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venerdì 29 agosto 2014

Non sei "il più intelligente nella stanza"? Allora devi essere Spongebob!

Immagine via
Se sei la persona più intelligente nella stanza, probabilmente hai sbagliato stanza”.

Ti è mai capitato di leggere questa frase, scritta (o copiata e incollata) sulla bacheca di qualche tuo amico simpaticone?
A me è successo diverse volte, l'ultima proprio ieri.
E ho pensato: “Beh, a volte è proprio bello sbagliare stanza, anzi... è necessario”.

Perché? Semplice. Tutti noi pensiamo, in qualche modo, di essere i migliori in quello che facciamo, anche soltanto in una delle nostre passioni. Scontrarci - anzi, trovarci nello stesso ambiente - con chi invece ci dimostra (senza alcuna fatica o presunzione) di essere migliore di noi e di ottenere i risultati che per adesso possiamo solo sognare... è un'esperienza fondamentale.

Credo non esista niente di più motivazionale dello sbattere il naso contro il muro rappresentato dalle persone che, svolgendo semplicemente un lavoro o dedicandosi a qualcosa che piace loro, ci fanno comprendere i nostri difetti, le nostre mancanze. O magari, ci illuminano con un metodo creativo-produttivo che non avremmo mai pensato, e che probabilmente riuscirem(m)o a mettere in pratica anche noi.

Il motivo è presto detto: tu sei creativo come chiunque altro, se vuoi. Nessuno è stato toccato da un'Intelligenza Superiore per ottenere le proprie capacità di avere idee e di saperle sviluppare. L'unica illuminazione che ti serve è quella degli stimoli esterni che saprai cercare, trovare e, infine, elaborare...

- Devi essere una spugna: esatto! Pensa di essere un piccolo Spongebob. Devi ingigantirti assorbendo tutto quello che ti circonda. Fai in un modo di avere sempre dei buoni stimoli ogni giorno, leggi in modo compulsivo fonti che si occupano dei tuoi interessi e anche di argomenti che ti sono estranei (non vorrai mica fossilizzarti, vero?). Alla fine avrai trattenuto di sicuro qualcosa che ti servirà e renderà più ricco e saggio.

- Crea un appuntamento fisso per la tua creatività. Sii abitudinario: non crederai mica alla leggenda degli artisti che fanno vita sregolata e producono le loro opere in estemporanea, vero? Tu devi essere un noioso impiegato della creatività. Trova un orario a te consono e utilizzalo ogni giorno. Un'ora, magari. Mettiti alla scrivania e inizia a sfidare il foglio bianco. Strizza i tuoi neuroni.

- Raccogli ogni ispirazione. Un autore che mi piace molto, Neil Gaiman, dice che l'ispirazione arriva da ogni parte, e a volte bisogna difendersi. Nel senso che, se uno arriva al punto di essere capace di trovare stimoli nella vita che lo circonda, nei dialoghi con gli altri e in tutto quello che vede/legge... dovrà trattenersi dallo scrivere in ogni momento appunti sul taccuino per poter vivere la propria giornata senza il naso sul bloc-notes. Puoi provarci, no?

- Infine, per citare l'onnipresente Seth Godin... se ti senti bloccato, fai uno sforzo d'immaginazione e inizia qualcosa, qualsiasi cosa. Pensa alla prima cosa che ti passa in testa e sviluppala, segnando la data sul calendario e fissando una scadenza. Fare qualcosa è sempre meglio di fare niente.

La vera differenza, nella creatività, è tra il nulla e il qualcosa: non aver paura di creare e di misurarti con gli altri.

Se ti va di leggere ancora qualcosa...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- Allena il cervello ad avere buone idee!
- Hai scritto un bel post? Promuovilo come un reporter d'assalto!

mercoledì 27 agosto 2014

Promuovere il tuo post? Devi agire da reporter d'assalto

Fonte
Hai scritto un post bellissimo, hai impiegato un paio di giorni – o anche più – per trovare l'idea, strutturarla, consultare fonti autorevoli, scrivere la bozza e cesellare la forma finale del testo.

Sei soddisfatto, e ora premi il tasto “Pubblica” con un bel sorrisone.

Cosa sorridi? Sei a malapena a metà del lavoro!

Da quando ho iniziato a scrivere su questo blog, mi sono reso conto di una cosa: scrivere bene conta molto, ma non è tutto.

Capitan Ovvio, eh? Beh, mica tanto. Finchè non ti trovi a fare i conti con la dura realtà, ovvero che tu e il tuo blog dovrete lottare contro la (giusta e naturale) indifferenza della gente, non capisci quanto valore ha la corretta promozione del tuo lavoro.

Quindi, se non hai i numeri sperati (consiglio flash: non sopravvalutarti e non essere troppo ottimista) inizia a farti un esamino di coscienza e chiediti “Ho fatto davvero di tutto per promuovere al meglio quello che ho scritto?”

Anche il contenuto più utile e ben realizzato, infatti, non è niente senza una decente visibilità.

Per questo – perdonami il “solito” parallelismo giornalistico – devi ragionare come se tu fossi un reporter d'assalto freelance e il post/blog la tua grande notizia: quindi, hai il compito di “diffondere” la tua notizia in modi diversi, su media diversi.

Primo step: pensare a fare uno o più titoli per ogni “mezzo di comunicazione”: una volta c'erano radio, tv, giornali... adesso Twitter, Facebook e Google+. Per ognuno di questi, elabora più frasi di lancio per il tuo post, ben mirate e che contengano parole chiave e concetti centrali.

Rifletti: su Twitter ci vogliono un paio di hashtag azzeccati, su Facebook questi non funzionano granché e servono piuttosto un paio di righe ben scritte per presentare il contenuto... Google+ impone invece una vera e propria sintesi del post, formattata come fosse un testo indipendente, tra le 5 e le dieci righe, per funzionare alla grande.

Spaventato? No, questa deve essere una sfida stimolante per il tuo cervello!

Ok, una volta stabilito come e dove pubblicare, c'è però da fare qualche ulteriore “lancio” della nostra notizia-post anche attraverso delle “agenzie di stampa intermedie”, che si occupano di quel dato argomento. Ovviamente intendo i gruppi e le community che esistono su ogni social: non stai ancora sfruttando questa risorsa? Male! Fai una veloce ricerca in base ai tuoi interessi (e agli argomenti del tuo blog) e iscriviti, presentati e inizia a contribuire. Poi, presenta i tuoi post, che devono essere utili e “di valore”. Yeah!

Un buon giornalista, poi, non manca mai di essere curioso e di voler implementare il proprio lavoro con altre informazioni ed opinioni. Non essere timido, quando linki il tuo contributo, poni delle domande in merito al contenuto agli altri utenti del web. Sfidali e chiedi un parere. Farai del bene a te, a loro e al tuo post.

Ricorda poi una regola generale: se scrivi un buon post, uno che senti davvero e nel quale ti impegni per dare “qualcosa” agli altri, difficilmente questo invecchierà. Ogni tanto rispolveralo, aggiornalo e fallo vivere di nuovo sui social... poi rimettilo sulla mensola a risplendere.

E il tuo metodo per promuovere i post qual è?


martedì 26 agosto 2014

La vita (non) è tutta un SELFIE, neppure in tv!

Quando il cinema e la tv si occupano delle “nuove tendenze”, in particolare di tecnologia, spesso queste vengono approcciate in maniera goffa e poco rispettosa della loro natura.

Figuriamoci quindi cosa può succedere con una serie che si intitola Selfie... sì, avete letto bene, proprio come quelli che vi fate in continuazione. Una serie tv che, dunque, dovrebbe parlare di social media, o almeno affrontarli come motore delle vicende.

Prima di farvi venire l'orticaria – se non sopportate i selfie – rilassatevi: il telefilm, in onda sul canale americano ABC, non tratta di dodicenni o superstar con tendenze megalomani, ma di una sciacquetta di effimero successo online che deve riprendersi da un epic fail...

La cosa migliore di questo pilot (cioè primo episodio) sono i due protagonisti, Karen Gillan (la “storica” Amy Pond di Doctor Who) e John Cho (il Sulu del nuovo Star Trek al cinema).

Lei, Eliza, è una ex-bruttina della scuola adesso trendsetter e maniaca dei social, mentre lui, Henry, un esperto di marketing che odia la falsità dei rapporti online, ipercritico e metodico. Entrambi gli attori sono molto bravi e in parte, e salvano il prodotto dal naufragio alla prima sortita.

Non pensate, però, di trovarvi di fronte ad un prodotto che parla di internet e di web marketing: come i nomi dei due personaggi suggeriscono, siamo dalle parti di una sorta di remake moderno di My Fair Lady. Lei non è autentica e deve ricostruirsi un'immagine, lui è un riservato esperto in materia: uno scontro tra opposti che finiranno per attrarsi, con il mondo dei social a fare da teatro, invece di quello dell'alta società.

Il difetto di questo primo “assaggio” sta nell'indecisione del prodotto nel coniugare l'anima “al passo con i tempi” all'impianto vecchio stile: alla fine l'utilizzo dei social viene affrontato come la solita “diavoleria moderna” che ostacola la vita reale e non rappresenta una fonte di rapporti utili e veri. Non si contano le battute piuttosto banali in materia (tipo lo scambio “La tua mancanza di rapporti sociali ti rende così bravo a lavoro?” “Mi sembra facile non creare connessioni in una città che apprezza solo la connessione wi-fi”) così come le scene in cui gli amici virtuali non rispondono ai messaggi – anzi, non sono empatici! - e non interagiscono quando Eliza si sente giù.

Andiamo, se fosse una vera instagramer/tweetstar per lei sarebbe semplicissimo ricevere feedback positivi anche per il suo stato d'animo contrariato (magari con un selfie without makeup?). Ok, magari non le porterebbero il ginger ale a casa come lei vorrebbe, ma questa cosa del tanti amici online-nessun amico vero è un po' stiracchiata.

Se c'è qualcosa che puoi imparare da questo primo episodio di Selfie, è avere la netta sensazione che i vezzi di scrittura più grossolani siano proprio lo specchio della percezione che hanno “di noi” le molt(issim)e persone non social-pratiche (o non social-enthusiast).

Considerato però che il pubblico di riferimento è quello giovane e smaliziato, come si risolverà questa ambiguità della serie tv?

Beh, io intanto continuo a vederla.

Vuoi leggere ancora qualcosa? Prova...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- Prima di pensare al successo... migliora te stesso!

lunedì 25 agosto 2014

Il contenuto utile è il Santo Graal. Ma come trovarlo?

Fonte
Fermo lì, gentile lettore, rimani incollato a questo articolo: ti spiegherò quanto e come un post nel tuo blog può essere (ritenuto) utile.

Ok, ci ho provato. Non sono ancora particolarmente bravo negli “attacchi” dei post, eh?
Quello che ho tentato di fare è lanciarti una secchiata d'acqua fredda nella prima riga e mezzo, per poterti presentare una piccola riflessione su ciò che si intende per contenuto utile.

Dopo mesi di letture in lungo e in largo per il web, su temi che riguardano informazione, social media, marketing e tecnologia, ho – da modesto giornalista quale sono – rilevato una semplice suddivisione di tipologie di utilità, che tu, scafato surfer internettiano, magari troverai ovvia. Però...

Tutorial (inglobo qui anche l'elenco di risorse), commenti & notizie, post “di sostanza” (temi generali, elaborazione di dati, teorie). Tralascio – al momento – interviste e recensioni, utili sì ma spesso in ottica di “semplice” smm, mentre i guest post possono ricadere in ognuna delle categorie sopra esposte.

Per uno come me che arriva dal mondo giornalistico, il tutorial è un po' come la notizia “di servizio”, fatta di elementi utili ma non interessante in sè. È vero, rimane per chi lo ha scritto un “patrimonio” dalla vita lunga, che non scade per molto tempo e che probabilmente otterrà accessi giornalieri costanti per diversi mesi, se non addirittura anni – fino al prossimo aggiornamento del sistema affrontato.

Ci sono poi i post che commentano notizie o fatti “del giorno” (es. la campagna #coglioneno, il dibattito sul giornalismo online) che sono l'equivalente delle notizie di cronaca nera o i lanci ANSA sulle dichiarazioni dei politici: spesso sono riflessioni di un certo interesse ma nascono e muoiono in quel preciso istante ed hanno un periodo di vita abbastanza breve, considerato anche che non possono essere aggiornate, se non in modo limitato ed episodico.

Infine, abbiamo i post “di sostanza”. Laddove nel mondo dell'informazione un articolo narrativo su un grande tema – lo storytelling applicato ad un fatto, elevato a sociologia - può raccogliere innumerevoli clic e avere una vita editoriale potenzialmente infinita, così alcuni post dedicati alle questioni centrali e cruciali dei social media, di internet e del web marketing possono durare in eterno.

Questa, per me, è la vera utilità che va oltre il (semplice?) risolvere un problema immediato dell'utente generico del www.

Non è sempre vero che un articolo breve è un articolo di successo (e viceversa). Lo è, spesso, in relazione alla chiarezza espositiva e alla gradevolezza della formattazione del testo. Un post di content marketing non è una pallosa nota politica: il pubblico che legge un articolo sui social o su un argomento che gli sta particolarmente a cuore, nonostante vada adescato con un incipit fenomenale, avrà una soglia d'attenzione più alta e non gli peserà la manina per scollare un po' in basso.

Statisticamente parlando, è anche più probabile che un utente, leggendo un articolo bello, illuminante e ricco di spunti, sia stimolato a salvarlo nei preferiti e a mandare a memoria il nome dell'autore (che poi verrà seguito su Twitter, sulla sua pagina FB, su LinkedIn...) rispetto ad un semplice tutorial.

Correggimi se sbaglio, ma spesso se vai a consultare un tutorial lo utilizzi soltanto per risolvere la tua necessità del momento e poi lo chiudi, a meno di non trovare qualcosa di veramente interessante.

Questo ci insegna che, certo, bisogna essere fighi anche nello scrivere delle semplici istruzioni (altro che il manualetto della radiosveglia!).

E tu come la pensi?

...e se hai voglia di leggere ancora qualcosa...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- L'idea (è) l'azione: tre consigli (e un esempio)
- Prima di pensare al successo... migliora te stesso!

venerdì 22 agosto 2014

L'idea (è) l'azione: tre consigli (e un esempio illustre)

Abel Ferrara è un regista di culto. Uno degli ultimi grandi registi che, a decenni dai suoi esordi, ancora riesce a trasformare in saggio e teoria ogni sua opera cinematografica.

La sua libertà creativa e il suo essere rigoroso lo hanno messo ai margini dell'industria “mainstream”. Nonostante questo, appassionati di cinema e addetti ai lavori lo considerano giustamente un genio. Un punto di riferimento.

In una recentissima intervista rilasciata a Nocturno, Ferrara parla di come sia riuscito a girare nel giro di pochissimo tempo (un anno circa) due film difficilissimi: uno sulla vicenda di Dominic Strauss-Kahn e l'altra, addirittura, sugli ultimi giorni di vita del “nostro” Pier Paolo Pasolini.

Come ha fatto? Lui è piuttosto chiaro: pur di fare film, sarebbe disposto a girarli con il telefonino, interpretando lui stesso tutti i personaggi. E cita un illustre collega, Roman Polanski: “Quando si vuole fare un film, l'ultima cosa da fare è sedersi ad un caffè per discutere. Se lo vuoi fare, agisci!

Ti è suonato un campanello in testa? Esatto, quella di Polanski non è che una regola generale declinata all'arte più complicata e dispendiosa al mondo: il cinema. Figuriamoci se, ragionando in questo modo, non possiamo creare qualsiasi altra cosa.

Pur in carenza di mezzi, Ferrara ha convinto due pezzi da novanta del mondo attoriale a prendere parte (e anche finanziare) i suoi progetti: Gerard Depardieu e Willem DaFoe. Come? Non certo soltanto per il suo nome e la sua fama. La chiave di volta è stata l'idea alla base dei due film, tanto che la sceneggiatura spesso è arrivata seconda rispetto al lavoro di squadra per ottenere i risultati che si cercavano.

Capisci dove voglio arrivare? L'idea è tutto. Le idee smuovono le montagne. Se buone e perseguite con impegno e dedizione, non c'è niente che le possa fermare. Ma ci sono almeno tre elementi fondamentali da considerare:

L'idea è semplice? Se la puoi riassumere in tre righe e non perde nulla della sua forza e della suo fascino, è probabilmente un'ottima idea. Ricorda: nessuno si fermerà a leggere dalle tre alle trenta pagine, mentre le tue tre righe potrebbero nel giro di trenta secondi cambiarti la vita (mi piace il numero tre, si è capito?)

Ci credi davvero? Se non credi in te stesso, nessun altro lo farà al posto tuo. Se sei al 100% convinto della tua idea, nessuno potrà fermarti. Sei disposto a mettere in campo tutto per realizzarla? Ce la farai. Ma non chiedere troppo a te stesso, sii pronto a coinvolgere gli altri e non farne un'ossessione...

“Ma tutto è già stato fatto!” E allora? Tutto si può fare meglio. Tutto può essere innovato. Tutto può essere riletto in modo migliore. Tanto per restare all'arte (e alla scrittura) pensa a Shakespeare. Ti sorprenderebbe l'elenco dei film che non sono altro che una riscrittura di temi già presenti nelle opere del Bardo inglese. Autore che a sua volta aveva saccheggiato molte opere antiche. Sei davvero sicuro che la tua idea non possa dire qualcosa di nuovo?

Inizia il tuo film, ovvero la tua impresa, qualunque essa sia. Non esitare. Usa tutti i mezzi a tua disposizione. Oggi ne abbiamo davvero molti per far notare quello che facciamo.
Se c'è del valore, sarà riconosciuto.


Se ti va di continuare a leggere...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- Allena il cervello ad avere buone idee!
- Prima di pensare al successo... migliora te stesso!

mercoledì 20 agosto 2014

Prima di pensare al successo, meglio migliorarsi!

Fonte
Ammetto che piazzare la parola “successo” nel titolo possa far pensare alla solita strategia acchiappa-clic.
Sempre più spesso mi capita di leggere in giro articoli, pur molto interessanti, che mettono il concetto di successo prima di ogni cosa, svelando “segreti” magari utili, ma che in realtà con il successo hanno a che fare poco o nulla.

Dato che, da umile pensatore non-di-successo, ritengo che prima di tutto bisogna provare ad essere persone migliori di quanto siamo (come avevo già scritto qui), ho provato a buttare giù qualche pensiero utile, che cerco di mettere in pratica ogni giorno (da aggiungere alle strategie di sopravvivenza sui social).

Se fossi un guru del life coaching – cosa che non sono – introdurrei questi punti con un preambolo del tipo: “Ecco le cose che fanno le persone di successo!”. Ma, tralasciando i roboanti strilloni marketing-oriented, non credo di sapere esattamente cosa fanno le persone di successo... e penso che invece tu sappia che quel tipo di persone hanno spesso successo indipendentemente dal loro caratteraccio e dalla loro educazione.

Quindi, quello che segue è solo un piccolo elenco di comportamenti che, in realtà, possono migliorare la nostra “salute mentale” mentre ci applichiamo sul lavoro e sulle relazioni online e offline (sono assolutamente aperto a contributi, suggerimenti e aggiunte da parte tua!)

CONTROLLA LE EMOZIONI NELLE DISCUSSIONI
Pensa a quando, da ragazzino, eri irruento e gli adulti ti dicevano “Conta fino a dieci prima di dire qualcosa!”. Ecco, la buona vecchia saggezza degli insopportabili adulti resta un faro per la persona giudiziosa. Essere emotivi è una grande risorsa, ma nelle discussioni (e/o nelle crisi su web e live) può essere un limite insidioso. 
Anche la causa più giusta del mondo può passare in secondo piano in una “guerra” a suon di dialettica più o meno virulenta. Per cui, conta fino a dieci (se hai tempo) prima di scrivere o prenditi qualche attimo per soppesare le parole che stai per pronunciare. Sarà un guadagno per tutti, soprattutto se riesci ad esprimerti con educazione e ragionevolezza.

PERDONA, RICORDA, EVITA RANCORI
Saper perdonare è un grande dono, e richiede – a volte – molta forza di volontà. Se perdoni non sei debole, sei saggio: sai che mantenere uno stato di agitazione e di rabbia non può che condizionare in peggio le tue giornate. 
Quando lo avrai fatto, però, non sarai che a un terzo del percorso: devi infatti mettere in un cassetto della tua testa le circostanze che hanno portato a questa situazione e farne tesoro per il futuro. 
Infine, devi essere convinto della tua scelta sapendo bene perché hai perdonato, evitando di serbare rancore e farlo affiorare nei futuri rapporti con la persona che ti ha fatto un torto. Altrimenti non sarà servito e sarai sempre a disagio.

LA PERFEZIONE NON ESISTE
Se lavori cercando la perfezione, probabilmente ricaverai solo frustrazione. La perfezione non esiste, ed essere troppo esigente con te stesso non ti renderà di certo la vita lavorativa migliore.
Anzi, potrebbe finire per generare ansia e impedirti di portare a termine in maniera serena i tuoi compiti. Dai il massimo, fai tutto quello che ritieni necessario per ottenere un ottimo risultato.
Ma non fasciarti la testa con l'idea di dover essere intoccabile o infallibile: tutto può essere rivisto e migliorato, l'importante è arrivare ad un punto in cui sei soddisfatto del tuo operato.

IL FALLIMENTO NON E' UNA SCONFITTA
A tutti piace avere successo, no? Riuscire ad avere risultati al primo colpo, ricevere complimenti, sentirsi soddisfatti. Beh, come sai, nella maggior parte dei casi le cose non funzionano così. Il lavoro viene rispedito indietro o non viene apprezzato, c'è da far fronte a richieste astruse e rivedere l'operato mille volte, e capita anche, ogni tanto, di veder andare in fumo tutti i nostri sforzi.
Fallire non è una sconfitta definitiva e non è certo la pietra tombale della nostra attività, qualunque essa sia. Il fallimento è soltanto un mattone della nostra esperienza in costruzione. Per questo è imperativo non fare una malattia delle cose andate storte: piuttosto, è utile renderle anticorpi che ci aiuteranno a difenderci meglio e a capire come affrontare situazioni analoghe.

PROBLEMI? MEGLIO PENSARE ALLE SOLUZIONI
Una delle cose che più mi limitano, nella vita di tutti i giorni, è fossilizzarmi su un problema e iniziare a disperarmi.
Finisco per rannicchiarmi sul divano a sentir rimbombare i pensieri in testa, o giro in tondo nello studio senza concludere niente e senza essere capace neppure di ascoltare gli altri o concentrarmi su qualcosa.
Ci vuole davvero tanta elasticità per skippare questa fase e passare allo step successivo: trovare una soluzione. Troppe volte ci lasciamo sopraffare dai pensieri negativi e non ci mettiamo a macinare pensieri costruttivi
Bene, costringiti allora a trovare subito una soluzione al problema che hai davanti: scrivila immediatamente, dove ti capita! Pensane poi un altro paio, costringiti a far galoppare i neuroni.
E a quelle persone che ti ammorbano con lamentele, sfighe e drammi – dopo aver prestato la giusta attenzione e un po' di conforto – chiedi: “Ok, ma adesso cosa puoi fare per uscire da questa situazione?”. Un aiuto a pensare vale più di mille pacche sulle spalle.

Se ti va di leggere ancora qualcosa, puoi provare:

lunedì 18 agosto 2014

Come utilizzare meglio i social media (ed evitare travasi di bile)

Fonte
Ti è mai capitato – di punto in bianco - di ritrovarti a fissare lo schermo di pc/smartphone/tablet mentre sei sui social, in preda a sentimenti contrastanti? Di sentire una specie di vuoto, un sentimento misto di noia e malinconia, unito alla vaga sensazione di aver perso tempo?

Ecco, i social media tendono, a volte, a farti cadere in questa insidiosa trappola: ti seducono, chiedendo la tua attenzione e il tuo tempo, e poi ti abbandonano dopo aver trasformato il piacere in un indefinito groviglio di insoddisfazione.

Da un po' di tempo ho deciso di imprimere una svolta alla mia vita online. Con un semplice obiettivo: dare dignità al tempo che passo sul web e trarne il massimo, evitando tristezze, arrabbiature e noia e cercando di esaltare, invece, quanto di buono le persone possono darmi e quello che io posso dare a loro, in primis.

I social sono il luogo dove spesso l'apparenza regna, e dove la sfida è quella di essere capaci di creare qualcosa di concreto e “di sostanza”.

Cosa non ti piace vedere sui social e cosa sarebbe meglio evitare? Tento, sulla base dell'esperienza, di avanzare qualche ipotesi:

  • Perderti tra mille status, post e immagini 
  • Arrabbiarti per l'ennesima polemica futile di qualche contatto 
  • Invidiare chi si vanta continuamente della sua “bella vita” 
  • Vedere i successi altrui e farti venire l'ansia 
  • Deprimerti per continui contenuti tristi o lamentosi 
Poi ci sono i “bombardamenti” sulle timeline: felicità vera e presunta sbandierata con decine di status-foto, matrimoni come se piovesse, lutti e pianti quotidiani, vacanze perenni, cronaca nera sbattuta in faccia a tutti con foto tremende a corredo, litigi tra due o più utenti sbandierati nella piazza virtuale...

Ben consapevole di aver talvolta commesso certi errori in passato (non li ho cancellati, così se “scorro” indietro li ho sempre a portata di mano), ho stilato quindi un piccolo elenco di cose da fare per migliorare l'esperienza social, che spero possa essere utile anche a te.

IL CORAGGIO DI FARE PULIZIA
Inizia a nascondere, su Facebook, le notifiche – senza necessariamente togliere l'amicizia - a quelli che sono sempre e comunque incazzati con il mondo, negativi e ultra-polemici (vai su uno status di quella persona > freccina in alto a destra > non seguire più).


Inizia a scorrere la tua lista dei follow su Twitter e defollowa chi non ti piace e non ti risulta utile. Crea delle liste di interessi e utilizzale regolarmente (Impostazioni > Liste, ne create quante volete, a tema, buttando dentro chi davvero conta).

Inizia a dare valore alle diverse cerchie di Google Plus e attiva le notifiche solo di chi davvero regala qualcosa di positivo.

Quando sarai a metà del lavoro, potrai già notare una sensibile differenza nelle tue timeline. Fare pulizia, in modo oculato e non drastico, migliora di netto l'esperienza social e regala tutto un altro modo di vivere il nostro “mondo” online.

METTI(TI) UN TEMPO LIMITE
La gestione del tempo è l'impresa più difficile e impegnativa che esista. Parola di uno che si ritrova ogni sera a rimuginare su quello che poteva fare in più e non ha fatto.

Stabilire degli orari e darsi scadenze, soprattutto per chi lavora attaccato al pc e con i social media, è imperativo: certo, è bello bighellonare un po' online per reperire aggiornamenti e informazioni, ma il rischio di “perdersi” è sempre altissimo. 

Per questo, sveglie sullo smartphone, cronometri sull'orologio da polso, reminder su Google Calendar e via dicendo sono i nostri migliori alleati. Creare una scaletta di massima giornaliera e fissare degli orari per portare a termine i nostri impegni è il punto di partenza migliore per stimolarci ad evitare perdite di tempo di qualsiasi natura.

DEVI ESSERE TU IL PRIMO A “CAMBIARE”
Come recita una famosa (e un po' abusata) massima di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Siccome io per primo sono un po' insofferente agli aforismi che spesso rimangono su carta (digitale o meno), mi costringo a rispondere a questa domanda: voglio ritrovarmi a fare gli errori che detesto?

Non è una mera questione di dare il buon esempio: è mettersi in una posizione che non ci rende contraddittori, ma fedeli al nostro proposito. Ragionando all'inverso: vogliamo che gli altri ci cancellino, defollowino, nascondano le nostre notifiche? No. E allora, pensiamo bene ad ogni nostra mossa – e parola – online. Solo così saremo in grado di migliorarci e capire quello che possiamo dare agli altri, facendo del bene a noi stessi.

IL VALORE DELL'EDUCAZIONE
No, non punto a fare la Montessori di turno, ma... hai notato che con l'esplosione dei social è aumentata esponenzialmente la maleducazione nelle “discussioni”? 

Online si trovano degli esempi eclatanti: non parlo solo dei troll sotto i post di Repubblica.it o dei flame creati dai sostenitori di questo o quel soggetto politico... parlo degli scambi che spesso vediamo tra persone che si conoscono online, per i motivi più disparati. I toni tendono ad alzarsi in modo velocissimo, oppure si vede dello spam incontrollato, nonché della vera e propria maleducazione nel rispondere a osservazioni e opinioni.

Riscoprire l'educazione (la famosa 'netiquette', tanto snobbata da molti) può cambiare in meglio la nostra presenza online. Chiedere gentilmente, ringraziare, comprendere le posizioni altrui senza attaccare, stemperare le polemiche con leggerezza e ironia... grazie al tempo del tragitto cervello-tastiera, il nostro pensiero può trovare mille modi per avere ragione di essere pubblicato online.

CERCA (E PRODUCI) COSE BELLE
Welcome to the Internet! Abbiamo gattini che cavalcano unicorni sopra arcobaleni di cupcake!
Nella vastità folle del web c'è sempre spazio per qualcosa di bello, di utile e di stimolante da cercare... e trovare. Basta sapere cosa davvero ci piace e ci fa stare bene.

Spendi il tempo che utilizzi per scorrere (magari annoiato) gli status di persone di cui poco o nulla ti importa per cercare immagini, pensieri, video dedicati agli argomenti che ti stanno a cuore. Non sarà mai tempo buttato. Quello della ricerca è un esercizio fondamentale e produttivo, un'avventura quotidiana che ci fa sentire dei fichissimi Indiana Jones digitali.

Allo stesso modo, se devi dire qualcosa, cerca di farlo nel modo migliore. Chiediti se non sia il caso di elaborare il pensiero in un altro modo. Se può dare “qualcosa” agli altri.  
I social hanno la propria ragione d'esistere nella propria definizione: non essere egoista, autoreferenziale, disinteressato. 

mercoledì 13 agosto 2014

Come allenare il cervello e avere buone idee

Hai presente la classica scena di un film in cui il protagonista ha toccato il fondo e poi – di punto in bianco – scatta in piedi come fosse impazzito, grazie all'illuminazione che gli cambia la vita e risolve tutti i suoi problemi?

Ecco, quella è la più semplice rappresentazione del momento in cui nasce un'idea.

Il cinema però ci ha sempre consegnato l'immagine di questa ispirazione come frutto di una situazione disperata, di uno stress psicologico enorme, di una reazione al fallimento.

La domanda è: come fare ad avere buone idee (non puntiamo subito a quelle geniali...) senza dover perdere, come nei film, lavoro, casa, partner?

Prima di tutto, avere la consapevolezza che devi essere pronto a partorire idee anche senza doverti trovare in stato di necessità.

Certo, come si suol dire “la fame aguzza l'ingegno”, ma proprio qui sta il punto: dobbiamo avere sempre fame di idee e costringere noi stessi ad aguzzare l'ingegno, finché non ci viene spontaneo.

Due ottimi modi per tenere allenato e attivo il cervello sono... leggere e scrivere.

LEGGERE
Farsi una buona rassegna stampa su misura, grazie ai feed reader che ci sono in giro, è un gioco da ragazzi. Organizza gli argomenti che ti interessano e inserisci le pagine che più ti piacciono, svegliati presto (prima di qualunque altra cosa tu debba fare) e leggi una decina di articoli. Bene, se non ti sei addormentato di nuovo avrai già messo in banca un sacco di buoni stimoli per la giornata.

Cerca e chiedi alle persone che incontri consigli/opinioni su quali libri e pubblicazioni affrontare sui temi che ti incuriosiscono. Mantieni un buon ritmo di letture di ogni tipo: saggi, manuali, fiction. Le idee migliori possono iniziare a nascere anche da una semplice frase in un romanzo sentimentale. E non temere di confrontarti con generi che non ti sono congeniali: spesso scoprirai che sono una fucina di buoni spunti (magari anche solo critici, ma utili!)

SCRIVERE
Leggenda vuole che la sceneggiatura di Pulp Fiction (o almeno il suo cuore pulsante) sia stata scritta da Tarantino su alcuni tovaglioli di un diner. Ora, io non so quanto Tarantino sia ordinato, ma fossi stato io quei tovaglioli sarebbero andati perduti rima ancora di poter trascrivere due righe sul pc di casa.

Ti sto dicendo di essere ordinato? No, sarei un pulpito ben poco ordinato e credibile.
Ma è fondamentale proteggere quello che scrivi e mettere al sicuro le tue idee: gira sempre con un quadernino o un taccuino, ma utilizza sempre quello e, soprattutto, fai una copia delle idee che ti sembrano più utili.

Per tenere allenato il cervello basta poco: ad ogni stimolo interessante, annota le tue osservazioni, in non più di tre righe
Il segreto però è non fermarsi alle prime idee che ci vengono in testa in modo spontaneo, ma abituarci a sfidare noi stessi e trovarne almeno altre quattro o cinque. Insomma, come scrivevo qui, metterci un pochino sotto stress giova alla nostra produttività. E poi ricorda, l'idea migliore... è sempre quella che viene dopo (quella che poi ci fa dire: ma perché non ci ho pensato prima?!)

Alcune delle cose più apprezzate che ho scritto (articoli, post, racconti) sono nate così: è un esercizio davvero utile per i nostri neuroni, capace di farci sviluppare una capacità utile di affrontare gli argomenti più disparati.

Questo metodo può essere utile per ogni campo d'azione, e al quel punto non resta che una cosa: una volta individuata l'idea migliore, cercare di metterla in pratica.

E tu hai un metodo particolare per trovare idee? Raccontalo!


(Psst... se ti va di leggere ancora qualcosa)
- Esiste una formula per il post perfetto?

- Perché quando parlo nessuno mi ascolta?
- I sette peccati capitali dei social

lunedì 11 agosto 2014

Romanticismo social: matrimonio con Coca-Cola

Adesso ti darò una notizia sconvolgente: ebbene sì, la Coca-Cola può essere utilizzata per fini romantici e non soltanto per far esplodere la bottiglia in faccia ai vostri amici grazie alle Mentos
Donnie McGilvray ha postato la foto qua sotto sulla pagina Facebook di Coca-Cola, illustrando la bella sorpresa allestita in frigorifero alla sua ragazza. Risultato: oltre 1 milione di like e 50 mila condivisioni... oltre ovviamente ad un matrimonio!


L'azienda non ha perso tempo ed ha prontamente sfruttato il successo per fare gli auguri alla coppia. Che le etichette siano state photoshoppate o meno per ottenere il risultato, non resta che fare i complimenti a Donnie.
E brava Coca-Cola.


E adesso qualche link un po' meno romantico...
- Perché quando parlo nessuno mi ascolta?

Perchè quando parlo nessuno mi ascolta?

Come si riesce a farsi ascoltare? Avendo cose interessanti da dire, ovvio.
Un po' meno ovvio è capire cosa sia davvero interessante per gli altri e quali siano i comportamenti che, durante una conversazione live oppure online, ci allontanano le persone invece di attrarle e ci rendono interlocutori poco piacevoli e/o affidabili. 
In questo post ho provato a stilare un piccolo elenco di comportamenti da evitare – o almeno, limitare – per avere una buona conversazione con gli altri senza risultare pesanti, noiosi, subdoli o poco efficaci. Insomma, per evitare di doverci chiedere: "Ma perché quando parlo nessuno mi ascolta?"

GOSSIPPARE
Ci sono persone che vivono solo per questo, lo so. Ma noi non siamo questo tipo di persone, vero? Neppure ci piace, questa tipologia, in cui però rischiamo di cadere senza nemmeno accorgercene. Indulgere nel pettegolezzo fa di noi, oltre che dei pettegoli – un'etichetta mai favorevole alla nostra crescita relazionale – anche dei potenziali oggetti di gossip. Lo sai che nella vita tutto torna indietro, specialmente nel campo delle dicerie, vero?

GIUDICARE
Ogni volta che esprimiamo un'opinione stiamo potenzialmente giudicando qualcosa o qualcuno. Con una differenza: se l'opinione è espressa con educazione e tatto, si evita di fare la figura dei tribunali viventi. Giudicare significa anche farsi influenzare dalla prima impressione o da qualche dettaglio superficiale. Credo sia sempre meglio fare un bel fact checking, prima di sbilanciarsi pubblicamente in qualche giudizio. Non credi?

NEGATIVITÀ
Ci sono persone che hanno il superpotere di vedere tutto nero, sempre e comunque. Sono sicuro che hai presente quei tipi che sembrano la personificazione della Legge di Murphy: se qualcosa può andar male, lo farà. Le persona negativa è quella che, con ogni frase che pronuncia, sembra volerti trascinare a terra sia l'umore che i progetti. Hai un'idea? Ti dirà che è folle. Stai creando un progetto innovativo? Ti farà l'elenco dei motivi per cui potrebbe naufragare. Vai in vacanza? Di sicuro ti elenca le malattie e i cataclismi di quel posto. Insomma, piacevolissimo. Il che ci porta direttamente al prossimo punto...

LAMENTARSI
Non è che io non sia empatico... è proprio che non riesco a capire chi non fa altro che lamentarsi di ogni cosa. Ognuno di noi, per rimanere nell'ambito dei social, ha di sicuro un contatto che non fa altro che scrivere lamentele su qualsiasi cosa che gli capita, 24 ore al giorno, 365 giorni l'anno. Sono certo che spesso, leggendolo, pensi: “Diamine, mai una cosa che vada bene! Ma chi me lo fa fare di leggere sempre queste pesantezze?”. Ecco, vorresti che gli altri pensassero questo di te? Allora rifletti bene prima di polemizzare – magari cercando di cambiare direttamente le cose prima di scrivere uno status!

ESAGERARE
Ok, per rendere un discorso più interessante e piacevole si possono usare dei superlativi, delle iperboli, magari anche un pochino di fantasia nel colorare qualche dettaglio.
Ma non esagerare! Quante volte ti sei ritrovato di fronte interlocutori che non facevano altro che ingigantire dei dettagli insignificanti o insistere sulle sue avventure con vip di qualsiasi livello e natura? Non parliamo poi di quando il discorso finisce per diventare palesemente artefatto e costruito, magari addirittura fasullo (dalla serie: ti compare sulla fronte la scritta MI STAI PRENDENDO PER I FONDELLI?)
Esagerare nel ripetere, nell'insistere, nel millantare esperienze e conoscenze: tutte pratiche poco amiche della piacevole conversazione, online e offline.

TROVARE DELLE SCUSE
Un'altra tipologia di comportamento poco piacevole è quella di incolpare gli altri per giustificare i propri errori. Un po' meno gratuito del gossippare, ma altrettanto fastidioso. Quando si parla di un argomento, vengono tirate in ballo fantomatiche responsabilità altrui senza che i diretti interessati possano difendersi. Francamente, se non conosco bene chi è oggetto del discorso, tendo a dubitare di ogni parola. 

ESSERE RIPETITIVI
Questa è una cosa che mi angoscia: spesso mi chiedo “quanto sono ripetitivo nelle conversazioni?”. Non so se sia una mia personale fissazione, ma cerco sempre di tenermi informato e aggiornato per non risultare noioso con gli interlocutori. C'è chi non fa altro che parlare del suo lavoro, chi ha un unico interesse e ti costringe a sentire solo di quello, chi addirittura ti racconta ogni volta lo stesso aneddoto che gli è capitato... un incubo! Per questo è sempre bene avere cose da dire e da raccontare (non necessariamente gossip e opinioni in liberà, però!).

LE VERITÀ RIVELATE
Ovvero le opinioni spacciate per fatti, anzi peggio: per dogmi. Hai presente quando parli con qualcuno e non appena tiri fuori un argomento che ti piace quello si mette a pontificare con frasi che non ammettono replica? E inoltre, quando provi ad argomentare e a dire la tua, quello ti guarda con sufficienza e ripete il suo assioma assicurandoti che sei sulla strada sbagliata. Ecco, bello dialogare con chi non ammette il dialogo, vero?

Queste sono le prime cose che mi sono passate per la testa pensando a cosa non mi piace durante una conversazione. Quali sono le tue?

Se vuoi leggere qualcos'altro...
- I sette peccati capitali dei social media

- Il segreto del successo? Stare calmi.
- Post perfetto, esiste la formula?

giovedì 7 agosto 2014

I sette peccati (o vizi?) capitali dei social media: salviamoci!

C'è grossa crisi, come diceva Guzzanti: la nostra anima social è minacciata in ogni momento da comportamenti pericolosi che possono farci perdere la retta via e indurci in tentazione, rovinando la nostra esperienza online (e anche la vita offline!).

In un post molto divertente, Bill Nolan ha lanciato uno spunto che ho deciso di ampliare e fare mio: nel mondo social, più che mai, quelli che definiamo peccati andrebbero chiamati correttamente vizi capitali (nell'interpretazione cristiana il vizio è già un peccato!). Sono vizi che possono essere affrontati, corretti e annullati.
Bando alle ciance e via alla carrellata!


Una mia umile rilettura di un capolavoro pittorico di Hieronymus Bosch.





SUPERBIA
"Sono il migliore!". Capita: in fondo, la presenza sulla vetrina dei social, al netto delle esigenze professionali, è dettata anche da un po' di vanità e di orgoglio. La cosa diventa un po' limitante quando uno pensa di essere speciale e in grado di dire cose uniche, interessanti e perfette. E soprattutto degne dell'attenzione e dell'apprezzamento degli altri, così, senza neppure sudare. Ecco, magari si esagera un pochettino con la sicurezza nei propri mezzi. 

INVIDIA
No, non si parla del sentimento che sale vedendo le foto delle ferie altrui (e alcuni sembrano essere perennemente in ferie!). Entriamo nel campo dei risultati dei propri post/status/tweet/foto. Un deserto, con qualche sparuto 'mi piace', pochi +1, non parliamo poi dei retweet. Guardi chi fa più o meno le tue stesse cose, noti le sue decine di feedback e condivisioni, ed entri nella spirale del: perchè lui sì e io no? Sono uguale se non meglio! Consigliati, in questo caso, calmanti e sonniferi.

GOLA
Come un bambino che ha scoperto dove la mamma nasconde i dolci, ti sei tuffato su tutti i social: Facebook è la Nutella, Twitter la marmellata, Instagram i Pan di stelle, Google+ le Gocciole (magari extra dark), Pinterest i Chupa Chups, LinkedIn... uhm, la liquerizia. Ok, dopo tutta questa abbuffata, sei sicuro di riuscire ad avere una presenza decente, aggiornamenti costanti, abbastanza cose da dire e le capacità di affrontare ogni singolo social secondo le sue caratteristiche peculiari? A strafogarsi si ottiene solo un gran mal di pancia.

LUSSURIA
Desideri dunque avere seguito, ovunque, in ogni modo. I risultati (vedi sopra) latitano. Allora fai di tutto, aggiungi-followi-implori chiunque a casaccio, compri mi piace/fan, ti lanci in operazioni che non hanno nulla a che fare con l'engagement spontaneo. Risultato: ti ritrovi con una moltitudine di seguaci falsi (e facili da individuare per chiunque) e nessuna interazione, il che farà scattare il campanello d'allarme a quei pochi sfortunati che capiteranno davvero per caso sui tuoi profili/pagine.

AVARIZIA
Sei bravissimo e tu lo sai. Sei forte, sei un esperto, sei un tipo di successo. Quindi perché dovresti condividere le tue strategie, i tuoi segreti e i tuoi trucchi con gli altri? Sia mai! La gente generosa è sciocca e poco accorta. I social si utilizzano per mettere in mostra se stessi e il proprio business, farsi selfie celebrative e postare gattini.
Perfetto, hai centrato in pieno il punto.

ACCIDIA
Vizio pericolosissimo e subdolo: si sta online e si perde tempo senza neppure rendersene conto. Certo, l'accidia è propria di chi si rema contro, dedicando le proprie energie ad altro che non sia l'aggiornamento personale, la cultura professionale, la content curation, la lettura di articoli interessanti degli altri utenti, la creazione di una strategia sensata per la propria presenza online. Tradotto: giochi contro te stesso? Ok, ma poi non lamentarti.

IRA
La summa di tutti i peccati/vizi precedenti, lo stadio finale dalla frustrazione che deriva dalla concezione e dall'uso sbagliato dei social media. Una rabbia cieca verso tutti e tutti, un odio sordo verso coloro che hanno il difetto di fare le cose per bene, essere precisi, onesti e generosi verso i propri amici-utenti-follower.

Salva te stesso! Cura la tua anima social!
Fuggi da questi vizi capitali!
La tua vita (online e offline) sarà molto più bella, ricca, felice e soddisfacente.

Ti va di leggere ancora qualcosa? Prova:
- Post perfetto, esiste una formula?

- Il segreto del successo? Tanta calma (e come si fa?)
- Il web, il progresso e i cadaveri della middle-class

mercoledì 6 agosto 2014

Il segreto del successo? Stare calmi (o almeno provarci)

Genio e sregolatezza: una formula splendida se si parla di autori letterari dell'epoca romantica, un po' meno reale se ci guardiamo allo specchio.
Chi scrive per professione (o comunque come passione continuativa) lo sa benissimo: la sregolatezza è nemica del genio... e anche dell'ispirazione.

Un professionista di successo – sia uno scrittore, un social manager o un graphic designer – è colui che sa essere un buon manager di se stesso, controllando le proprie emozioni come fossero parte di un processo produttivo.

Questo non lo dico io, che sono l'ultimo arrivato, ma il dottor Travis Bradberry, uno che ha scritto libri interessantissimi sull'intelligenza emotiva (vedi qui) e che ha fondato il sito TalentSmart. Ah, ed è consulente di più della metà delle aziende inserite nella Fortune 500. Direi che gli si può prestare attenzione.

Partiamo da un dato di fatto: le nostre performance sono migliori nel momento in cui siamo sottoposti ad un moderato livello di stress. Se questo stress non è prolungato, non ne risentiremo e, anzi, daremo il massimo in quello che facciamo.

La pressione “ad intermittenza” ha sul nostro cervello delle ricadute positive, e può migliorare anche la nostra capacità di memorizzare e affrontare i vari impegni. Uno stato di continua preoccupazione, dovuto a scadenze ravvicinate, perdite di tempo, eccessive difficoltà, troppi impegni e via dicendo, finisce invece per prosciugare le nostre energie e impedisce alla mente di trovare un equilibrio.

Una vera e propria sindrome da “burnout”, che ci rende perennemente stanchi, irritabili, ipertesi e persino maleducati verso il prossimo.

Come riuscire a tenere sotto controllo il livello di stress? Il dottor Bradberry, forte di alcune ricerche condotte in ambito universitario, non ha dubbi: i rimedi sono semplici, quasi banali, ma ci vuole forza d'animo per applicarli alla vita di tutti i giorni.

- Apprezza quello che hai
Staccati dallo schermo del pc, guardati in giro e pensa a quello che hai. Che hai, non che vorresti. Pensa che non tutto è scontato e, spesso, lo hai conquistato grazie alla tua caparbietà. Trova il modo di essere soddisfatto delle cose che hai già a portata di mano. 

- Rilassati 
Non pensare al futuro e non chiederti “E se...?”
Inutile sprecare tempo ed energie a pensare a cosa succederà. Pensa al presente, impegnati in quello che stai facendo e portalo a termine nella maniera migliore. Non temere.

- Pensa a qualcosa di bello
Cerca di avere sempre in testa qualcosa di buono che ti è accaduto negli ultimi tempi, o qualcosa che sai che succederà presto. Se vedi che le cose iniziano ad andare male, prenditi qualche minuto per pensare a come le cose possano andare bene.

- Disconnettiti 
Fa paura anche solo leggerlo, eh? Niente panico: ci si può isolare per qualche momento dal mondo, anche e soprattutto online, e sopravvivere. Rendersi reperibili 24 ore al giorno è il modo migliore per bruciarsi il cervello. Spegni il telefono, chudi il pc e fai qualcosa che ti rilassa (un té, una corsa, un solitario)

- Limita la caffeina
Sì, lo so, come resistere al caffè? Conosco gente che ne beve una decina al giorno (non scherzo) e io stesso alle volte esagero un pochettino. Ma va considerato che la caffeina ci induce in uno stato in cui l'adrenalina sale e per un bel pezzo si rimane (sovra)eccitati, rendendo lo stress potenzialmente più prolungato del dovuto.

- Dormi!
Niente formulette magiche o numeri esatti: quando sarai riposato dopo una bella notte di sonno saprai che quello è il tuo “livello” giusto. Dormire è fondamentale per la tua intelligenza (e i tuoi nervi: hai provato ad avere a che fare con tanta gente dopo una notte in bianco?).

- Allontana tutte le distrazioni e respira
Può sembrare banale e forse anche sciocco, ma fermarsi per un paio di minuti, tagliare tutte le distrazioni e “regalarsi” il lusso di focalizzare il cervello solo sulla respirazione ha un effetto calmante e positivo per la nostra concentrazione. Provare per credere.

- Chiedi aiuto
Farcela da soli è fantastico, appagante, nobilitante. Ma spesso basta una parola da parte di qualcuno che ha un punto di vista diverso dal nostro ad illuminarci e farci uscire dal pantano nel quale ci siamo cacciati senza trovare via d'uscita, aumentando lo stress e perdendo tempo. Chiedere anche solo un semplice consiglio o un'opinione può essere decisivo.

E tu come la pensi? Sei d'accordo o hai altri sistemi?


martedì 5 agosto 2014

Diritto all'oblio, anche Wikipedia sparisce da Google

Anche Wikipedia deve piegarsi al diritto all'oblio: una delle sue pagine (non è stato specificato quale, però) sta per "sparire" dai risultati delle ricerche di Google
A confermarlo è lo stesso Jimmy Wales, fondatore dell'enciclopedia web: un caso che costituisce un precedente unico.

Le riflessioni e le polemiche non si fanno attendere, mentre, inesorabili, vanno avanti grazie alla sentenza della Corte Europea le rimozioni delle indicizzazioni dai motori di ricerca delle pagine considerate "inadeguate, irrilevanti, eccessive" dietro richiesta dei diretti interessati. 

Anche se è soltanto un giocare a nascondino e non una vera e propria eliminazione dal web, la domanda è sempre la stessa: è giusto far sparire il proprio passato, soprattutto se si va a toccare il diritto ad essere informati delle altre persone? 

Wikipedia, nella persona di Wales, sarà presente al grande meeting di Google previsto a settembre sul tema del diritto all'oblio e alle strategie per affrontarlo nella maniera migliore. Certo è che il concetto espresso finora dall'organo di Giustizia dell'Europa necessita una revisione, sia a livello di principio che di applicabilità.
 Finora infatti ci si limita a dare potere ai soggetti privati, che in modo arbitrario possono chiedere la rimozione di contenuti dai motori di ricerca, andando a intaccare i diritti di accesso alle informazioni della collettività. 

Pensiamo a quest'ultimo preciso caso: negare l'accesso ad una voce dell'enciclopedia più letta del web attraverso il motore di ricerca più utilizzato di internet è di fatto come strappare una pagina fisica da un libro della biblioteca più grande del mondo e nasconderla altrove. Ha senso?  

lunedì 4 agosto 2014

Post perfetto, esiste la formula?

Da quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo social, declinato ad ogni sfumatura, mi sono imbattuto in centinaia di articoli con la parola "perfetto" nel titolo.

Come scrivere il post perfetto, il tweet perfetto, scattare/realizzare foto e immagini perfette... e così via. Niente di male, è una pratica normale per chi lavora sul web suggerire agli altri come fare al meglio qualcosa, sulla base dell'esperienza e dei risultati, calcolati in vari modi.

Utilizzare l'espressione "perfetto" è modo sicuro per attirare l'attenzione e i clic dei lettori. Certo, poi le aspettative sono alte: il contenuto deve essere utile, ma utile davvero, altrimenti ci si sente presi in giro - con tutto ciò che ne consegue.

Il punto di domanda nel titolo di questo post (che è tutt'altro che perfetto!) è molto onesto. Sono sicuro che tutti ce lo chiediamo, e che in fondo siamo consapevoli che, escluse poche e chiare regole per ogni social, una formula perfetta non esista.

Nonostante tutto, continuiamo a provare. Anche perché, sono la personalità, l'autenticità e la capacità "sociale" di ogni utente a fare la differenza ed assicurare il successo di un post.

Tutto sommato, questa utile infografica riassume quello che al momento è lo "standard minimo" per ottenere buoni risultati sul web.

Ovviamente, ognuno di questi vademecum va preso con le molle, modellato sul proprio stile e filtrato con il buonsenso, che deve essere sempre la stella polare di ogni azione (e condivisione). 




































































































































































































































































































































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