Olesya
Zhukovskaya ha 21 anni, fa il paramedico e si trova in mezzo agli
scontri in corso a Kiev.
Improvvisamente,
viene colpita da un proiettile al collo.
La foto che
ritrae Olesya colpita e sanguinante, con una mano al collo e l’altra
al cellulare…
Mi sono
fermato mentre stavo componendo la frase e la lascio così com’è.
Qualcuno, in
quella foto, sta portando via la ragazza per soccorrerla. Gli
stessi soccorsi che le salveranno la vita, come le
stessa ha poi comunicato. In mezzo a proiettile e foto, il cellulare. Stretto in mano da Olesya e utilizzato per comunicare la propria morte incombente.
La tragedia
e la spettacolarizzazione (o informazione, chiamatela come volete,
anche qui si potrebbe dibattere ore) del dramma. Subito diventa
simbolo.
Una ragazza,
ferita, consapevole di essere probabilmente a pochi minuti dalla
fine, comunica la propria morte al mondo tramite Twitter.
Come
possiamo trascurare un fatto di questa portata? Come possiamo
lasciarlo scorrere via nel flusso del resto delle notizie del giorno
senza valutarlo come punto di arrivo, di non-ritorno o di partenza di
una nuova forma di probabile e inquietante in-sensibilità da
condivisione?
Il tweet di
Olesya viene non soltanto ri-twittato migliaia di volte, ma anche
inserito nei preferiti di molti utenti.
Quando sento
gran parte della gente scherzare sulla pornografia e/o sulla passione
di alcuni per i film che mettono in scena splatter, snuff movies e
torture varie, non posso fare a meno di pensare ad episodi come
questi. Non posso evitare di chiedermi come si possa anche solo
pensare che la fiction
possa rivaleggiare con qualcosa di reale – con la pornografia del
reale, di cui la morte è uno zenit
- che inconsapevolmente passa, senza filtro, attraverso la nostra
umanità, la trafigge riempiendola di crepe, e, ad ogni episodio
simile, la riduce di parecchie unità, abbassando la nostra soglia
della percezione del moralmente accettabile, dell’eticamente
recepibile.
Senza rendercene conto.
La morte
indiretta della nostra sensibilità.
Questa
storia, come detto, ha fortunatamente un “lieto fine” perché Olesya (o chi
per lei) ha twittato da poco, dal suo stesso account, di essere viva.
Le auguro con tutto il cuore di non dover mai più avere occasioni
per raccontarci la sua morte.
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