Ne
avevo parlato qui dopo l'episodio pilota.
Adesso,
poco dopo la fine della (breve) prima stagione, decreto ufficialmente
che Silicon Valley è uno dei migliori prodotti tv di questo anno, e
che è una visione quasi obbligatoria.
Il
quasi è ovviamente legato all'interesse per la satira social(e)
sulla tecnologia, i suoi guru e sul mondo dei programmatori più o
meno nerd e sfigati.
Condizione
che può essere agevolmente aggirata se si considera l'approccio
assolutamente satirico e scanzonato dell'autore della serie, quel
Mike Judge che ci ha regalato Beavis & Butthead, Office Space e
Idiocracy.
Il
che significa umorismo intelligente ma anche spesso e volentieri
sopra le righe quando non addirittura pesante, però stemperato da
una vena goliardica a cui si perdona tutto e da una scrittura leggera
e sapiente.
Senza
mai essere noioso, eccessivamente tecnico o didascalico, Silicon
Valley è un prodotto tv che è riuscito a bilanciare perfettamente
la parte “drama” con quella “comedy”. Anzi, portando la
comedy della quotidianità dei protagonisti nel drama della
costruzione di un'impresa e della lotta contro il Golia rappresentato
dalla potente società multimediale avversaria.
Richard,
Erlich, Dinesh, Gilfoyle e Jared sono personaggi vivi che acquistano
tridimensionalità attraverso dialoghi spontanei e credibili.
Nonostante l'esagerata stranezza dei comportamenti e le vicende
spesso ridicolo, ci si affeziona subito a questo branco di nerd e
alla creatura di Richard, Pied Piper (pifferaio magico) che da app
musicale si trasforma in sistema di compressione rivoluzionario e in
una società sgangherata che deve dimostrare le palle.
A
volte la trama principale viene deviata in quadretti inessenziali ma
esilaranti, mentre continua ad andare avanti il lavoro principale su
Pied Piper; vignette condotte su binari completamente separati (vedi
l'episodio sulla fidanzata e la routine satanista di Gilfoyle, da una
parte, e il nativo digitale hacker contro Richard dall'altra) ma mai
e poi mai qualcosa risulta fuori contesto.
Insomma,
Silicon Valley è un gioiellino che riesce a raccontare la classica
parabola degli sfigati che riescono a raggiungere il successo
nonostante tutto, e anche nonostante loro stessi (tra egoismi,
cazzeggio compulsivo, inesperienza e inettitudini) con uno stile da
subito peculiare, leggero e gustoso.
Naturalmente,
il successo è un punto d'arrivo ma anche e soprattutto un inizio:
l'inizio di un'impresa (in tutti i sensi) potenzialmente milionaria,
ma anche densa di trappole, pericoli e pochi scrupoli. The Social
Network docet.
E
qui scatterà la seconda serie, già confermata.
Una prima stagione di otto
episodi talmente solidi che, se passiamo sopra l'ovvia necessità di
dare un filo conduttore a ciascuno, costituiscono un lungo film da
vedersi tutto d'un fiato, con un umorismo e un ritmo in crescendo e
alcuni tocchi di genialità, soprattutto per quanto riguarda le
figure dei leader tecnologici e la retorica delle app create “per
rendere il mondo un posto migliore” e altre frasi fatte e
stereotipi del genere.
Recuperate
Silicon Valley, non ve ne pentirete.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.