Che cos'è l'equo compenso? In poche parole, una tassa che si paga ogni volta che compriamo dispositivi come smartphone, tablet, pc e memorie usb. Perché paghiamo? Perché su questi prodotti possiamo "copiare" file in teoria protetti dal diritto d’autore.
Morale della favola, dobbiamo pagare di più degli oggetti per un uso che nemmeno potremmo mai fare.
Adesso, con un tweet, il ministro Dario Franceschini se la prende con Apple dicendo che questa si rivale gli utenti aumentando il prezzo dei suoi prodotti in Italia rispetto ad altre nazioni europee (nello specifico per l'iPhone 5S 16Gb). Peccato che sia stato lui stesso, con la firma del decreto che ha rivisto le tariffe dell’equo compenso per copia privata, ad aver permesso questa mossa che suona come una rivalsa.
Vediamo cosa dice il testo: 4 euro sugli smartphone e sui tablet con 16 Gb di memoria, 0.36 euro sulle memorie USB con 4 Gb di capacità, 0.20 euro sui dvd.
Chi ci guadagna? La SIAE, con i conti perennemente in rosso. La Società che tutela gli autori e gli editori, da sempre investita da polemiche dei suoi stessi associati e dalle logiche interne molto opinabili, tenterà (con il beneplacito delle istituzioni) di guadagnare più soldi possibili attraverso il provvedimento.
Nella prova di forza tra produttori di prodotti elettronici e la SIAE, nel nostro Paese non poteva che vincere quest'ultima. Il Governo la tutela, poi lancia un (debole) monito verbale dicendo che a pagare devono essere i produttori e non i consumatori, e con la coscienza a posto si siede a guardare.
A guardare come i costi, naturalmente, vengono scaricati su chi vuole comprare.
C'è almeno un risvolto positivo in questo bel provvedimento (lo chiamiamo salva-SIAE? Sì, dai)? Forse avrà una ricaduta sulle abitudini degli italiani, anche quelle dei più "arretrati". Andremo tutti a comprare i prodotti online, sugli store digitali degli altri Paesi europei.
Applausi (registrazione non coperta da diritti d'autore).
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mercoledì 23 luglio 2014
mercoledì 9 luglio 2014
I Pirati di Silicon Valley, quindici anni dopo
Prima
di Facebook, cioè, si è parlato di come sono nate le macchine sulle
quali lo utilizziamo.
O
meglio, delle due persone che hanno reso possibile la rivoluzione che
ha portato un pc in ogni casa e sistemi operativi intuitivi (e poi
laptop, netbook, smartphone, tablet...): Steve Jobs e Bill Gates.
Jobs,
passato a miglior vita, è di certo un personaggio più
narrativamente attraente. Genio sregolato, ex-hippie e fruttariano,
grande oratore e carismatico, umorale e maleducato. Gates, da sempre
più schivo e riservato, ha comunque una personalità non
trascurabile (e un caratterino niente male).
I
Pirati di Silicon Valley è un film-tv del giornalista e regista
Martyn Burke datato 1999 che, con tutti i limiti da film-tv, affronta
di petto senza timori una storia molto recente e controversa. La
storia della “conquista” del mondo dei personal computer da parte
di due giovani rampanti, tra gli anni '70 e gli '80 del Novecento.
Un
film strutturato molto bene, anche se non girato benissimo, sia per
ritmo che per scelte narrative. Tra dissolvenze invadenti e spunti
ottimi lasciati cadere nel vuoto, c'è però un coraggio quasi
incosciente nel tratteggiare un anti-ritratto di due delle icone
degli ultimi quarant'anni e numi tutelari del “pc su ogni
scrivania”, Steve Jobs e Bill Gates.
Con
le dovute licenze da romanzo e gli ovvi limiti della semplificazione,
c'è però una buona resa della personalità complessa e scorbutica
di Jobs, ossessionato dall'idea di essere l'artista che dipinge il
futuro dei computer, e l'antipatico pragmatismo di Gates.
Due
giovani molto simili in molte cose: il talento, informatico (Gates) e
visionario (Jobs), l'assenza di scrupoli, la volontà di abbattere il
sistema dominato da giganti preistorici che non guarda in faccia
niente e nessuno, tanto meno l'etica e l'onestà. Alle capacità
personali si sommano infatti la bugia, l'arrivismo e il furto delle
idee altrui.
Il
film, tratto dal libro "Fire in the Valley" di Paul Freiberger e Michael Swaine, è spesso rozzo e schematico ma
efficace: restituisce la figura di due personaggi speculari, opposti
e complementari. Sommando fatti documentati a leggende metropolitane
(non, però, così distanti dalla realtà) ricostruisce in modo
efficace un periodo cruciale della nostra storia moderna.
Nessuno
esce bene da questa pellicola. Jobs e Gates hanno sì rivoluzionato
per sempre la nostra vita, il mondo della tecnologia, del marketing e
dell'impresa, ma sono anche persone che hanno piegato il mondo e le
persone ai propri scopi, rubando idee e tentando di distruggersi a
vicenda. Niente di cui scandalizzarsi, sia chiaro: la base del
progresso è spazzare via chi non “vede” il futuro e l'utilità
degli strumenti che ha sotto il naso (e magari inventato). Vince chi
sa cambiare, osare, prendere dei rischi, anche a spese altrui.
Aneddoti
spettacolari e veri: il dirigente della HP che dice a Steve Wozniak,
socio di Jobs (rifiutando il progetto del Mac-1): “Ma cosa se ne
fa la gente di un pc a casa?” e la storica riunione di Gates con il
colosso IBM, dove costruì la sua fortuna vendendo un sistema
operativo che ancora non aveva (il DOS, acquistato dalla sua
Microsoft a due spicci da un altro produttore) e mantenendone la
proprietà, concedendolo in licenza.
Persino
la IBM pensava che i soldi arrivassero solo dai pc, e non dal
software... un po' come quando Lucas gettò le basi del suo impero
andando oltre il cinema e assicurandosi i proventi del marchandising
alla faccia della 20th Century Fox.
Certo,
ai Pirati della Silicon Valley adesso servirebbe un sequel su cosa è
successo (ed è successo moltissimo!) dopo il 1999. Anche se in
realtà il film si ferma dopo il 1985, e riassume il resto in 3
didascalie negli ultimi 30 secondi...
Due
parole sugli interpreti: Noah Wyle è un ottimo Steve Jobs, lodato
persino dal papà di Apple che pure odiò il film. Jobs chiamò
addirittura Wyle a introdurre, vestito come lui, la conferenza del
MacWorld 1999.
Anthony Michael Hall è un odioso Bill Gates, ingobbito e introverso, anche
lui molto bravo. Due prove di attori che sostengono e danno un valore
maggiore a questa opera.
Puoi leggere anche:
- Halt and catch fire, la serie tv sullo sviluppo dei pc negli anni '80
- La prima stagione di House of Cards
- Il social marketing applicato al Mondiale
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