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lunedì 3 febbraio 2014

OSAGE COUNTY: Le gare di bravura, nel loro piccolo, fanno incazzare.

C'era una volta il film d'attori, quello che vai a vederlo per una o più grandi interpretazioni. La pellicola che, ancora più che negli altri casi, vive e deve il suo successo grazie alle prestazioni della materia pulsante che sta di fronte alla macchina da presa. C'è poi il grande filone dei film cinematografici tratti da opere teatrali, il tipo di pellicola che nelle recensioni, prima o poi, vedi sempre quella frase tipo: “la staticità dell'azione/il senso di claustrofobia viene aggirato (oppure no) dal regista grazie a blablabla...” nel migliore dei casi, oppure il classico “troppo lento, troppi dialoghi, grandi attori, sì, ma che pizza”.
Quindi pensate un po': Osage County ricade in pieno in entrambe le categorie, con almeno due interpretazioni-monstre di attrici che appartengono a due generazioni differenti (Meryl Streep e Julia Roberts) e la derivazione teatrale dal dramma premio Pulitzer di Tracy Letts.

Tracy Letts! Quello di Killer Joe! Vai, allora c'è speranza di originalità, cattiveria e divertimento. Il premio Pulitzer! Cavolo, mica lo danno a caso: sarà di certo una bella boccata d'ossigeno nel classico schema del massacro di famiglia in interni con gli altarini dei parenti-serpenti che si scoprono.
Osage County - ogni volta che lo scrivo quasi digito Orange, teatro del nefasto O.C. - Oklahoma, luogo di desolazione a perdita d'occhio e caldo bestia (non per nulla il titolo originale antepone un preciso August) è in effetti teatro del progressivo massacro di famiglia in interni con gli altarini dei parenti-serpenti che si scoprono. E basta. Certo, è scritto benissimo. Ma il meccanismo è vecchio come il cucco e sappiamo già in partenza che per OGNUNO dei personaggi in scena c'è il background drammatico/metaforico, il segreto imbarazzante, il tormento nascosto/palese, il ruolo di contrappunto cinico e così via.

Per carità, con un cast della qualità leggermente inferiore a quello presente (ci sono tra gli altri, Ewan McGregor, Juliette Lewis, Chris Cooper, Benedict Cumberbatch) poteva uscirne un pastrocchio sopra le righe e basta. Così invece abbiamo un vibrante show di caratteri dove a farla da padrone sono le due donne dal carattere forte e opposto, l'una vecchia e legata al proprio doloroso passato che fa ricadere sulle figlie, l'altra vittima di un recente fallimento esistenziale e con i nervi a fior di pelle. Streep e Roberts si guardano torve, si abbaiano contro, si scannano a scena aperta e non fanno mai pace fino in fondo. Tutto rimane irrisolto, con qualche squarcio di umanità in questo triste panorama umano più quotidiano di quanto si creda: anche se con la retorica del candore del minus habens, qui l'angelico e goffo Cumberbatch, l'unico che fa provare vero amore a qualcun altro, vedi il comprensivo padre Cooper e la repressa Nicholson.

Alla fine il troppo stroppia, e si ha la precisa sensazione che si sia voluto dire troppo, troppo in fretta, a volume troppo alto e con un effetto troppo sorprendente. Macchinoso e prevedibile in alcuni casi, d'impatto e coinvolgente in altri, Osage County rimane sostanzialmente l'opera che piacerà alla vostra mamma e alla vostra zia: “Come sono brave la Meril e la Giulia”, e tutti a letto felici e contenti pensando che la nostra famiglia, forse, non è la peggiore al mondo.

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