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giovedì 29 maggio 2014

"Scusate, vi mostriamo immagini orribili perchè non si possono ignorare". Davvero?

La vecchia dinamica del "se non sarò io a farlo, sarà di certo qualcun altro, allora meglio che sia io!" colpisce ancora. 

"Ci scusiamo in anticipo, ma non si può ignorare" si legge su un post di Facebook dell'Huffington Post.

La notizia è quella di due cuginette di 14 e 15 anni, stuprate e uccise tramite impiccagione da un branco i uomini nel villaggio indiano di Katra. A non poter essere ignorate sono le foto scioccanti (tanto da dover provocare delle scuse in anticipo) dei due piccoli corpi appesi ad un albero.

Ma chi decide se si può ignorare o meno questo fatto? E soprattutto, chi decide se la notizia SENZA foto cruenta è più o meno "vendibile"?
Facendo un rapido giro in rete si nota che molti altri siti hanno riportato la notizia senza allegare la foto dei due corpi impiccati.

Immagine sicuramente fortissima, esplicativa, se si considera anche la presenza della folla che ha deciso di protestare contro le istituzioni locali. Folla che ha impedito la rimozione dei cadaveri, chiedendo che giustizia venisse fatta. Fino alla denuncia dei presunti colpevoli (di cui due sono poliziotti).

Il dubbio rimane: se le immagini forti sono riportate "per dovere di cronaca" (con la chiosa: beh, le hanno diffuse le più grandi agenzie fotografiche...) allora che senso ha scusarsi? Il dovere di cronaca non può essere una foglia di fico dietro la quale nascondere la volontà di arrivare prima degli altri o in modo più d'impatto.

Quello che alla fine del ragionamento mi chiedo è se ci sia davvero il bisogno di fare notare che non c'è necessità reale di mostrare il corpicino impiccato di una bambina o di un bambino per dare la notizia e giustificare la condanna di un crimine inammissibile a qualsiasi latitudine.

E, se ce n'è bisogno, significa che ancora una volta come esseri umani ci sentiamo obbligati a farci sbattere in faccia l'orrore per smuoverci dal torpore. Per quei trenta secondi della lettura di un articolo online.

lunedì 26 maggio 2014

e-Lezioni europee 2014

Le europee 2014 ci hanno consegnato alcuni risultati significativi, quando non addirittura inaspettati o sorprendenti.
Ci sarà molto di cui riflettere.
Soprattutto per chi fino all'ultimo si è dimostrato convinto di sfondare e non ha sfondato. Ma si sa, tra urla, insulti e minacce, invocare la Forza non rende le cose automaticamente più facili. Anzi, la Forza, magari, si incazza.
Per chi rimane in silenzio, affidandosi a numeri e poesie dopo una raffica di #vinciamopoi strameritati della Rete (che come dà, toglie, ma ahiloro avrebbero dovuto saperlo dato gli piace farsi credere dei guru)... c'è ci gioisce. Ma anche qui, la gioia assume connotati un po' strani e forse non proprio chiarissimi:
Sì, insomma, poi c'è questo assalto alla felicità condivisa da parte anche e soprattutto di chi all'interno dello stesso partito ha avversato duramente e in modo esplicito il neo-reuccio, ma questa è un'altra storia (benchè regolare nella politica).
E infine...

Sarà vera frutta? Ai posteri l'ardua sentenza, che noi il B. l'abbiamo visto alla frutta tante di quelle volte, per poi ripartire dall'antipasto...


Altre cose più (o meno) serie? Puoi leggere:

- Quando alla vigilia delle elezioni il "posteriore" dettava legge
- Giornalismo e commercio di notizie
- Marketing dell'antirazzismo

domenica 25 maggio 2014

Game of Thrones - S4E07 a fumetti... (NSFW!)

Dopo un'intensa settimana di passione che mi ha tenuto lontano dal blog, ecco, per la gioia di chi soffre questa pausa che la nostra serie tv preferita si prende sul più bello, Game of Thrones episodio sette nelle mie vignette.
Puntata dove si parla molto ma in modo sostanzioso: intanto Tyrion riceve i NO dei suoi due possibili campioni (Jaime era un'ipotesi molto remota) e infine la proposta inaspettata di Oberyn...

Ma perchè? Semplice, l'avversario è La Montagna, aka Gregor Clegane, colui che ha stuprato e ucciso la sorella della Vipera Rossa di Dorne. Un tipo tranquillo e piccolino:



Nel frattempo, il fratello della Montagna, cioè il Mastino, cioè Sandor Clegane, continua ad andare in giro con Arya che ammazza a sangue freddo un idiota. Sequenze di collegamento e approfondimento di cui non abbiamo diapositiva, ma solo perchè nella scena seguente c'è una strepitosa Melisandre in un dialogo assolutamente ridicolo con la moglie di Stannis (di cui nessuno ricorda il nome, credo), ma non importa (ecco il perchè del NSFW):



Nel frattempo, a Mereen, tutto diventa peggio di una soap triste e deprimente:



Ultimo sussulto con un Petyr Baelish in formissima e una Sansa che non capisce niente, as usual. Chiusura oltremodo d'effetto:
Appuntamento alla settimana prossima, gente!
Come sempre, se volete, condividete con il mondo attraverso i tasti sotto, e poi insultatemi su Twitter.
Ciao!

E se vi piace...
Game of Thrones - S4E06 a fumetti
Game of Thrones - S4E05 a fumetti

domenica 18 maggio 2014

Godzilla, un film con la star molto timida

Questa non sarà una recensione lunga e articolata, perchè Godzilla risulta essere un blockbuster senza troppe pretese che mira “solo” a intrattenere, nonostante la nobile discendenza e la ricorrenza dei 60 anni del mostro giapponese creato da Ishiro Honda.
Andiamo subito a quello che è, a mio avviso, l'aspetto più discutibile.
Il problema è che Godzilla è il personaggio che compare meno nel film.
Meno di Bryan Cranston. Meno di Aaron Taylor-Johnson e Elizabeth Olsen. Meno di Ken Watanabe e qualsiasi altro attore del film (a parte Juliette Binoche, ma sfido io).
Meno, e qui siamo al paradosso, dei mostri cattivi.
Ora, non è che uno volesse un film intero su Godzilla che arriva e distrugge una città a caso (comunque, perchè no?), però almeno una bella scena tamarra di un quarto d'ora con un combattimento all'ultimo sangue non ci avrebbe fatto schifo, credo.
E invece, nisba.
Ok che Gareth Edwards, il regista, è diventato famoso per Monsters, dove dei mostri non si vedeva neppure l'ombra o quasi, ma qualcuno doveva dire alla produzione che in questo caso IL FILM E' IL MOSTRO!
Per essere un simil-reboot non mette neppure troppa enfasi nel costruire un'aura mitica al nostro beneamato Godzilla. Quasi tutti gli sforzi tesi a creare aspettativa (tanti dialoghi, e poi la regia non fa altro che negarcene la visione intera) smorzano la tensione e inquadrano didascalicamente la creatura come un riequilibratore divino.
Nella visione di questa pellicola, noi umani siamo gli idioti che rovinano il pianeta e dobbiamo essere noi in qualche modo rimettere le cose a posto (come? Ma evitando di far esplodere una bomba che noi stessi abbiamo piazzato e che 99 su 100 non sarebbe servita a niente!).
Trovate sciocca la frase precedente?
Perchè è ovviamente sciocca.
Godzilla salva il mondo e anche i bambini dai missili lanciati dai miliari, i quali, attraverso il protagonista Ford Brody (ma che nome è?) restano sempre al centro del film e mai per un momento vengono messi in discussione, neppure nelle scelte cretine che fanno. A meno che il broncio triste di Ken Watanabe non sia una critica.
Alla fine della fiera, è tutto molto bello e professionale, però – purtroppo – da spettatore che si è visto quasi tutti i film della serie, mi ritrovo quasi a preferire i pupazzoni gommosi che si riempiono di legnate trash per metà pellicola.
Per il pubblico generalista, Godzilla 2014 è un film solido ma che non raggiunge nemmeno per un momento lo stupore e il coinvolgimento di un Jurassic Park o il divertimento di un Pacific Rim. Detto questo, lo spettacolo c'è, le scene grandiose e di impatto pure. Resta l'amaro in bocca perchè avrebbe potuto essere molto più.
A quanto pare in USA l'apertura è andata benone (la migliore dell'anno finora) e anche in Italia il risultato è buono.

Resisterà sul lungo termine? Mah. Non è memorabile, e il fatto che sia già annunciato un sequel non so se costituisca un bene o un male...

Sei mostruosamente curioso? Leggiti anche:

venerdì 16 maggio 2014

Lovelace? Meglio Deep Throat.

Lovelace è uno di quei film di cui diventa spinoso parlare, perchè nonostante sia poco interessante e per nulla intelligente nel raccontare quello che racconta, porta alla nostra attenzione una vicenda esemplare che merita comunque attenzione.
Il titolo, Lovelace, rivela già moltissimo del carattere dell'operazione dei registi Robert Epstein e Jeffrey Friedman: si parla infatti interamente della vita di Linda Lovelace, la ragazza che suo malgrado diventò nel 1972 la (porno)star più famosa e chiacchierata del pianeta grazie a Deep Throat, in un'epoca in cui il genere porno poteva ancora essere cinema, girato con un minimo di inventiva e occasione di reale scandalo sociale. Deep Throat fu pellicola di rottura, x-rated legale capace di approdare nelle sale "perbene" grazie ad un'operazione di marketing molto sagace e moderna. 
Linda, invece, fu vittima del suo poco amorevole marito Chuck Trainor, in un film in cui non passa minuto senza che ci venga mostrato falso, strafatto, frignone, spregiudicato, senza morale eccetera, casomai ci fossero dubbi.
Se c'è un difetto in questo Lovelace - a parte essere di una banalità e prevedibilità mortale, anche nella forma - è quello di lasciare fuori tutto il contesto, riducendolo a cartolina bidimensionale, per puntare in modo brutale e poco elegante sulle vessazioni di Chuck ai danni di Linda.
Sacrosanto, per carità, anche perchè tutto porta al racconto della pubblicazione (a fine anni '80) del libro Ordalia, dove la Lovelace scrisse tutto quello che le era accaduto. Solo che la pellicola glissa sul fatto che comunque dopo il divorzio dal marito, recitò in altre pellicole hard. Vabbè.
Tornando al film, quando degli ottimi sceneggiatori e registi avrebbero saputo dipingere violenze fisiche e psicologiche senza didascalismi e grossonalintà, il duo Epstein e Friedman calca invece la mano esclusivamente su questo, senza peraltro riuscire ad infondere mai ritmo alla pellicola e suscitare un reale senso di partecipazione nello spettatore.
Attenzione: non ho detto che non si prova pietà per Linda, che anzi attraverso il suo libro ha ricevuto una sorta di tradiva giustizia per quanto le è accaduto, ma che questo è trasposto sullo schermo in un modo talmente anonimo e pedestre (e assolutamente scevro da ogni provocazione, si conta giusto UN topless) da sembrare uscito da una produzione della RAI.
Il paragone con Boogie Nights, film che potrebbe essergli accostato, è semplicemente improponibile. Laddove si riusciva a descrivere la miseria umana e di un microcosmo (ma c'era al timone un fuoriclasse come P.T. Anderson, appunto) con stile brillante, in Lovelace regna la pesantezza e la costante sensazione di occasione mancata.
Quando ho scritto che si parla 'interamente' di Linda Lovelace è perchè tutto il resto, semplicemente, non esiste: costumi, ambienti, personaggi secondari sono buttati in mezzo solo per fare presenza, senza alcuna dimensione umana.
Nonostante il gustoso cast di contorno (Sharon Stone, Robert Patrick, James Franco, Hank Azaria, Juno Temple, Chris Noth), lo svolgimento è insipido e nessuno riesce a tirare fuori un'interpretazione memorabile, se non la 'diva' Amanda Seyfried - cosa abbastanza scontata - e (di riflesso) Peter Sarsgaard, il cui Cuck emerge come figura sfaccettata prima ancora che negativa, forse addirittura più compiuta della "del tutto innocente innocente" protagonista.
Non aiuta poi la causa del film la melensa e insignificante colonna sonora di Peter Trask.
L'occasione era preziosa e il risultato completamente fuori fuoco.

...e adesso? Beh, puoi leggere:
- Nymphomaniac, Lars Von Trier vittima di se stesso

- Il dramma del cinefilo ai tempi dello streaming
- Noah, un film biblico un po' (tanto) fantasy

giovedì 15 maggio 2014

Game of Thrones - S4E06 a fumetti :-)

Puntata abbastanza statica e poco interessante di Game of Thrones, se non fosse glorificata dall'attesissimo processo al nano (non buttatela in politica!). Si comincia con questioni economiche in quel di Braavos. In realtà, è più lo show di due mendicanti davanti al direttore di banca...

C'è poi il consiglio comunale di Approdo del Re, che è praticamente la solita accozzaglia di gente che ciancia su tutto quello che sappiamo già, ma facendo nel frattempo un po' di gossip senza pretese.  

La sorellina di Theon (ormai Reek a tutti gli effetti) tenta il salvataggio del fratello, ma si scontra con la dura resistenza senza maglietta di Ramsay e di un paio di mastini prestati dal signor Burns.

In chiusura, il processo farsa più atteso del secolo, dove le prove sono le chiacchiere di gente che vuole Tyrion morto. La gente ci prova gusto a fissargli un appuntamento col boia, ma lui se la cava egregiamente.

Di Daenerys non ne voglio parlare perchè.... perchè mi sono addormentato mentre la gente la implorava per 10 minuti... ah, si è visto un drago per più di 5 secondi, volava e sputava fuoco, poi tutto è diventato nero.
Alla prossima! Condividete e prosperate! Attendo i vostri commenti (anche su Twitter a @lucarinigiac)

E se vi piace...
Game of Thrones - S4E05 a fumetti


martedì 13 maggio 2014

ICONS: Hans Ruedi Giger

"Some people say my work is often depressing and pessimistic, with the emphasis on death, blood, overcrowding, strange beings and so on, but I don't really think it is
- H. R. Giger















lunedì 12 maggio 2014

Perchè la tv è meglio del cinema: Jack Ryan - L'iniziazione

"Ho capito, torno sull'Enterprise..."
Sei la Paramount e vuoi rilanciare un franchise di successo spy-action, tratto dai libri di un autore che vende milioni di copie come Tom Clancy (RIP). 
Jack Ryan l'abbiamo visto interpretato da Alec Baldwin, Harrison Ford, e anche da... Ben Affleck, e al botteghino è sempre andato bene.
Per star sicuri, allora, setti un budget di 60 milioni di dollari (bassino ma quanto basta per esser solido), recluti uno come Kenneth Branagh nei panni di regista e di cattivone, un giovane di belle speranza con i nuovi Star Trek alle spalle come protagonista e una vecchia gloria che fa sempre piacere vedere, Kevin Costner, nei panni del vecchio mentore.
Keira, almeno lei...
Ci butti dentro Keira Knightley che male non fa mai. 
Dipingi uno scenario che intreccia 11 settembre, cospirazioni finanziarie e nuovi attacchi terroristici.
E fai un sonoro flop.
Perchè? Semplice, Jack Ryan: l'iniziazione è quanto di più generico e senza mordente Hollywood abbia prodotto negli ultimi anni.
Sembra quasi un film indipendente a basso budget (elicotteri, panoramiche ed esplosioni a parte): personaggi che parlano spiegando qualsiasi cosa, senza carattere definito o dettagli memorabili, scene d'azione ben realizzate ma senza identità e originalità, canovaccio classico svolto senza guizzi.
"Capo, ho fatto un casino (COL film, non NEL film!)"
E poi, soprattutto, una miriade di soluzioni narrative che ti fanno alzare gli occhi al cielo gridando “Seeeeeh!!”.
Una su tutte: invitato a cena dal nemico, il prode Jack finge malamente d'essere ubriaco e lascia che la moglie (civile e sprovveduta) si faccia corteggiare da questo speculatore assassino per mettere in atto escamotage assolutamente privi di ogni garanzia di riuscita (rubare un portafogli, assentarsi per un quarto d'ora, entrare in un edificio supercontrollato senza che nessuno lo riconosca... e così via) per rubare dei segreti dal pc del cattivone. Roba da rimandare gli sceneggiatori a scuola di "cosa fare per mantenere un briciolo di decoro pur chiedendo la sospensione dell'incredulità".
Kevin: "Almeno stavolta non è colpa mia"
I tempi sono cambiati, il pubblico è cambiato. Adulti e ragazzini sono più smaliziati. Chi, al giorno d'oggi, paga un biglietto per vedere personaggi generici compiere azioni generiche e un po' ridicole per salvare l'America e il mondo?
Al giorno d'oggi, quando la tv e lo streaming offrono Breaking Bad, House of Cards, Game of Thrones, True Detective? O anche serie meno “blasonate” ma ben congegnate come The Blacklist, 24, The Shield, Sons of Anarchy?
Non scherziamo.

Questo flop segna un decisivo ed ennesimo scacco della tv al cinema “che conta”... Chris Pine, scommetto, avrebbe preferito una bella miniserie sul piccolo schermo che questo film nel suo curriculum.

domenica 11 maggio 2014

Perchè dovrei guardare la serie tv di Gomorra?

Gomorra – La serie è (finalmente) un prodotto italiano di qualità.
Niente di cui stupirsi, arriva dal team che ha portato in tv (su Sky, naturalmente) Romanzo Criminale, a sua volta l'unica fiction di qualità rilevante nel panorama desolato e desolante della televisione italiana (pubblica e privata, ma soprattutto pubblica).
Come non c'è da stupirsi che entrambi questi franchise siano parte della catena libro-cinema-tv, un trinomio vincente che sembra accadere una volta ogni tre-quattro anni (se va bene).
Perchè vederla?
Per rendersi conto, prima di tutto, che con le persone giuste e un po' di coraggio si può rivaleggiare con i prodotti internazionali. Scrittura asciutta e precisa, ritmo serrato, psicologie azzeccate, un pizzico di stereotipi per rendere la narrazione comprensibile e potabile per tutti, e il risultato è raggiunto.
Che poi si parli di criminalità, e si rendano inevitabili protagonisti personaggi dalla morale quantomeno ambigua, è un valore aggiunto. 
I soliti figuri italioti che si sono dimostrati pronti a scandalizzarsi per la 'spettacolarizzazione' della criminalità dovrebbero rivolgere i loro due grammi di cervello su due punti: 1. la fiction è fiction, persino quando parla di fatti reali; 2. la criminalità esiste, ed esiste indipendentemente dalla fiction che può ritrarla quando e come vuole. A Napoli come a Milano.
Solitamente reazioni del genere arrivano quando si toccano nervi scoperti o segreti (appunto) di Pulcinella.
Diversi anni fa un presidente del Consiglio italiano voleva impedire ad un film dal titolo Ladri di biciclette, di un certo Vittorio De Sica, di uscire dai confini nazionali perchè troppo deprimente e perchè le questioni della povertà e della crisi erano panni sporchi da lavare in casa.
Ladri di biciclette è uno dei capolavori del cinema italiano conosciuti nei quattro angoli del globo, l'uomo che ha detto quella stronzata è stato una delle tante figure molto potenti, poco edificanti e troppo discusse del nostro paese.
Gomorra – La serie è stata acquistata in circa 40 paesi del mondo e sarà la prima serie italiana trasmessa in Usa, grazie a Netflix.
Che poi la suscettibilità di quelli che vorrebbero chiudere gli occhi di fronte alle aberrazioni quotidiane che accadono sul nostro suolo abbia giocato a favore del battage pubblicitario, è innegabile. Così come i manifesti pro-Napoli e contro-Gomorra e le esternazioni del sindaco De Magistris. Sì, tipo quelle di Berlusconi quando si scagliò contro La Piovra, uno dei pochi altri “nostri” successi tv capaci di attrarre milioni di telespettatori. La fiction non lede l'immagine di un Paese, i personaggi pubblici e politici corrotti e schifosi, sì, però. Bisognerebbe tenerlo a mente.
I primi due episodi, che hanno bruciato i record d'ascolto della seconda serie di Romanzo Criminale, sono davvero ben scritti, girati e interpretati. Finalmente materiale di qualità capace di tenere testa a serie americane e inglesi: la storia di Ciro, del suo rapporto con il boss Pietro Savastano e suo figlio Gennaro (Genny!), la lotta del clan contro i suoi nemici, la caccia all'infame, gli scontri a fuoco, le vicissitudini quotidiane sono portate sullo schermo con una perizia rara in Italia. 
Seguendo un perfetto schema narrativo, vicende si snodano arricchendosi di dettagli immerse nello sfondo di un ambiente degradato, senza speranza e quasi alieno. Non si può che fare un plauso agli autori per la costruzione di queste prime puntate che, oltre ad intrattenere e incuriosire, gettano le basi per i prossimi 10 episodi in modo solido e con ampio respiro.
Ottima anche la scelta dei volti e del linguaggio quotidiano, forse edulcorato in alcune parti, ma comunque comprensibile senza la necessità di sottotitoli. Una scelta probabilmente obbligata, ma che non inficia la resa finale.
Unico punto a sfavore? Marco D'amore, l'interprete del protagonista Ciro Di Marzio, sembra il gemello bello di Roberto Saviano. Una strizzatina d'occhio superflua all'autore della matrice originale gomorriana?

Ma son dettagli (da ridere) ;-)

Puoi leggere anche:

giovedì 8 maggio 2014

Game of Thrones - S4E05 a fumetti :-)

Entriamo nel vivo! No, scusate. Sarà il prossimo episodio a vedere il processo di Tyrion al centro delle vicende. Questa è una puntata tra l'interlocutorio e il *Non vedremo MAI una battaglia come si deve!* grazie alla presa di coscienza della reginetta dei draghi (che ovviamente non si vedono nemmeno stavolta).
Comunque, al di là dei soporiferi scambi di gentilezza tra Margaery e Cersei, non c'è di che lamentarsi: partiamo dalla grande illuminazione che rimanda all'infinito la partita draghi-Lannister:


Riecco poi la mente diabolica di Ditocorto, che stavolta però si rivela succube della bellezza femminile (ah!)


Torna a fare la saccentona Arya, che si allena manco fosse un highlander e che poi viene regolarmente mazzolata dal suo fido Mastino.


Il buon padre di famiglia Tywin Lannister si rende conto d'essere in bolletta e agita spettri degni degli agitatori politici di casa nostra:


Infine, come la solito col teletrasporto, i corvi buoni guidati dal prode Jon Snow arrivano alla casetta di legno di Craster e scatenano l'inferno contro i corvi cattivi (più o meno)


E adesso tocca a voi! Vi è piaciuta la puntata? Vi ha deluso? Dite la vostra!
(potete anche stalkerarmi su Twitter rivolgendo offese a @lucarinigiac)

Leggi anche (se ti sembra il caso):

lunedì 5 maggio 2014

GennyCuloPelù, le notizie che si mangiano le altre notizie (ma quali?)

Bikini provocateur (ci arriviamo tra poco)
“Cosa mi sto perdendo?”
Ecco, la domanda che mi pongo quando inizio a vedere per troppo tempo le stesse notizie - o non-notizie, a seconda del caso - sui media è più o meno questa.
Quando il martellamento acchiappa-clic (o share, o copie) inizia a battere su quei 3-4 tasti ripetuti per giorni, tra fatti, opinioni, repliche e controrepliche, “ironia della rete” (meravigliosa espressione ormai cult che prelude a utilissime gallerie di screenshot e meme rubati ovunque), finisce che mi sorge il dubbio che dietro a questo wall of sound si nasconda qualche altra nota.
Non che spesso gli argomenti su cui marcia la gioiosa macchina della grande informazione non siano fonte di riflessioni particolari: tipo la schizofrenia democratica relativa all'attacco di Piero Pelù al premier Matteo Renzi, che ha scoperto i nervi un po' poco elastici della sinistra sul diritto di critica e di provocazione da parte degli artisti.
Pieroooooooh, dai reality alla dura realtà.
O, passando a roba ben più grave, quanto accaduto durante la partita di calcio Fiorentina-Napoli, dove gli scontri, i feriti di cui uno gravissimo e il gioco subordinato ai diktat ultrà sono passati immediatamente in secondo piano rispetto alla prepotenza mediatica (in linea col personaggio) dell'ormai iconico Genny 'a carogna – che con quel nickname potrebbe essere messo tra Il Mastino e la Montagna del Trono di spade – capace di ispirare fin da subito, oltre ad accese discussioni, anche migliaia di parodie e pagine fan sui social. Rileggo questa frase e un brivido mi percorre la schiena, ma tant'è.
Paola Bacchiddu castigatissima (su Twitter)
C'è poi la vicenda del culo della responsabile della comunicazione della Lista Tsipras, Paola Bacchiddu (giornalista, co-fondatrice di Linkiesta). La storia è questa: le campagne mediatiche della lista elettorale, nonostante impegno e inventiva, non fanno breccia e la stampa non se ne occupa. Sicchè, quasi per disperazione, la Paola caccia fuori dal cilindro un gesto ironico di protesta. Pubblica su Facebook una foto delle vacanze dove a risaltare è il suo onestamente ragguardevole fisico, fasciato da un bikini bianco, e scrive: “Uso qualunque mezzo, votate Tsipras”. Apriti cielo.
Tutti i media, boccaloni, ci cascano. Iniziamo la galleria degli orrori.
  • Provocazione”: vabbè, la posa della Bacchiddu non è delle più istituzionali, ma da quando un bikini è considerato provocatorio? Tra l'altro nello status che accompagna la foto non c'è neppure alcune accusa “provocatoria” (se vogliamo cercare anche un altro senso all'espressione) ma semplice ironia.
  • D'altra parte va registrato che questa trovata estemporanea, che ha avuto mediaticamente molto più successo di qualsiasi altra iniziativa studiata e meditata, suona quasi come un'abdicazione al ruolo di comunicatore. Dare alla gente quello che la gente vuole? Cercare la scorciatoia del facilona del “purchè se ne parli”? Sì, ma di cosa si parla: di Tsipras, dei suoi programmi, della sua lista? No. Si parla del culo di una che lavora per lui. Qualcuno andrà a cercarsi informazioni ulteriori sulla lista Tsipras? Non credo, magari qualcuno chiederà l'amicizia alla Bacchiddu su FB o si metterà a fare il lurker sul suo profilo a caccia di altre foto provocanti.
  • I media ci passano come i soliti boccaloni che si fotocopiano contenuti, senza neppure articolare troppo la questione, lasciando ai commentatori, sui loro blog ospiti delle varie testate, il compito di discettare sulle implicazioni di questa o quella reazione (anche lì, solita zuppa: bacchettoni vs. creativi con le varie sfumature).
Genny va come ciliegina sulla torta. Ciao.
Sipario, fino al prossimo fenomeno di costume, litigio o personaggio equivoco, ormai un appuntamento che si verifica con frequenza piuttosto allarmante.

Ah, per chi si ricordasse la domanda iniziale: forse, accecati e rintronati dalla virulenza del concerto di Genny & culi, ci stiamo perdendo per strada informazioni su come stia procedendo il dibattito sul lavoro, sui beneamati 80 euro per 11 milioni di italiani e le perplessità dell'Unione europea sulla ripresa economica del nostro Paese, con i dati dell'Istat per nulla confortanti anche in vista del prossimo anno... 

Leggi anche:

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