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lunedì 8 settembre 2014

Lavori nel marketing? Ucciditi (ma anche no!)

A proposito, se qualcuno qui lavora nella pubblicità o nel marketing... uccidetevi!”.

Bill Hicks è stato uno dei comici più brillanti, caustici e paradossali del ventesimo secolo. Rivedendo qualche sera fa la registrazione di uno dei suoi migliori spettacoli, mi ha colpito la veemenza con la quale si scagliava contro il mondo dell'advertising: era il 1993 (poco prima della sua morte per malattia).

Bill se la prendeva soprattutto con il modo di fare pubblicità bolso, aggressivo e sessualizzato degli anni '80 e dei primi anni '90, in un contesto storico dove i rampanti 'yuppies' e i giovani imprenditori avrebbero venduto anche le loro mamme per fare affari guadagnare montagne di soldi.

Internet, per inciso, era un neonato e ben lungi dal suo pieno sviluppo, tantomeno si poteva pensare alla rivoluzione dell'online marketing o del social media marketing.

Anche se i tempi sono radicalmente cambiati, Bill dice cose – condivise dal pubblico – che hanno una valenza universale: i pubblicitari-marketingari, definiti “la progenie di Satana” sono capaci di vendere qualsiasi cosa a chiunque, fregandosene di tutto il resto e soprattutto, guardando il mondo con occhi che stampano il simbolo della moneta corrente su qualsiasi oggetto o persona, riempiendo “di spazzatura” il mondo circostante.



Non è forse l'idea ancora radicata nella testa di tantissima gente? Lavori nel marketing? Oh, sei un tizio senza scrupoli e tendenzialmente bugiardo di cui è meglio non fidarsi. O farlo con molta cautela. (Un po' come i giornalisti, e parlo da giornalista, lo so bene...)

I media sono cambiati, la pubblicità lo ha fatto poco: prima c'erano spot tv invadenti, cartelloni aggressivi, offerte telefoniche, eccetera. Su internet? Banner invadenti, pop-up aggressivi e fastidiosi, subdole tecniche di clic-baiting, eccetera.

Eppure, di certo lo sai, queste sono ormai strategie perdenti.

Il web ci ha resi liberi anche da questo modo di fare di pubblicità, ci sono voluti tempo e un po' di fatica, ma finalmente sembra che il modello “televisivo” sia superato e che l'utente si sia stufato.

Ci vuole coinvolgimento, ci vogliono autenticità e sincerità nei messaggi, serve il dialogo tra produttore e consumatore, è necessario un nuovo modo di presentare e raccontare la propria storia invece di fotografare un prodotto e stamparci sopra un prezzo. Storytelling, branding, social strategy, ma soprattutto educazione e correttezza verso il “tuo” consumatore.

La domanda è: cosa avrebbe pensato di Bill Hicks di questi nuovi fenomeni? Come avrebbe scherzato (dicendo quindi la verità) sul modo di fare marketing dei giorni nostri, sul web? Ma soprattutto: quando ti guardi allo specchio, tu giovane, rampante professionista del social media marketing, vedi un piccolo aiutante di Satana?

Se vuoi fare marketing in questo nuovo, strano mondo (per dirla alla Star Trek), non devi ucciderti. Devi uccidere il piccolo aiutante di Satana che c'è in te, togliere il simbolo della moneta da ogni elemento del mondo e vivere la tua professione con onestà, trasparenza e voglia di raccontare.


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