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martedì 28 ottobre 2014

10 Cose da Websocialcosi: Come Pensare e Scrivere un BEL Post per il tuo Blog

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Hai due righe per fare colpo sul lettore. Due righe.

Cosa fai? Gli dici che ha due righe per fare colpo sul lettore in un post scritto per dirgli come fare colpo sul lettore con i suoi post.

Pensa ad un piccolo cagnolino bagnato e bisognoso di affetto che ti guarda con i suoi grandi occhioni in attesa di affetto e riparo: irresistibile e emozionante! Ecco, il tuo post deve esercitare lo stesso effetto con il lettore, con la promessa di tanto amore.

Sei ancora qui? Oppure sei andato a cercarti l'ennesimo articolo che si apre con un “Vuoi sapere come scrivere il post perfetto? Bene, adesso ti dico come fare per scrivere il post perfetto. Se vuoi scrivere il post perfetto, continua a leggere questo articolo scritto per spiegarti come si scrive il post perfetto...” (non ho bisogno di aggiungere altro, vero?)

Non c'è trucco e non c'è inganno: non ti darò la solita formuletta per poi dirti che devi essere autentico – ma davvero nessuno si rende conto delle contraddizioni? -, non ti fornirò neppure infografiche né tantomeno numeri che puoi trovare in altri posti.

Qui ti farò pensare un pochettino sul senso dei tuoi post.

Questa è l'unica promessa - che secondo l'opinione comune dovrebbe caratterizzare tutti i post – che ti faccio: se scrivi qualcosa sul tuo blog è perché vuoi offrire qualcosa a chi è appassionato e/o ha bisogno di qualcosa, guadagnandoci di ritorno “in visibilità” e riconoscimento.

Allora via! Anzi, stop. Prima di scrivere hai bisogno di una lunga fase di studio. Lo hai fatto? Hai meditato bene sui macro-argomenti, li hai divisi in singoli aspetti da affrontare e hai individuato già quali e quanti post realizzare?

Una volta dopo aver strutturato bene nella tua testa tutto questo, puoi iniziare a scrivere i tuoi post. Scrivere per il web è un esercizio utilissimo e può dare grandi soddisfazioni. Ti insegna ad essere preciso, chiaro, attento e personale. 
Continua a scrivere, segui chi ti piace e impara da loro. Adesso però, permettimi di darti una mano a ragionare su quelle cose che ti sentirai dire in ogni angolo dell'internet.

  1. Incipit folgorante. Chuck Norris e i suoi calci rotanti devono essere NIENTE in confronto all'attacco dei tuoi post. Solo che tu hai una tastiera, e la devi usare meglio del semplice sbatterla in faccia al prossimo. Puoi farcela: parti col botto, tipo con frase lapidaria, o domanda secca, o citazione saggia (attinente). Devi dare TUTTO nelle prime dieci parole. Pensaci. E ripensaci. Non fare il furbo, ripensaci ancora.
  2. La promessa. Va bene, devi far capire bene di che cosa parlerai e come lo farai, ma ricordati che hai già un titolo. Se io ho cliccato arrivando da te perché mi hai scritto Ecco come scrivere un bel post, non serve che me lo ripeti per tre righe. Dammi qualche motivo per cui il tuo articolo dovrebbe essere meglio degli altri, non stare lì a dirmi semplicemente che adesso mi dirai le regole per scrivere un bel post. Le ripetizioni e le ridondanze sono odiose. Lo stesso vale per – chessò – una recensione di modellismo. Dimmi perché la tua è meglio delle altre, o spara qualcosa che mi tenga incollato fino alla fine, ok?
  3. Le emozioni. Hai presente il cagnolino bagnato e bisognoso di affetto che dicevo in apertura? Ho giocato sporco, lo ammetto. Magari lo hai visualizzato, magari no: sei senza cuore, o ti piacciono i gatti. Però ha un'alta probabilità di funzionare. Funziona meglio, naturalmente, se riesci a scrivere in due righe qualcosa in cui l'utente si possa identificare. Esempio: Perché dovresti leggere? Perché nella vita di tutti i giorni ti sarà certamente capitato... (ma per carità, scrivi cose che DAVVERO hai visto e vissuto, altrimenti meglio tacere)
  4. Elenchi, immagini, clic-to-tweet e altre robine carine e spezza-testo. Certo, la varietà è utile, no? Ma va utilizzata con criterio. Un elenco è spesso il corpo del testo, quindi deve essere preciso, veloce, essenziale, chiaro. Le immagini sono belle e generano attenzione, ma non metterne 5 in un post di mezza pagina, eh. Secondo me, anche due spesso sono troppe. Parti sempre dal less is more, almeno per quanto riguarda il “carico visivo”: e pure con citazioni ed embed vacci piano: dal carino all'insopportabile il passo è brevissimo.
  5. Stile. Stile è una parola che mi piace. Anzi, l'adoro. Lo stile, per me, è tutto o quasi. Non voglio leggere articoli senza stile. La banalità è il Male. Puah. Persino un elenco di cose note e arcinote nelle giuste mani può diventare qualcosa di eccitante (ogni riferimento a questo post è puramente casuale). Non strafare, ma neppure scrivere da impiegato statale. Anzi, valuta bene le tue capacità: se dopo un anno ancora non hai uno stile preciso, se copi e incolli e rielabori, se ti escono fuori solo cose anonime, magari riconsidera la tua attività sul web. Ti eviterai un sacco di perdite di tempo e potrai dedicarti ad imparare ad andare in windsurf.
  6. La ricetta della nonna. Ah, quanto mi piace quando leggo cose tipo: ehi, vuoi fare un post che faccia colpo, baby? Allora ricorda: titolo-promessa-sottotitolo-testo-call to action-altro sottotitolo-call to action finale. Anche Bendetta Parodi tra poco scriverà un libro di ricette sul blogging. La struttura è importantissima, ma non pensare nemmeno per un minuto che utilizzare una formula sia il segreto del successo. Se sarai sempre uguale, non andrai da nessuna parte. Siamo un Paese di svogliati e abitudinari, ma questo non vuol dire che il tuo blog debba essere noioso. E soprattutto, il successo di un post dipende dal contenuto e non dalla forma (la quale, comunque, se non fa schifo aiuta).
  7. Il tono. Tutti ti diranno di rivolgerti al lettore direttamente. E su questo siamo d'accordo. Tutti ti diranno di essere serio ma non serioso, soprattutto se vuoi fare colpo a livello professionale. E siamo d'accordo anche su questo. Te lo dico anche io? , perché non c'è niente di peggio di qualcuno che scrive in modo generico e con tono generico. Dare del tu al lettore è un modo bellissimo di rompere il ghiaccio ed entrare in una virtuale confidenza, ma ricorda: è un approccio educato, non un dare di gomito continuamente cercando una complicità forzata. Non dare niente per scontato e scrivi sempre ricordando che ti stai rivolgendo ad uno sconosciuto.
  8. Semplicità, originalità e blablabla. Questo è un altro grande cavallo di battaglia di chi consiglia per professione: sii sintetico! Sai che ti dico? Puoi anche non esserlo. Semplice non vuol dire liofilizzato e/o schematico. Semplice significa chiaro e piacevole, comprensibile e divertente. Evita frasi troppo articolate, periodi lunghi, subordinate, e ok. Ripassa un po' di grammatica e di analisi logica. Una frase ben scritta si legge sempre bene e volentieri, anche se è un po' più lunga del dovuto. I concetti devono poi essere espressi in modo originale: nessuno ti chiede di essere il nuovo Baricco, sia chiaro, ma la stessa cosa, nella nostra meravigliosa lingua, può essere espressa in mille modi differenti e puoi trovare il tuo, senza replicare le “solite” frasi note e quindi uccidere l'interesse del povero utente arrivato lì per caso. Noterai che in questo elenco non ho previsto la voce “lunghezza”. Se sei interessante non esiste lunghezza, chi ti dice che devi stare entro un tot di parole (300, 400, 600) ti giudica già un povero blogger sub-umano.
  9. Inserisci i link. A chi piacciono, a chi meno, ma servono, eccome. Se hai delle fonti o delle pagine che sono utili da consultare per il lettore, le devi citare. Questo ti rende bello, bravo e forte (oltre che onesto e colto). Se poi riesci a connettere i tuoi articoli tra loro in modo fluido, tanto meglio. I link interni sono una manna dal cielo per la permanenza del lettore sul tuo blog. Ricorda: inserisci solo cose strettamente attinenti, non essere pretestuoso, altrimenti vanifichi tutto il lavoro.
  10. Leggi, rileggi, fai leggere e rileggere, studia. Niente è peggio dei refusi. Certo, nessuno è perfetto, per cui sbagliare ogni tanto ti rende umano. Però non scrivere strafalcioni, sciocchezze o cose inesatte potrebbe essere meglio, vero? Allora non avere fretta nel pubblicare, leggi tutto 3 o 4 volte, se hai qualcuno a portata di mano chiedi un controllo (è utilissimo: e, se si addormenta mentre lo fa, probabilmente devi ripensare il testo). Poi, tra un post e l'altro, studia, leggi, informati: ti aiuterà a scrivere meglio. Leggi sempre. Migliora costantemente.
Questo ci porta in modo diretto alla conclusione: vuoi scrivere contenuti utili e interessanti? Devi essere una persona utile e interessante, qualsiasi sia il tuo campo d'azione. Questo è fondamentale, non puoi fingere.

Ricorda, non potrai mai risultare diverso dal qualcuno che intimamente sei, neppure attraverso una scrittura assemblata con le migliori formule dei vari dottor Frankenstein del web.

Prima di tutto, quindi, devi lavorare su te stesso.

Se ti va, leggi anche:
- Come scrivere uno stamaledetto titolo del post che faccia colpo!

martedì 14 ottobre 2014

Ricominciamo.

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“Oh no, Giac, ma cosa fai? Ti pare il titolo adatto all'articolo di un blog? Ma non hai imparato niente in questi ultimi anni?”

“Silenzio, Sadie, ho preso la mia decisione!”

Ciao, lettore. Non credo di averti mai presentato Sadie, la mia sadica coscienza social custode (che ha la forma di una piccola Living Dead Doll con le ali, non chiedermi perché).


Oggi Sadie – mentre mi svolazza attorno alla testa - è oltremodo allarmata perchè, dopo un po' che non scrivo, ho pensato di rivoluzionare l'approccio al blog.

Eccola che mi urla nell'orecchio: “Ma non esiste! Devi mantenere lo standard e fare quello che dicono tutti: pianificare il contenuto e corredarlo di un titolo che sia una piccola promessa al potenziale lettore, una domanda, presentare un tutorial, mettere un numero all'inizio e fare un elenco nel testo, aiutare a...”

“Ma vuoi stare zitta? Usciamo dalle regole, una volta tanto, ok? Ne ho già scritti parecchi. Scrivo di quello che riesco a mettere in pratica, non voglio ripetermi o peggio inventarmi roba copiando a caso. Non ci tengo a cercare di fare il social-web-guru 24/7, ok? Ci sono decine di persone e professionisti bravissimi che lo sanno fare benissimo e hanno ritmi, abitudini, tecniche efficaci e ineguagliabili”.

Sadie alza gli occhi al cielo mentre ripenso agli ultimi giorni della mia vita.

Due settimane! Due settimane di assenza da queste pagine, per le quali ti chiedo scusa, e mi scuso con il resto dei miei quattro lettori. E senza falsa modestia manzoniana: siete pochi, ma ci siete e siete costanti, lo dicono i numeri.

Due settimane in cui ho lavorato come un matto a QUESTA testata giornalistica online che finalmente ha visto la luce ed è ancora in pieno sviluppo, ho trovato persone fantastiche ed entusiaste che si sono unite al progetto. Poi beh, in attesa che quel sito faccia il suo dovere, ho anche – come sempre - lavorato per campare. Impegni, soddisfazioni, esperienze, conoscenze, strette di mano...

In poche parole, sono felice
“NO! - Sadie sta gridando isterica – Ma cosa dici? È il peccato peggiore sul web! Mai dire che sei felice e realizzato, ti odieranno tutti, nessuno vorrà leggerti! Scrivi che sei impegnato, ok... stressato, ancor meglio, che sei bravo a gestire i tuoi lavori con un calendario editoriale ma comunque passi la giornata davanti al pc, dì quanto è duro svegliarsi la mattina e trovare idee per scrivere cose per i tuoi clienti... ma non che sei FELICE, scemo!”

Un sorso di caffé. Diamine, sono felice e devo sentirmi in colpa? Ho trovato un equilibrio, riesco a gestire quasi tutto e pianificarmi la vita, sui social vado benino... e questo, va detto, dopo mesi e mesi di studio ragionato e sintesi durissima dei tanti insegnamenti che sul web dispensano - oh mamma, come li posso definire tutti in una sola parola? - bravi professionisti. Ad ogni parola ho messo un link, sì, è il mio modo per ringraziarli (dimentico di certo qualcuno - e non hanno certo bisogno del mio inutile linkaggio, ma era doveroso).

Cosa ho imparato in questi mesi? Al netto della necessaria e inevitabile auto-referenzialità di ogni esperto che, se ben gestita, genera un seguito spontaneo e salutare di persone... che sia il futuro, che sia una moda, che sia un abbaglio collettivo (che premia pochi, comunque) non importa: il web-social-qualcosa - marketing, writing, managing etc - è un impegno grande, un lavoro serio, una disciplina importante e nuova, ma che non sfugge a regole vecchie.

Del tipo: vuoi lavorare sul web? Spaccati la schiena. Studia. Fai pratica. Sbaglia. C'è tanta fuffa? Sì. Ci sono tanti venditori di fumo? Altrettanto. Ci sono quelli che si spacciano per il messia camuffando insegnamenti per pubblicità? Mi pare ovvio.

Invidie? Rancori? Miserie? Patetismo? A piene mani.

Esattamente come nella vita reale (che poi, anche basta con questa dicotomia: il web non è anche lui vita reale? Per caso ci passiamo ore virtuali o sono ore reali di vita reale?)

Capiamoci: se il Messia tornasse sulla Terra per aiutarti davvero a diventare un blogger migliore FOR FREE, lo metterebbero in croce (virtuale) tempo zero. 

Una cosa può comunque consolarti, caro lettore, ed è la stessa che consola me: sul web non si possono fermare le belle cose. Quelle fatte veramente con sincerità, con una bella attitudine e una reale utilità. A volte frutto della sola passione disinteressata.

Magari non saremo tu o io a trovare la formula del successo, ma qualcuno, ogni tanto, riuscirà a farlo, e sarà bello vedere l'evoluzione del percorso.

Dunque. Non vivere il web con l'ansia di dover dimostrare qualcosa o di raggiungere in modo facile determinati obiettivi, perché è il modo peggiore.
Vuoi farne la tua vita? Non dimenticare il resto. Lavora, e lavora sodo.

E poi, quando anche tu sarai sommerso dagli impegni, avrai esaurito la vena creativa, attraverserai un periodo di stress e rischierai il burnout, non troverai il tuo posto su questa terra (virtuale), tutti ti sembreranno falsi e opportunisti, sarai pieno di dubbi e domande... beh, staccati un po' dalla routine web-social. Fai un passo indietro. Prendi tempo, pensa, rifletti, sintetizza (con carta e penna) e poi:

RICOMINCIAMO.

Con buona pace di Sadie (che è ancora qui che mi guarda con occhi severissimi).
Alla prossima :-)

mercoledì 24 settembre 2014

Come emergere sul web? Esci dalla nicchia (e dai soliti schemi)

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Essere ultra-settoriali, nel campo dei blogging, poteva andar bene fino a qualche anno fa, ma adesso, se si vuole veramente emergere e competere, si deve uscire dalla nicchia e, per dirla in gergo giornalistico, diventare più “generalisti”. Rimanere nel proprio ambito, ok, ma sconfinare in tutti quelli simili e attinenti è un modo intelligente per attirare pubblico nuovo e non annoiare quello esistente.

Il tuo settore di competenza è probabilmente già saturo di figure che hanno scritto tutto il possibile su tips&tricks e filosofie di fondo della tua specializzazione (o passione).
Quindi... sei costretto ad andare nel panico
No, sfida tutti e porta l'asticella più in alto trovando altri modi, unici ed efficaci, per dire quello che vuoi, magari “uscendo dal seminato” e trovando nuove vie di contaminazione mentre lo fai. Non temere di essere originale.

Fino a qualche tempo fa, “limitarsi” a scavare nella propria nicchia poteva essere ok, ma oggi la stragrande maggioranza del pubblico online, aumentato esponenzialmente di anno in anno, si interessa e si sente in grado di poter giudicare tutto quello che viene scritto, sia nella forma che nel contenuto. Senza contare che in giro c'è una grande “fame” di contenuti.

Per questo, basandomi su diverse esperienze, penso che le cose migliori siano:
  • Non affrontare il web con la mentalità “esserci tanto per esserci”. L'ho già scritto un paio di volte, e ripeterlo non fa male: il rischio è quello di perdersi nell'ansia di far parte del flusso costante di contenuti (status, tweet, link, post...) e perdere completamente di vista l'obiettivo: produrre qualcosa di qualità, utile, interessante per il lettore-utente. Si pensa a produrre presenza a raffica senza riflettere e senza dare origine a qualcosa che rimanga.
  • Sapere che tu puoi essere il futuro della tua nicchia. Puoi esserlo nella misura in cui innovi e ti rinnovi. Sì, lo so che è difficile trovare qualcosa di originale da dire (e spesso anche dire in modo originale qualcosa che è già stato detto), ma se non ci provi, che senso ha? Vuoi essere “uno dei tanti” e aggiungerti al rumore di fondo? Non credo. Pensa due minuti in più sul tuo contenuto e cerca di distinguerti.
  • Piacere rendendoti piacevole. Comportati con l'utente come se fosse un amico con il quale ti senti a tuo agio. Trattalo con educazione e con rispetto cercando di divertirlo mentre racconti qualcosa. Non salire mai su nessun piedistallo. Boria & noia sono nemici mortali del web.
  • Non puntare subito ad obiettivi irraggiungibili. Guardati attorno e cerca di vedere chi è al tuo livello. Cerca di distinguerti da questa massa di competitor. Non basta essere bravi o veloci a scrivere, devi sapere come scrivere, cosa inserire per catturare l'attenzione e per creare engagement, saper leggere gli analytics, promuovere i tuoi post su almeno tre diversi social, interagire e ascoltare. Devi (e puoi) imparare a fare questo e molto altro. Prendi tempo e usa la pazienza. Solo così potrai battere la concorrenza ed emergere.
  • Tener presente sempre che la qualità vince. Un contenuto utile e interessante avrà una vita molto più lunga e soddisfacente di un post usa e getta/copiato. Affianca la qualità ad una attività di blogging costante (fissati appuntamenti e scadenze!) e vedrai che, con un pizzico di social media strategy, raggiungerai risultati soddisfacenti.

Se ti va di leggere ancora qualcosa...
- Esaurimento da social, cosa NON fare d'impulso!
- Hai scritto un bel post? Promuovilo come un reporter d'assalto!

venerdì 12 settembre 2014

I social media... secondo Hitchcock

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Secondo me Alfred Hitchcock, grande regista e maestro del brivido, sarebbe stato anche uno splendido user dei social media. La sua intelligenza e il suo umorismo sarebbero stati utilissimi per sottolineare alcuni aspetti della vita online. Da cinefilo accanito, prendo avvio da tre citazioni del suo repertorio (dedicate al cinema ma applicabili al web) per analizzare alcuni aspetti social.

“Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate”

I social sono un po' così, no? Vediamo – e mostriamo – solo le parti interessanti e i contenuti che ci sembrano adatti. Un vero e proprio “montaggio” del film della nostra vita-azienda-attività-etc.

Peccato che per avere successo, nella vita vera e quindi anche nelle strategie di social marketing, ci sia dietro un grandissimo – e spesso noioso – lavoro da fare. Pianificazione, realizzazione, scrittura, programmazione...

Ma questo può essere esteso a qualsiasi lavoro, sia ben chiaro. Scordati di fare lo sbirro all'americana senza dover compilare migliaia di scartoffie. Non potrai essere i miglior sportivo della categoria se non ti distruggi per ore e giorni e mesi di allenamenti. Non esiste l'idea geniale che ti farà diventare milionario perché sei bello e bravo: dovrai sputare sangue per farla accettare e renderla di successo.

Non ci sono scorciatoie. Non ci sono jump-cut. Non ci sono montaggi antologici. C'è la tua vita, e ci sei tu: in mezzo, un sacco di fatica.


"C'è qualcosa di più importante della logica: l'immaginazione"

Ok, ti sei fatto una cultura su social media marketing, sullo storytelling, sul blogwriting, hai letto ogni singolo post presente sul web e tutte le pubblicazioni sul come brandizzarti, su come trovare clienti tra le PMI, i 10 modi per fare breccia su facebook-twitter-pinterest-tumblr-googleplus.

Sei una dannata macchina da guerra, il Robocop del web, il Terminator delle relazioni online, siano b2c che b2c. Bravo.

Adesso dimentica tutto quello che hai imparato e segui il cuore. Lascia da parte un attimo il cervello. Devi capire cosa ti può rendere unico e speciale, cosa può renderti diverso da tutti gli altri là fuori. Che hanno letto, studiato e messo in pratica le tue stesse cose. Anzi, di più.

Pensa fuori dagli schemi e segui ciò che senti. Poi attacca il cervello e la logica.

"Il cinema non è un pezzo di vita... è un pezzo di torta"

Indovina un po'? I social non sono la vita vera! Sono belli, a volte sono pure buoni, non parliamo poi della loro utilità.

Ma non cadere mai nell'errore di considerarli come vita reale o di prenderli per oro colato. O peggio, farne il centro della tua vita.

Utilizzare i social media è un po' come utilizzare uno strumento o guidare l'auto: non vorrai mica mangiare, dormire e incontrare persone dentro un'auto, vero? (Ok, magari in auto si può fare altro, ma questo non è quel tipo di blog!)

Morale della favola: se la vita non è un film, la vita non è neppure internet.

Sembra una banalità sconcertante, eppure fa sempre bene ricordarselo: staccarsi dal pc o dal tablet e fare una bella overdose di vita, incontrare persone, socializzare online è la cosa migliore di tutte, il punto cardinale delle tue attività.

E stasera, tutti a farsi una maratona di film del vecchio Hitch!

Se ti va di leggere ancora qualcosa...

lunedì 8 settembre 2014

Lavori nel marketing? Ucciditi (ma anche no!)

A proposito, se qualcuno qui lavora nella pubblicità o nel marketing... uccidetevi!”.

Bill Hicks è stato uno dei comici più brillanti, caustici e paradossali del ventesimo secolo. Rivedendo qualche sera fa la registrazione di uno dei suoi migliori spettacoli, mi ha colpito la veemenza con la quale si scagliava contro il mondo dell'advertising: era il 1993 (poco prima della sua morte per malattia).

Bill se la prendeva soprattutto con il modo di fare pubblicità bolso, aggressivo e sessualizzato degli anni '80 e dei primi anni '90, in un contesto storico dove i rampanti 'yuppies' e i giovani imprenditori avrebbero venduto anche le loro mamme per fare affari guadagnare montagne di soldi.

Internet, per inciso, era un neonato e ben lungi dal suo pieno sviluppo, tantomeno si poteva pensare alla rivoluzione dell'online marketing o del social media marketing.

Anche se i tempi sono radicalmente cambiati, Bill dice cose – condivise dal pubblico – che hanno una valenza universale: i pubblicitari-marketingari, definiti “la progenie di Satana” sono capaci di vendere qualsiasi cosa a chiunque, fregandosene di tutto il resto e soprattutto, guardando il mondo con occhi che stampano il simbolo della moneta corrente su qualsiasi oggetto o persona, riempiendo “di spazzatura” il mondo circostante.



Non è forse l'idea ancora radicata nella testa di tantissima gente? Lavori nel marketing? Oh, sei un tizio senza scrupoli e tendenzialmente bugiardo di cui è meglio non fidarsi. O farlo con molta cautela. (Un po' come i giornalisti, e parlo da giornalista, lo so bene...)

I media sono cambiati, la pubblicità lo ha fatto poco: prima c'erano spot tv invadenti, cartelloni aggressivi, offerte telefoniche, eccetera. Su internet? Banner invadenti, pop-up aggressivi e fastidiosi, subdole tecniche di clic-baiting, eccetera.

Eppure, di certo lo sai, queste sono ormai strategie perdenti.

Il web ci ha resi liberi anche da questo modo di fare di pubblicità, ci sono voluti tempo e un po' di fatica, ma finalmente sembra che il modello “televisivo” sia superato e che l'utente si sia stufato.

Ci vuole coinvolgimento, ci vogliono autenticità e sincerità nei messaggi, serve il dialogo tra produttore e consumatore, è necessario un nuovo modo di presentare e raccontare la propria storia invece di fotografare un prodotto e stamparci sopra un prezzo. Storytelling, branding, social strategy, ma soprattutto educazione e correttezza verso il “tuo” consumatore.

La domanda è: cosa avrebbe pensato di Bill Hicks di questi nuovi fenomeni? Come avrebbe scherzato (dicendo quindi la verità) sul modo di fare marketing dei giorni nostri, sul web? Ma soprattutto: quando ti guardi allo specchio, tu giovane, rampante professionista del social media marketing, vedi un piccolo aiutante di Satana?

Se vuoi fare marketing in questo nuovo, strano mondo (per dirla alla Star Trek), non devi ucciderti. Devi uccidere il piccolo aiutante di Satana che c'è in te, togliere il simbolo della moneta da ogni elemento del mondo e vivere la tua professione con onestà, trasparenza e voglia di raccontare.


Se ti va di leggere ancora qualcosa...
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giovedì 17 luglio 2014

Il web, il progresso e i cadaveri della middle-class

Jaron Lanier
Il web è democrazia, libertà, rivoluzione?
Questo è certo, come è certo che la costruzione del futuro, anche via web, passa attraverso alcuni cadaveri molto reali.


Andiamo con ordine: dopo aver parlato (grazie allo spunto di un bel docufilm) di come l'impoverimento della classe media ci abbia portato al deprimente stato di cose in cui viviamo, mi sono imbattuto in un gran bell'articolo a firma Riccardo Staglianò dove a prendere la parola è niente meno che uno dei guru e dei profeti del web e della realtà virtuale, quel poliedrico Jaron Lanier che spazia dalla musica alla programmazione alla profezia di ciò che sarà come niente fosse.

E' un bel pezzo di giornalismo, e merita di essere letto da cima a fondo. Alcuni concetti espressi da Lanier sono di una semplicità e di una concretezza disarmante:
«Ci piace la musica gratis, ma poi gridiamo allo scandalo per l’orchestrale nostro amico che non ha più fondi. Ci eccitiamo per i prezzi online stracciati, e poi piangiamo per l’ennesima serranda abbassata. Ci piacciono anche le notizie a costo zero, e poi rimpiangiamo i bei tempi in cui i giornali erano in salute. Siamo felicissimi dei nostri (apparenti) buoni affari, ma alla fine ci renderemo conto che stiamo dilapidando il nostro valore»



Lavoratori (del/sul) web
Niente di più vero. Riflessioni forse ridondanti per chi è abituato ad analizzare la realtà e vedere i cambiamenti in atto, ma alla stragrande maggioranza delle persone questa consapevolezza ancora manca. Soprattutto perché il mercato (ma quale, ormai?) spinge in una direzione strana, e i consumatori - se ancora possiamo chiamarli tali - si sono adagiati su un sistema dove tutto o quasi si può trovare gratis e a prezzi stracciati, uccidendo in un passaggio traumatico quel poco di classe media e piccola imprenditoria rimasta.

La rivoluzione digitale, sia benedetta e/o maledetta, sta lasciando da anni e con sempre maggiore frequenza una scia di morti nel suo galoppo, e per ogni Kindle chiudono due librerie, lo sappiamo. Per ogni brano scaricato musicisti non affermati annegano nell'indigenza. E così via.


Over(social)flow
Non solo offline: anche sulla rete chi sta in mezzo muore, chi non impegna le sue giornate ad essere "qualcuno" è tagliato fuori dal giro che conta e dal mercato che si sta sviluppando. I mezzi sono diversi ma la logica è la stessa, declinata ad un individualismo-egocentrismo (personal branding o corporate marketing che sia) dove le regole sono più subdole ma la sostanza è la stessa: emergere, vincere sulla concorrenza, fare affari.


Driveless car
Ma non è che un singolo aspetto nel mare della vita reale e del quotidiano. Pensiamo a lavori del settore "servizi" come quelli del traduttore, con Skype che annuncia la traduzioni in tempo reale della conversazioni. Del tassista, con le driveless car alle porte. Del commercialista, minacciato da sistemi automatici sempre più precisi che calcolano perfettamente cifre e importi.

Lascio la chiosa ancora a Lanier:
«Per quanto faccia male dirlo, potremo anche sopravvivere distruggendo solo la classe media composta da musicisti, giornalisti e fotografi. Ciò che non è sostenibile è la distruzione di quella che lavora nei trasporti, nella manifattura, nel settore energetico, nell’educazione e nella sanità, oltre che nel terziario. E una tale distruzione accadrà, a meno che le idee dominanti sull’economia dell’informazione non facciano dei passi avanti»

Se ti va, puoi leggere anche:
- La classe media? E' stata uccisa...
- Anche il giornalismo si delocalizza. In Albania.
- Carenza di onestà (ed eccesso di informazione)

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