Rachel McAdams e Noomi
Rapace si baciano, si sfidano, si odiano, si amano, forse si
ammazzano, e poi, forse ma dico forse, vivono due volte. Morboso?
Barocco? Hitchcockiano? E chi altri se non Brian De Palma poteva
realizzare questa pellicola, figlia diretta dei suoi capolavori del
passato?
Su Wikipedia dicono del budget 30
milioni di dollari, ma chi ci crede? Girato in digitale in meno di
due mesi, co-produzione con soldi francesi, tedeschi e spagnoli,
girato a Berlino, dubito che si arrivi anche solo a meno della metà,
anche per ciò che si vede sullo schermo. Il product placement
(Apple, anyone?) è talmente esibito da essere una strizzata
d'occhio: il Maestro non è più gradito in quel di Hollywood, e si
arrabatta come può vendendo il suo nome per girare come vuole e rimanere se stesso. Non
che sia un male, in questo senso. La recitazione elementare quando
non imbarazzante del cast svela tutta la natura dell'operazione:
quello di De Palma è il classico thriller che passa sopra alla forma,
più interessato alla sostanza e all' “eleganza del gesto”, per
così dire. La fotografia da fiction televisiva poi non aiuta, anche
se la prima parte, marcatamente anonima quando non addirittura
sciatta, viene riscattata da una seconda dove il regista si
sbizzarrisce a creare un'atmosfera malsana con inquadrature sghembe,
ombre espressioniste e pare del suo repertorio visivo. Lo spartiacque
è la sequenza in split-screen (e cosa se no?) dell'omicidio, che da
lì in poi darà il via ad un meccanismo di doppi e tripli salti mortali. Ovviamente esagerati,
ovviamente non credibili, ovviamente... De Palma. A cui interessa
solo creare l'atmosfera morbosa e dare allo spettatore quei sottili
messaggi che piacciono a cinefili e psichiatri. E qui ce ne sono.
Il che può essere un
bene come un male. Perchè se questo è un De Palma al cento per
cento, è anche un De Palma che rifà il suo cinema, che ricalca
quanto detto in passato e lo eleva all'ennesima potenza, che fa
sfoggio di tecnica narrativa e di grammatica filmica, depistaggi,
doppie e triple letture degli elementi. Sicchè, può risultare tanto
genuino ed esaltante quanto stucchevole e vecchio.
Per gli amanti del cinema
come tecnica espressiva, Passion è come una visita al museo: De
Palma c'è tutto, è ancora vivo, è sempre se stesso. Che poi sia
fuori dal tempo può essere, ovviamente, preso sia con amore che con
una scrollata di spalle.
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