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martedì 1 aprile 2014

Serie tv e finali "un po' così" pt.2: I SOPRANO

Il 10 giugno del 2007, per molti, sarà sembrato un primo aprile: parlo dei quasi 12 milioni di americani che erano sintonizzati sulla HBO per gustarsi l'attesissimo (a dir poco) episodio finale della serie tv più grandiosa e osannata degli anni Duemila, The Sopranos. Da noi I Soprano, trasmessa in modo punitivo con molta calma da Mediaset.
Continuando a parlare dei finali controversi della storia delle serie tv, non posso non riservare un posto d'onore a quello che è “il finale” per eccellenza.
Un episodio destinato a segnare la cultura popolare e monopolizzare le discussioni su siti, forum, bar e cene tra gli amici degli anni a venire.
Quello del finale dei Soprano è anche e soprattutto un grande atto d'amore per la propria opera e un gesto rivoluzionario del creatore, sceneggiatore e regista David Chase nei confronti di un pubblico che, in gran parte, non desiderava altro, dopo 6 stagioni, che una conclusione tragica e sanguinosa oppure (desiderio sciocco) un'impossibile prosecuzione di una storia ormai arrivata al termine del boss Tony Soprano e della sua famiglia.
Don't stop believin'
Chase, in modo intelligente, nega ogni bassa soddisfazione delle aspettative: rende evidente (sebbene non lo abbia mai ammesso in modo chiaro, per ovvia strategia) che Tony subisca un ultimo, fatale attentato alla vita, ma al tempo stesso, dopo aver creato molteplici segnali sul piano concreto e simbolico, ci nega la vista dell'avvenimento.
Grazie a dettagliatissime e quasi maniacali analisi degli ultimi 5 minuti dell'episodio (anzi, voglio fare il maniaco anche io: 4 minuti e 51 secondi), pare proprio che non ci sia altra lettura: Tony Soprano schiatta, sparato da un sicario che lo becca alle spalle uscendo dal bagno del locale dove è andato a cena con la sua famiglia.
La famiglia, ultimo atto.
In estrema sintesi, la grammatica del montaggio non lascia spazio ad ambiguità: Tony entra nel locale, il diner Holsten's e si siede tranquillo. Arriva sua moglie Carmela, poi arriva il figlio A.J. (emblematica la sua entrata: contemporanea e quasi secondaria rispetto a quello che sarà l'esecutore dell'attentato, il quale vedremo poi in altre inquadrature), e mentre i tre chiacchierano tranquilli e decidono cosa ordinare, attendono l'ultima componente, Meadow. Tony alza lo sguardo ogni volta che qualcuno entra (ingresso segnalato da un campanello) e noi vediamo il suo primo piano e poi il controcampo della porta. Cosa che non avviene all'ultima, attesa entrata: quella di Meadow, che assisterà dunque alla scena dell'uccisione del padre. C'è il primo piano di Tony e poi il nulla. Dieci secondi di schermo nero che hanno fatto la storia della tv recente e che rimarranno per sempre. La più sorprendente rappresentazione della fine della vita – il niente, con lo sparo che produce i suoi effetti ancora prima di essere udito.
Il sicario dalla faccia triste.
Siamo dalle parti del grande cinema, ma più in generale di una grande opera narrativa, e raramente in televisione si è vista una sequenza orchestrata con tanta cura e puntigliosità millimetrica.
Certo, non si vede l'atto dell'uccisione in sé, per cui le obiezioni sono possibili, ma difficilmente ci sono altre letture plausibili. Non avrebbe avuto senso dare sfogo agli istinti punitivi di un massacro, dopo tutta la violenza a cui abbiamo assistito.
E, Chase lo sa bene, non sarebbe stato comunque giusto nei confronti del suo protagonista: come Butch & Sundance, eternamente giovani in quel fotogramma finale del film, Tony Soprano rimane scolpito nell'estremo frame prima di svanire, senza subire lo scempio dell'esibizione della proprio annientamento fisico. E' così che se ne vanno le icone, no?
David Chase, la mente dietro ai Soprano.
Tutto torna nell'orchestrazione di Chase: dagli elementi più evidenti, tipo Tony che in un dialogo precedente definisce la morte “dissolvenza in nero”, a quelli simbolici, vedi la scelta di mostrare Meadow che non riesce a parcheggiare l'auto per due volte (come gli attentati precedenti, falliti, contro suo padre) e poi ce la fa (questo attentato va a segno).
Poi ci sono le cose folli da ultranerd, come gran parte degli avventori del locale che sono personaggi-comparse di altri episodi e avrebbero motivi per volere Tony morto, o i titoli delle canzoni che vediamo nel juke-box che potrebbero suggerire che sia un sogno... ma sono strizzatine d'occhio per confondere le acque.

Riservato.
The Sopranos, con il suo finale, ha saputo vincere la sfida di chiudere in maniera coraggiosa e originale, senza paura di risultare frustrante per gran parte del pubblico. Un capitolo conclusivo che ancora oggi fa discutere, arrabbiare, scrollare le spalle o esaltare, ma che di certo non sarà mai dimenticato. Un modo geniale per calare il sipario su quella che senza ombra di dubbio è una delle serie tv più profonde e importanti mai realizzate.

Curiosità romantica: il diner Holsten's esiste davvero e quando di recente è morto l'attore James Gandolfini, ha posto il cartello "riservato" nel posto dove Tony Soprano era seduto nell'ultima sequenza del telefilm. Well done.


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