C'era una volta il film d'attori, quello che
vai a vederlo per una o più grandi interpretazioni. La
pellicola che, ancora più che negli altri casi, vive e deve il suo
successo grazie alle prestazioni della materia pulsante che
sta di fronte alla macchina da presa. C'è poi il grande filone dei
film cinematografici tratti da opere teatrali, il tipo di pellicola
che nelle recensioni, prima o poi, vedi sempre quella frase tipo: “la
staticità dell'azione/il senso di claustrofobia viene aggirato
(oppure no) dal regista grazie a blablabla...” nel migliore dei casi, oppure il
classico “troppo lento, troppi dialoghi, grandi attori, sì, ma che
pizza”.
Quindi pensate un po': Osage County ricade in pieno
in entrambe le categorie, con almeno due interpretazioni-monstre di attrici che appartengono a due generazioni differenti (Meryl Streep e Julia Roberts) e la
derivazione teatrale dal dramma premio Pulitzer di Tracy Letts.
Tracy Letts! Quello di Killer Joe! Vai, allora c'è
speranza di originalità, cattiveria e divertimento. Il premio
Pulitzer! Cavolo, mica lo danno a caso: sarà di certo una bella
boccata d'ossigeno nel classico schema del massacro di famiglia in
interni con gli altarini dei parenti-serpenti che si scoprono.
Osage County - ogni volta che lo scrivo quasi digito
Orange, teatro del nefasto O.C. - Oklahoma, luogo di desolazione a
perdita d'occhio e caldo bestia (non per nulla il titolo originale
antepone un preciso August) è in effetti teatro del progressivo
massacro di famiglia in interni con gli altarini dei parenti-serpenti
che si scoprono. E basta. Certo, è scritto benissimo. Ma il
meccanismo è vecchio come il cucco e sappiamo già in partenza che
per OGNUNO dei personaggi in scena c'è il background
drammatico/metaforico, il segreto imbarazzante, il tormento
nascosto/palese, il ruolo di contrappunto cinico e così via.
Per carità, con un cast della qualità leggermente
inferiore a quello presente (ci sono tra gli altri, Ewan McGregor,
Juliette Lewis, Chris Cooper, Benedict Cumberbatch) poteva uscirne un
pastrocchio sopra le righe e basta. Così invece abbiamo un vibrante
show di caratteri dove a farla da padrone sono le due donne dal
carattere forte e opposto, l'una vecchia e legata al proprio doloroso
passato che fa ricadere sulle figlie, l'altra vittima di un recente
fallimento esistenziale e con i nervi a fior di pelle. Streep e
Roberts si guardano torve, si abbaiano contro, si scannano a scena
aperta e non fanno mai pace fino in fondo. Tutto rimane irrisolto,
con qualche squarcio di umanità in questo triste panorama umano più
quotidiano di quanto si creda: anche se con la retorica del candore
del minus habens, qui l'angelico e goffo Cumberbatch, l'unico che fa
provare vero amore a qualcun altro, vedi il comprensivo padre Cooper
e la repressa Nicholson.
Alla fine il troppo stroppia, e si ha la precisa
sensazione che si sia voluto dire troppo, troppo in fretta, a volume
troppo alto e con un effetto troppo sorprendente. Macchinoso e
prevedibile in alcuni casi, d'impatto e coinvolgente in altri, Osage
County rimane sostanzialmente l'opera che piacerà alla vostra mamma
e alla vostra zia: “Come sono brave la Meril e la Giulia”, e tutti a
letto felici e contenti pensando che la nostra famiglia, forse, non è
la peggiore al mondo.
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