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mercoledì 5 marzo 2014

Le dieci peggiori argomentazioni a difesa di La Grande Bellezza

Quando ho scritto Il post definitivo su La Grande Bellezza, ovviamente stavo scherzando. Ma vedere ancora oggi così tanto accanimento nel dibattito online e offline (ma soprattutto online, va detto) da entrambe le fazioni, pro e contro il film di Paolo Sorrentino, impone un addendum. Sicuramente più leggero, sciocchino e incompleto, ma che trovo quasi impossibile da evitare. Di fronte alle critiche negative, quando non alle offese maleducate alla pellicola, i difensori (della prima e/o dell'ultima ora, quelli che si sono svegliati dopo l'Oscar e quelli che l'hanno vista in tv con tanto di pubblicità) hanno sfoderato considerazioni interessanti.

Insomma, ecco le dieci peggiori argomentazioni che ho visto in giro a sostegno de La Grande Bellezza.

Iniziamo dal classicissimo...

1 – Chi critica Sorrentino è un invidioso. E di cosa precisamente? Il 99% di chi parla di cinema non ha mai preso in mano una cinepresa (o una videocamera, o comunque realizzato un'opera cinematografica) o scritto una sceneggiatura e questo non è mica un delitto. Anche perchè la realizzazione tecnica è forse la cosa meno attaccabile del film. Il pubblico deve avere voce in capitolo e dire la sua su un'opera. Il cinema, anche d'autore, è un mezzo espressivo popolare e come tale può e deve essere giudicato. Di cervello e di pancia. Ed è sempre un valore aggiunto ascoltare e meditare.

2 – Il film “non è per tutti” (aka: de gustibus... aka: va capito [come i bambini speciali]). L'ho già espresso in precedenza, ma è da ribadire. E' una spiegazione troppo facile, che tende a liquidare la pluralità delle opinioni. Certo che, alla fine della visione, uno è libero di pensare che sia un tipo di cinema che fa più o meno per lui. Ma questa uscita pilatesca non serve a nulla, solo a non esporsi o chiudere sbrigativamente la pratica della discussione.

3 – Sbagliati i paragoni (al ribasso) con Fellini. Sbagliato mettere le opere di due autori sullo stesso piano, questo è certo. Ma quando uno dichiara apertamente un referente, si chiama i paragoni. Specialmente se tutta l'operazione si fonda su un (onesto, ruffiano, calcolato: quello che sia) recupero delle atmosfere che fecero grande e memorabile un periodo. E poi non limitiamoci a La Dolce Vita: prendiamo Roma, Satyricon, ...

4 – Fossimo stati in un altro Paese, sarebbe osannato a prescindere (implicito: noi italiani siamo stronzi e in particolare lo sono quelli che criticano negativamente). A parte che a me osannare senza costrutto pare inutile, è un'argomentazione che si basa sul nulla. Non mi risulta che all'estero pellicole vincitrici – o i loro autori - non abbiano ricevuto critiche o siano state incensate all'inverosimile. Ma come al solito i discorsi “vagamente patriottici” basati su affermazioni infondate son sempre dietro l'angolo.

5 – La vittoria di LGB è una vittoria del cinema tutto e la rivincita del cinema d'autore italiano. Ne riparliamo ai prossimi bilanci del box-office nazionale...

6 – Questa vittoria sarà d'ispirazione per i giovani a “fare cinema”. Con quali soldi e con quali mezzi? Ma soprattutto, con quale distribuzione? C'è poi la variabile di non poco conto che, se già qualcuno che imita Tarantino con materiale pulp gira schifezze, pensiamo ad un pallido imitatore delle sceneggiature e dello stile di Sorrentino... brr

7 – Ha vinto tanti premi, quindi non va criticato. Questa si commenta da sola (o forse no, ma tanto se uno la pensa così, spenderci parole è inutile).

8 – Fa bene all'immagine dell'Italia. Su questo non ci piove, un riconoscimento che faccia circolare il nome del nostro Paese all'estero è sempre una buona cosa, ma (accidentavvoi) non è che ne vada del buon nome del Paese se si ammette che magari l'opera in oggetto non è esente da difetti.

9 – Eh, ma tanti geni sono stati disprezzati nella loro epoca eppure le loro opere adesso sono considerate capolavori. Allora avergli dato l'Oscar e altri premi adesso certifica che sia un film sopravvalutato e di poco conto?

10 – Non capite un cazzo di cinema. Sempiterno, monolitico, universale invito al rispetto reciproco e lo sviluppo della cultura in Italia.

Conclusione: è chiaro che si ragiona sulla base di estreme semplificazioni e che ovviamente le argomentazioni negative sulla pellicola sono altrettanto labili quando non totalmente offensive per l'intelligenza. Mi riferisco a quei “fa schifo”, “è noioso, incomprensibile, orrendo”, “la grande (termine spregiativo a caso, di solito non molto elaborato)” eccetera. Quando però si difende un'opera, andrebbe difesa nel modo migliore: ovvero argomentando i motivi per la quale si ritiene meritevole, e renderli comprensibili e magari condivisibili alla controparte.

Ma si sa, ciò che è difficile e faticoso da spiegare viene spesso compensato dall'utilizzo del nostro meraviglioso turpiloquio nazionale...

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