni ed opinioni. Non essere timido, quando linki il tuo contributo, poni delle domande in merito al contenuto agli altri utenti del web. Sfidali e chiedi un parere. Farai del bene a te, a loro e al tuo post.

Ricorda poi una regola generale: se scrivi un buon post, uno che senti davvero e nel quale ti impegni per dare “qualcosa” agli altri, difficilmente questo invecchierà. Ogni tanto rispolveralo, aggiornalo e fallo vivere di nuovo sui social... poi rimettilo sulla mensola a risplendere.

E il tuo metodo per promuovere i post qual è?


martedì 26 agosto 2014

La vita (non) è tutta un SELFIE, neppure in tv!

Quando il cinema e la tv si occupano delle “nuove tendenze”, in particolare di tecnologia, spesso queste vengono approcciate in maniera goffa e poco rispettosa della loro natura.

Figuriamoci quindi cosa può succedere con una serie che si intitola Selfie... sì, avete letto bene, proprio come quelli che vi fate in continuazione. Una serie tv che, dunque, dovrebbe parlare di social media, o almeno affrontarli come motore delle vicende.

Prima di farvi venire l'orticaria – se non sopportate i selfie – rilassatevi: il telefilm, in onda sul canale americano ABC, non tratta di dodicenni o superstar con tendenze megalomani, ma di una sciacquetta di effimero successo online che deve riprendersi da un epic fail...

La cosa migliore di questo pilot (cioè primo episodio) sono i due protagonisti, Karen Gillan (la “storica” Amy Pond di Doctor Who) e John Cho (il Sulu del nuovo Star Trek al cinema).

Lei, Eliza, è una ex-bruttina della scuola adesso trendsetter e maniaca dei social, mentre lui, Henry, un esperto di marketing che odia la falsità dei rapporti online, ipercritico e metodico. Entrambi gli attori sono molto bravi e in parte, e salvano il prodotto dal naufragio alla prima sortita.

Non pensate, però, di trovarvi di fronte ad un prodotto che parla di internet e di web marketing: come i nomi dei due personaggi suggeriscono, siamo dalle parti di una sorta di remake moderno di My Fair Lady. Lei non è autentica e deve ricostruirsi un'immagine, lui è un riservato esperto in materia: uno scontro tra opposti che finiranno per attrarsi, con il mondo dei social a fare da teatro, invece di quello dell'alta società.

Il difetto di questo primo “assaggio” sta nell'indecisione del prodotto nel coniugare l'anima “al passo con i tempi” all'impianto vecchio stile: alla fine l'utilizzo dei social viene affrontato come la solita “diavoleria moderna” che ostacola la vita reale e non rappresenta una fonte di rapporti utili e veri. Non si contano le battute piuttosto banali in materia (tipo lo scambio “La tua mancanza di rapporti sociali ti rende così bravo a lavoro?” “Mi sembra facile non creare connessioni in una città che apprezza solo la connessione wi-fi”) così come le scene in cui gli amici virtuali non rispondono ai messaggi – anzi, non sono empatici! - e non interagiscono quando Eliza si sente giù.

Andiamo, se fosse una vera instagramer/tweetstar per lei sarebbe semplicissimo ricevere feedback positivi anche per il suo stato d'animo contrariato (magari con un selfie without makeup?). Ok, magari non le porterebbero il ginger ale a casa come lei vorrebbe, ma questa cosa del tanti amici online-nessun amico vero è un po' stiracchiata.

Se c'è qualcosa che puoi imparare da questo primo episodio di Selfie, è avere la netta sensazione che i vezzi di scrittura più grossolani siano proprio lo specchio della percezione che hanno “di noi” le molt(issim)e persone non social-pratiche (o non social-enthusiast).

Considerato però che il pubblico di riferimento è quello giovane e smaliziato, come si risolverà questa ambiguità della serie tv?

Beh, io intanto continuo a vederla.

Vuoi leggere ancora qualcosa? Prova...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- Prima di pensare al successo... migliora te stesso!

lunedì 18 agosto 2014

Come utilizzare meglio i social media (ed evitare travasi di bile)

Fonte
Ti è mai capitato – di punto in bianco - di ritrovarti a fissare lo schermo di pc/smartphone/tablet mentre sei sui social, in preda a sentimenti contrastanti? Di sentire una specie di vuoto, un sentimento misto di noia e malinconia, unito alla vaga sensazione di aver perso tempo?

Ecco, i social media tendono, a volte, a farti cadere in questa insidiosa trappola: ti seducono, chiedendo la tua attenzione e il tuo tempo, e poi ti abbandonano dopo aver trasformato il piacere in un indefinito groviglio di insoddisfazione.

Da un po' di tempo ho deciso di imprimere una svolta alla mia vita online. Con un semplice obiettivo: dare dignità al tempo che passo sul web e trarne il massimo, evitando tristezze, arrabbiature e noia e cercando di esaltare, invece, quanto di buono le persone possono darmi e quello che io posso dare a loro, in primis.

I social sono il luogo dove spesso l'apparenza regna, e dove la sfida è quella di essere capaci di creare qualcosa di concreto e “di sostanza”.

Cosa non ti piace vedere sui social e cosa sarebbe meglio evitare? Tento, sulla base dell'esperienza, di avanzare qualche ipotesi:

  • Perderti tra mille status, post e immagini 
  • Arrabbiarti per l'ennesima polemica futile di qualche contatto 
  • Invidiare chi si vanta continuamente della sua “bella vita” 
  • Vedere i successi altrui e farti venire l'ansia 
  • Deprimerti per continui contenuti tristi o lamentosi 
Poi ci sono i “bombardamenti” sulle timeline: felicità vera e presunta sbandierata con decine di status-foto, matrimoni come se piovesse, lutti e pianti quotidiani, vacanze perenni, cronaca nera sbattuta in faccia a tutti con foto tremende a corredo, litigi tra due o più utenti sbandierati nella piazza virtuale...

Ben consapevole di aver talvolta commesso certi errori in passato (non li ho cancellati, così se “scorro” indietro li ho sempre a portata di mano), ho stilato quindi un piccolo elenco di cose da fare per migliorare l'esperienza social, che spero possa essere utile anche a te.

IL CORAGGIO DI FARE PULIZIA
Inizia a nascondere, su Facebook, le notifiche – senza necessariamente togliere l'amicizia - a quelli che sono sempre e comunque incazzati con il mondo, negativi e ultra-polemici (vai su uno status di quella persona > freccina in alto a destra > non seguire più).


Inizia a scorrere la tua lista dei follow su Twitter e defollowa chi non ti piace e non ti risulta utile. Crea delle liste di interessi e utilizzale regolarmente (Impostazioni > Liste, ne create quante volete, a tema, buttando dentro chi davvero conta).

Inizia a dare valore alle diverse cerchie di Google Plus e attiva le notifiche solo di chi davvero regala qualcosa di positivo.

Quando sarai a metà del lavoro, potrai già notare una sensibile differenza nelle tue timeline. Fare pulizia, in modo oculato e non drastico, migliora di netto l'esperienza social e regala tutto un altro modo di vivere il nostro “mondo” online.

METTI(TI) UN TEMPO LIMITE
La gestione del tempo è l'impresa più difficile e impegnativa che esista. Parola di uno che si ritrova ogni sera a rimuginare su quello che poteva fare in più e non ha fatto.

Stabilire degli orari e darsi scadenze, soprattutto per chi lavora attaccato al pc e con i social media, è imperativo: certo, è bello bighellonare un po' online per reperire aggiornamenti e informazioni, ma il rischio di “perdersi” è sempre altissimo. 

Per questo, sveglie sullo smartphone, cronometri sull'orologio da polso, reminder su Google Calendar e via dicendo sono i nostri migliori alleati. Creare una scaletta di massima giornaliera e fissare degli orari per portare a termine i nostri impegni è il punto di partenza migliore per stimolarci ad evitare perdite di tempo di qualsiasi natura.

DEVI ESSERE TU IL PRIMO A “CAMBIARE”
Come recita una famosa (e un po' abusata) massima di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Siccome io per primo sono un po' insofferente agli aforismi che spesso rimangono su carta (digitale o meno), mi costringo a rispondere a questa domanda: voglio ritrovarmi a fare gli errori che detesto?

Non è una mera questione di dare il buon esempio: è mettersi in una posizione che non ci rende contraddittori, ma fedeli al nostro proposito. Ragionando all'inverso: vogliamo che gli altri ci cancellino, defollowino, nascondano le nostre notifiche? No. E allora, pensiamo bene ad ogni nostra mossa – e parola – online. Solo così saremo in grado di migliorarci e capire quello che possiamo dare agli altri, facendo del bene a noi stessi.

IL VALORE DELL'EDUCAZIONE
No, non punto a fare la Montessori di turno, ma... hai notato che con l'esplosione dei social è aumentata esponenzialmente la maleducazione nelle “discussioni”? 

Online si trovano degli esempi eclatanti: non parlo solo dei troll sotto i post di Repubblica.it o dei flame creati dai sostenitori di questo o quel soggetto politico... parlo degli scambi che spesso vediamo tra persone che si conoscono online, per i motivi più disparati. I toni tendono ad alzarsi in modo velocissimo, oppure si vede dello spam incontrollato, nonché della vera e propria maleducazione nel rispondere a osservazioni e opinioni.

Riscoprire l'educazione (la famosa 'netiquette', tanto snobbata da molti) può cambiare in meglio la nostra presenza online. Chiedere gentilmente, ringraziare, comprendere le posizioni altrui senza attaccare, stemperare le polemiche con leggerezza e ironia... grazie al tempo del tragitto cervello-tastiera, il nostro pensiero può trovare mille modi per avere ragione di essere pubblicato online.

CERCA (E PRODUCI) COSE BELLE
Welcome to the Internet! Abbiamo gattini che cavalcano unicorni sopra arcobaleni di cupcake!
Nella vastità folle del web c'è sempre spazio per qualcosa di bello, di utile e di stimolante da cercare... e trovare. Basta sapere cosa davvero ci piace e ci fa stare bene.

Spendi il tempo che utilizzi per scorrere (magari annoiato) gli status di persone di cui poco o nulla ti importa per cercare immagini, pensieri, video dedicati agli argomenti che ti stanno a cuore. Non sarà mai tempo buttato. Quello della ricerca è un esercizio fondamentale e produttivo, un'avventura quotidiana che ci fa sentire dei fichissimi Indiana Jones digitali.

Allo stesso modo, se devi dire qualcosa, cerca di farlo nel modo migliore. Chiediti se non sia il caso di elaborare il pensiero in un altro modo. Se può dare “qualcosa” agli altri.  
I social hanno la propria ragione d'esistere nella propria definizione: non essere egoista, autoreferenziale, disinteressato. 

giovedì 7 agosto 2014

I sette peccati (o vizi?) capitali dei social media: salviamoci!

C'è grossa crisi, come diceva Guzzanti: la nostra anima social è minacciata in ogni momento da comportamenti pericolosi che possono farci perdere la retta via e indurci in tentazione, rovinando la nostra esperienza online (e anche la vita offline!).

In un post molto divertente, Bill Nolan ha lanciato uno spunto che ho deciso di ampliare e fare mio: nel mondo social, più che mai, quelli che definiamo peccati andrebbero chiamati correttamente vizi capitali (nell'interpretazione cristiana il vizio è già un peccato!). Sono vizi che possono essere affrontati, corretti e annullati.
Bando alle ciance e via alla carrellata!


Una mia umile rilettura di un capolavoro pittorico di Hieronymus Bosch.





SUPERBIA
"Sono il migliore!". Capita: in fondo, la presenza sulla vetrina dei social, al netto delle esigenze professionali, è dettata anche da un po' di vanità e di orgoglio. La cosa diventa un po' limitante quando uno pensa di essere speciale e in grado di dire cose uniche, interessanti e perfette. E soprattutto degne dell'attenzione e dell'apprezzamento degli altri, così, senza neppure sudare. Ecco, magari si esagera un pochettino con la sicurezza nei propri mezzi. 

INVIDIA
No, non si parla del sentimento che sale vedendo le foto delle ferie altrui (e alcuni sembrano essere perennemente in ferie!). Entriamo nel campo dei risultati dei propri post/status/tweet/foto. Un deserto, con qualche sparuto 'mi piace', pochi +1, non parliamo poi dei retweet. Guardi chi fa più o meno le tue stesse cose, noti le sue decine di feedback e condivisioni, ed entri nella spirale del: perchè lui sì e io no? Sono uguale se non meglio! Consigliati, in questo caso, calmanti e sonniferi.

GOLA
Come un bambino che ha scoperto dove la mamma nasconde i dolci, ti sei tuffato su tutti i social: Facebook è la Nutella, Twitter la marmellata, Instagram i Pan di stelle, Google+ le Gocciole (magari extra dark), Pinterest i Chupa Chups, LinkedIn... uhm, la liquerizia. Ok, dopo tutta questa abbuffata, sei sicuro di riuscire ad avere una presenza decente, aggiornamenti costanti, abbastanza cose da dire e le capacità di affrontare ogni singolo social secondo le sue caratteristiche peculiari? A strafogarsi si ottiene solo un gran mal di pancia.

LUSSURIA
Desideri dunque avere seguito, ovunque, in ogni modo. I risultati (vedi sopra) latitano. Allora fai di tutto, aggiungi-followi-implori chiunque a casaccio, compri mi piace/fan, ti lanci in operazioni che non hanno nulla a che fare con l'engagement spontaneo. Risultato: ti ritrovi con una moltitudine di seguaci falsi (e facili da individuare per chiunque) e nessuna interazione, il che farà scattare il campanello d'allarme a quei pochi sfortunati che capiteranno davvero per caso sui tuoi profili/pagine.

AVARIZIA
Sei bravissimo e tu lo sai. Sei forte, sei un esperto, sei un tipo di successo. Quindi perché dovresti condividere le tue strategie, i tuoi segreti e i tuoi trucchi con gli altri? Sia mai! La gente generosa è sciocca e poco accorta. I social si utilizzano per mettere in mostra se stessi e il proprio business, farsi selfie celebrative e postare gattini.
Perfetto, hai centrato in pieno il punto.

ACCIDIA
Vizio pericolosissimo e subdolo: si sta online e si perde tempo senza neppure rendersene conto. Certo, l'accidia è propria di chi si rema contro, dedicando le proprie energie ad altro che non sia l'aggiornamento personale, la cultura professionale, la content curation, la lettura di articoli interessanti degli altri utenti, la creazione di una strategia sensata per la propria presenza online. Tradotto: giochi contro te stesso? Ok, ma poi non lamentarti.

IRA
La summa di tutti i peccati/vizi precedenti, lo stadio finale dalla frustrazione che deriva dalla concezione e dall'uso sbagliato dei social media. Una rabbia cieca verso tutti e tutti, un odio sordo verso coloro che hanno il difetto di fare le cose per bene, essere precisi, onesti e generosi verso i propri amici-utenti-follower.

Salva te stesso! Cura la tua anima social!
Fuggi da questi vizi capitali!
La tua vita (online e offline) sarà molto più bella, ricca, felice e soddisfacente.

Ti va di leggere ancora qualcosa? Prova:
- Post perfetto, esiste una formula?

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- Il web, il progresso e i cadaveri della middle-class
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