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lunedì 25 agosto 2014

Il contenuto utile è il Santo Graal. Ma come trovarlo?

Fonte
Fermo lì, gentile lettore, rimani incollato a questo articolo: ti spiegherò quanto e come un post nel tuo blog può essere (ritenuto) utile.

Ok, ci ho provato. Non sono ancora particolarmente bravo negli “attacchi” dei post, eh?
Quello che ho tentato di fare è lanciarti una secchiata d'acqua fredda nella prima riga e mezzo, per poterti presentare una piccola riflessione su ciò che si intende per contenuto utile.

Dopo mesi di letture in lungo e in largo per il web, su temi che riguardano informazione, social media, marketing e tecnologia, ho – da modesto giornalista quale sono – rilevato una semplice suddivisione di tipologie di utilità, che tu, scafato surfer internettiano, magari troverai ovvia. Però...

Tutorial (inglobo qui anche l'elenco di risorse), commenti & notizie, post “di sostanza” (temi generali, elaborazione di dati, teorie). Tralascio – al momento – interviste e recensioni, utili sì ma spesso in ottica di “semplice” smm, mentre i guest post possono ricadere in ognuna delle categorie sopra esposte.

Per uno come me che arriva dal mondo giornalistico, il tutorial è un po' come la notizia “di servizio”, fatta di elementi utili ma non interessante in sè. È vero, rimane per chi lo ha scritto un “patrimonio” dalla vita lunga, che non scade per molto tempo e che probabilmente otterrà accessi giornalieri costanti per diversi mesi, se non addirittura anni – fino al prossimo aggiornamento del sistema affrontato.

Ci sono poi i post che commentano notizie o fatti “del giorno” (es. la campagna #coglioneno, il dibattito sul giornalismo online) che sono l'equivalente delle notizie di cronaca nera o i lanci ANSA sulle dichiarazioni dei politici: spesso sono riflessioni di un certo interesse ma nascono e muoiono in quel preciso istante ed hanno un periodo di vita abbastanza breve, considerato anche che non possono essere aggiornate, se non in modo limitato ed episodico.

Infine, abbiamo i post “di sostanza”. Laddove nel mondo dell'informazione un articolo narrativo su un grande tema – lo storytelling applicato ad un fatto, elevato a sociologia - può raccogliere innumerevoli clic e avere una vita editoriale potenzialmente infinita, così alcuni post dedicati alle questioni centrali e cruciali dei social media, di internet e del web marketing possono durare in eterno.

Questa, per me, è la vera utilità che va oltre il (semplice?) risolvere un problema immediato dell'utente generico del www.

Non è sempre vero che un articolo breve è un articolo di successo (e viceversa). Lo è, spesso, in relazione alla chiarezza espositiva e alla gradevolezza della formattazione del testo. Un post di content marketing non è una pallosa nota politica: il pubblico che legge un articolo sui social o su un argomento che gli sta particolarmente a cuore, nonostante vada adescato con un incipit fenomenale, avrà una soglia d'attenzione più alta e non gli peserà la manina per scollare un po' in basso.

Statisticamente parlando, è anche più probabile che un utente, leggendo un articolo bello, illuminante e ricco di spunti, sia stimolato a salvarlo nei preferiti e a mandare a memoria il nome dell'autore (che poi verrà seguito su Twitter, sulla sua pagina FB, su LinkedIn...) rispetto ad un semplice tutorial.

Correggimi se sbaglio, ma spesso se vai a consultare un tutorial lo utilizzi soltanto per risolvere la tua necessità del momento e poi lo chiudi, a meno di non trovare qualcosa di veramente interessante.

Questo ci insegna che, certo, bisogna essere fighi anche nello scrivere delle semplici istruzioni (altro che il manualetto della radiosveglia!).

E tu come la pensi?

...e se hai voglia di leggere ancora qualcosa...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- L'idea (è) l'azione: tre consigli (e un esempio)
- Prima di pensare al successo... migliora te stesso!

venerdì 22 agosto 2014

L'idea (è) l'azione: tre consigli (e un esempio illustre)

Abel Ferrara è un regista di culto. Uno degli ultimi grandi registi che, a decenni dai suoi esordi, ancora riesce a trasformare in saggio e teoria ogni sua opera cinematografica.

La sua libertà creativa e il suo essere rigoroso lo hanno messo ai margini dell'industria “mainstream”. Nonostante questo, appassionati di cinema e addetti ai lavori lo considerano giustamente un genio. Un punto di riferimento.

In una recentissima intervista rilasciata a Nocturno, Ferrara parla di come sia riuscito a girare nel giro di pochissimo tempo (un anno circa) due film difficilissimi: uno sulla vicenda di Dominic Strauss-Kahn e l'altra, addirittura, sugli ultimi giorni di vita del “nostro” Pier Paolo Pasolini.

Come ha fatto? Lui è piuttosto chiaro: pur di fare film, sarebbe disposto a girarli con il telefonino, interpretando lui stesso tutti i personaggi. E cita un illustre collega, Roman Polanski: “Quando si vuole fare un film, l'ultima cosa da fare è sedersi ad un caffè per discutere. Se lo vuoi fare, agisci!

Ti è suonato un campanello in testa? Esatto, quella di Polanski non è che una regola generale declinata all'arte più complicata e dispendiosa al mondo: il cinema. Figuriamoci se, ragionando in questo modo, non possiamo creare qualsiasi altra cosa.

Pur in carenza di mezzi, Ferrara ha convinto due pezzi da novanta del mondo attoriale a prendere parte (e anche finanziare) i suoi progetti: Gerard Depardieu e Willem DaFoe. Come? Non certo soltanto per il suo nome e la sua fama. La chiave di volta è stata l'idea alla base dei due film, tanto che la sceneggiatura spesso è arrivata seconda rispetto al lavoro di squadra per ottenere i risultati che si cercavano.

Capisci dove voglio arrivare? L'idea è tutto. Le idee smuovono le montagne. Se buone e perseguite con impegno e dedizione, non c'è niente che le possa fermare. Ma ci sono almeno tre elementi fondamentali da considerare:

L'idea è semplice? Se la puoi riassumere in tre righe e non perde nulla della sua forza e della suo fascino, è probabilmente un'ottima idea. Ricorda: nessuno si fermerà a leggere dalle tre alle trenta pagine, mentre le tue tre righe potrebbero nel giro di trenta secondi cambiarti la vita (mi piace il numero tre, si è capito?)

Ci credi davvero? Se non credi in te stesso, nessun altro lo farà al posto tuo. Se sei al 100% convinto della tua idea, nessuno potrà fermarti. Sei disposto a mettere in campo tutto per realizzarla? Ce la farai. Ma non chiedere troppo a te stesso, sii pronto a coinvolgere gli altri e non farne un'ossessione...

“Ma tutto è già stato fatto!” E allora? Tutto si può fare meglio. Tutto può essere innovato. Tutto può essere riletto in modo migliore. Tanto per restare all'arte (e alla scrittura) pensa a Shakespeare. Ti sorprenderebbe l'elenco dei film che non sono altro che una riscrittura di temi già presenti nelle opere del Bardo inglese. Autore che a sua volta aveva saccheggiato molte opere antiche. Sei davvero sicuro che la tua idea non possa dire qualcosa di nuovo?

Inizia il tuo film, ovvero la tua impresa, qualunque essa sia. Non esitare. Usa tutti i mezzi a tua disposizione. Oggi ne abbiamo davvero molti per far notare quello che facciamo.
Se c'è del valore, sarà riconosciuto.


Se ti va di continuare a leggere...
- Come utilizzare meglio i social (e non deprimerti)
- Allena il cervello ad avere buone idee!
- Prima di pensare al successo... migliora te stesso!

mercoledì 20 agosto 2014

Prima di pensare al successo, meglio migliorarsi!

Fonte
Ammetto che piazzare la parola “successo” nel titolo possa far pensare alla solita strategia acchiappa-clic.
Sempre più spesso mi capita di leggere in giro articoli, pur molto interessanti, che mettono il concetto di successo prima di ogni cosa, svelando “segreti” magari utili, ma che in realtà con il successo hanno a che fare poco o nulla.

Dato che, da umile pensatore non-di-successo, ritengo che prima di tutto bisogna provare ad essere persone migliori di quanto siamo (come avevo già scritto qui), ho provato a buttare giù qualche pensiero utile, che cerco di mettere in pratica ogni giorno (da aggiungere alle strategie di sopravvivenza sui social).

Se fossi un guru del life coaching – cosa che non sono – introdurrei questi punti con un preambolo del tipo: “Ecco le cose che fanno le persone di successo!”. Ma, tralasciando i roboanti strilloni marketing-oriented, non credo di sapere esattamente cosa fanno le persone di successo... e penso che invece tu sappia che quel tipo di persone hanno spesso successo indipendentemente dal loro caratteraccio e dalla loro educazione.

Quindi, quello che segue è solo un piccolo elenco di comportamenti che, in realtà, possono migliorare la nostra “salute mentale” mentre ci applichiamo sul lavoro e sulle relazioni online e offline (sono assolutamente aperto a contributi, suggerimenti e aggiunte da parte tua!)

CONTROLLA LE EMOZIONI NELLE DISCUSSIONI
Pensa a quando, da ragazzino, eri irruento e gli adulti ti dicevano “Conta fino a dieci prima di dire qualcosa!”. Ecco, la buona vecchia saggezza degli insopportabili adulti resta un faro per la persona giudiziosa. Essere emotivi è una grande risorsa, ma nelle discussioni (e/o nelle crisi su web e live) può essere un limite insidioso. 
Anche la causa più giusta del mondo può passare in secondo piano in una “guerra” a suon di dialettica più o meno virulenta. Per cui, conta fino a dieci (se hai tempo) prima di scrivere o prenditi qualche attimo per soppesare le parole che stai per pronunciare. Sarà un guadagno per tutti, soprattutto se riesci ad esprimerti con educazione e ragionevolezza.

PERDONA, RICORDA, EVITA RANCORI
Saper perdonare è un grande dono, e richiede – a volte – molta forza di volontà. Se perdoni non sei debole, sei saggio: sai che mantenere uno stato di agitazione e di rabbia non può che condizionare in peggio le tue giornate. 
Quando lo avrai fatto, però, non sarai che a un terzo del percorso: devi infatti mettere in un cassetto della tua testa le circostanze che hanno portato a questa situazione e farne tesoro per il futuro. 
Infine, devi essere convinto della tua scelta sapendo bene perché hai perdonato, evitando di serbare rancore e farlo affiorare nei futuri rapporti con la persona che ti ha fatto un torto. Altrimenti non sarà servito e sarai sempre a disagio.

LA PERFEZIONE NON ESISTE
Se lavori cercando la perfezione, probabilmente ricaverai solo frustrazione. La perfezione non esiste, ed essere troppo esigente con te stesso non ti renderà di certo la vita lavorativa migliore.
Anzi, potrebbe finire per generare ansia e impedirti di portare a termine in maniera serena i tuoi compiti. Dai il massimo, fai tutto quello che ritieni necessario per ottenere un ottimo risultato.
Ma non fasciarti la testa con l'idea di dover essere intoccabile o infallibile: tutto può essere rivisto e migliorato, l'importante è arrivare ad un punto in cui sei soddisfatto del tuo operato.

IL FALLIMENTO NON E' UNA SCONFITTA
A tutti piace avere successo, no? Riuscire ad avere risultati al primo colpo, ricevere complimenti, sentirsi soddisfatti. Beh, come sai, nella maggior parte dei casi le cose non funzionano così. Il lavoro viene rispedito indietro o non viene apprezzato, c'è da far fronte a richieste astruse e rivedere l'operato mille volte, e capita anche, ogni tanto, di veder andare in fumo tutti i nostri sforzi.
Fallire non è una sconfitta definitiva e non è certo la pietra tombale della nostra attività, qualunque essa sia. Il fallimento è soltanto un mattone della nostra esperienza in costruzione. Per questo è imperativo non fare una malattia delle cose andate storte: piuttosto, è utile renderle anticorpi che ci aiuteranno a difenderci meglio e a capire come affrontare situazioni analoghe.

PROBLEMI? MEGLIO PENSARE ALLE SOLUZIONI
Una delle cose che più mi limitano, nella vita di tutti i giorni, è fossilizzarmi su un problema e iniziare a disperarmi.
Finisco per rannicchiarmi sul divano a sentir rimbombare i pensieri in testa, o giro in tondo nello studio senza concludere niente e senza essere capace neppure di ascoltare gli altri o concentrarmi su qualcosa.
Ci vuole davvero tanta elasticità per skippare questa fase e passare allo step successivo: trovare una soluzione. Troppe volte ci lasciamo sopraffare dai pensieri negativi e non ci mettiamo a macinare pensieri costruttivi
Bene, costringiti allora a trovare subito una soluzione al problema che hai davanti: scrivila immediatamente, dove ti capita! Pensane poi un altro paio, costringiti a far galoppare i neuroni.
E a quelle persone che ti ammorbano con lamentele, sfighe e drammi – dopo aver prestato la giusta attenzione e un po' di conforto – chiedi: “Ok, ma adesso cosa puoi fare per uscire da questa situazione?”. Un aiuto a pensare vale più di mille pacche sulle spalle.

Se ti va di leggere ancora qualcosa, puoi provare:

lunedì 4 agosto 2014

Post perfetto, esiste la formula?

Da quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo social, declinato ad ogni sfumatura, mi sono imbattuto in centinaia di articoli con la parola "perfetto" nel titolo.

Come scrivere il post perfetto, il tweet perfetto, scattare/realizzare foto e immagini perfette... e così via. Niente di male, è una pratica normale per chi lavora sul web suggerire agli altri come fare al meglio qualcosa, sulla base dell'esperienza e dei risultati, calcolati in vari modi.

Utilizzare l'espressione "perfetto" è modo sicuro per attirare l'attenzione e i clic dei lettori. Certo, poi le aspettative sono alte: il contenuto deve essere utile, ma utile davvero, altrimenti ci si sente presi in giro - con tutto ciò che ne consegue.

Il punto di domanda nel titolo di questo post (che è tutt'altro che perfetto!) è molto onesto. Sono sicuro che tutti ce lo chiediamo, e che in fondo siamo consapevoli che, escluse poche e chiare regole per ogni social, una formula perfetta non esista.

Nonostante tutto, continuiamo a provare. Anche perché, sono la personalità, l'autenticità e la capacità "sociale" di ogni utente a fare la differenza ed assicurare il successo di un post.

Tutto sommato, questa utile infografica riassume quello che al momento è lo "standard minimo" per ottenere buoni risultati sul web.

Ovviamente, ognuno di questi vademecum va preso con le molle, modellato sul proprio stile e filtrato con il buonsenso, che deve essere sempre la stella polare di ogni azione (e condivisione). 




































































































































































































































































































































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